Il prezzo del Bitcoin non riesce a riportasi sopra i 30 mila dollari. Stretto tra il crollo del Nasdaq (ieri una nuova batosta per l’indice tech Usa) e il disastro Terra/Luna, Bitcoin, da giorni, si fa rivedere sempre più di rado sopra i 30mila dollari tanto che, anche questa mattina, le quotazioni della criptovaluta sono più vicine ai 29 mila dollari.
Nelle ultime settimane, una dopo l’altra, tutte le aspettative sul BTC sono crollate. Anni per costruire l’immagine di una criptovaluta che poteva fungere da porto sicuro nelle fasi di alta incertezza economica, e pochi mesi per tornare alla dura realtà.
Per un sito come il nostro che ha sempre puntato ad essere sul pezzo in materia di criptovalute, è impossibile non ricordare le analisi dei vari crypto-guru secondo le quali il Bitcoin poteva essere un argine in caso di aumento dell’inflazione. Ebbene i prezzi al consumo non solo sono aumentati ma sono addirittura volati e il valore del Bitcoin ha reagito andando a picco!
Parallelamente anche la prova di essere un bene rifugio (oro digitale era l’espressione che più andava in voga fino a fine 2021) è clamorosamente fallita. Con lo scoppio della guerra in Ucraina e la conseguente tensione geopolitica (in continuo aumento), Bitcoin ha retto per poche settimane prima di essere travolto al pari di tanti altri asset.
Una situazione negativa che potrebbe addirittura peggiore ulteriormente se dovessero essere confermate le notizie che arrivano dagli Usa in merito alla volontà dell’amministrazione Biden di introdurre regole molto più stringenti su tutto il sistema delle criptovalute.
Chi è solito investire in criptovalute ricorderà sicuramente quanto avvenuto in passato in circostanze simili. In linea di tendenza, ogni qualvolta si è parlato di regolamentazione stretta sulle criptovalute, gli asset digitali hanno registrato perdite più o meno pesanti. Se consideriamo che, attualmente, il sentiment sul settore è decisamente negativo, si può ipotizzare quale portata possa avere una eventuale adozione di regole strette sul settore criptovalute da parte degli Usa.
Bitcoin e criptovalute nel mirino di Biden?
Il rapporto tra le amministrazioni americane e le varie criptovalute non è mai stato idilliaco e, probabilmente, non poteva essere diversamente alla luce del peso della Federal Reserve in Usa. Adesso, però, si potrebbe davvero essere arrivati alla resa dei conti finale perchè, stando ad alcune indiscrezioni di stampa, l’esecutivo Usa vorrebbe spingere il Congresso a regolamentare una volta per tutto e in modo chiaro, l’attività degli exchange di criptovalute. Obiettivo di Biden sembra essere quello di eliminare ogni confusione e ogni dubbio interpretativo in materia. Il provvedimento cardine a cui la Casa Bianca punta è l’obbligo per le piattaforme exchange di separare gli strumenti degli utenti dagli strumenti che invece sono detenuti per conto proprio.
A fornire all’esecutivo Usa l’assist per un intervento così muscoloso che, se adottato, non potrà non cambiare per sempre le regole del gioco, è stato proprio uno degli exchange più importanti: Coinbase.
Durante il recente crollo delle criptovalute (quello innescato dal disastro di Terra/Luna), la piattaforma quotata aveva diramato un preoccupante comunicato in cui si affermava che “gli asset cripto detenuti per conto degli utenti potrebbero essere soggetti alle procedure concorsuali e quegli utenti potrebbero essere considerati creditori generali non garantiti“. Un ammonimento che aveva gettato nel panico gli investitori suscitando anche l’apprensione da parte dell’l’amministrazione Biden visto e considerato che la separazione dei fondi propri da quelli dei clienti è una pratica comune già adottata dalle piattaforme di scambio dei futures ed è quindi incomprensibile la posizione degli exchange-crypto.
Un commento molto duro alla “rilevazione” di Coinbase era arrivato direttamente dal numero uno della SEC americana. Gary Gensler aveva infatti rivolto un vero e proprio appello agli aspiranti investitori in criptovalute invitandoli a ricordare che di non essere davvero i proprietari dei token detenuti nel momento in cui avviene l’apertura di un portafoglio digitale. E quindi se la piattaforma dovesse cadere, i clienti non sarebbero altro che una controparte la cui unica possibilità di recuperare qualcosina passerebbe dai tribunali fallimentari.
A parte tutti questi alert, cosa potrebbe accadere a questo punto? Restando con i piedi per terra, è difficile immaginare l’introduzione di una stretta sugli exchange-crypto nel corso dell’anno corrente. Il Congresso, già diviso, non può permettersi di delineare un provvedimento confuso e frutto di ricatti e veti incrociati. Serve chiarezza e per quella non ci sono le condizioni ideali. Forse qualcosa in più si potrà vedere dopo le elezioni midterm di novembre (sempre se esse dovessero essere favorevoli a Biden).
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