Conviene investire sul petrolio o sul bitcoin per sfruttare le conseguenze della guerra in Ucraina? La risposta potrebbe sembrare scontata visto che le quotazioni del petrolio, con l’inizio dell’offensiva russa prima e poi con l’introduzione di pesanti sanzioni contro Mosca, è praticamente schizzato su livelli che non si vedevano ad anni mentre le quotazioni Bitcoin sono rimaste molto lontane dai massimi storici che erano stati raggiunti a novembre.
La realtà, però, è molto più complessa perchè petrolio e Bitcoin sono asset molto diversi tra loro. Il greggio registra una crescita monstre in scia alla possibile introduzione di sanzioni da parte di Usa e UE contro il petrolio russo (Mosca è uno dei maggiori produttori mondiali di petrolio) mentre Bitcoin, pur senza una linea di continuità, ha tratto beneficio dal suo ruolo (abbozzato) di scudo contro l’inflazione.
Ad ogni modo è comunque possibile investire sia sul prezzo del petrolio che su quello del Bitcoin da un’unica piattaforma e senza necessità di creare doppio account. Per farlo basta scegliere uno strumento derivato come i CFD e un broker che offre il conto demo gratuito come eToro (qui il sito ufficiale).
Chiarito questo punto abbiamo adesso tutti gli elementi per valutare chi sta vincendo tra prezzo petrolio e prezzo Bitcoin.
Prezzo petrolio VS prezzo bitcoin: analisi di performance
Con lo scoppio della guerra in Ucraina, il prezzo del petrolio è salito fino a 130 dollari al barile. Il trend di crescita si è consolidato soprattutto nelle ultime sedute in scia alle indiscrezioni sulla possibile introduzione di sanzioni al petrolio russo.
Nella prima settimana di guerra, era si crollato il muro dei 100 dollari al barile ma la dinamica dei prezzi era apparsa più sotto controllo. Il rally del prezzo del petrolio a seguito della crisi geopolitica era scontato. E’ stata invece una sorpresa la forte visibilità di cui ha goduto il Bitcoin. La regina delle criptovalute ha registrato un balzo fino a 44 mila dollari per poi ritracciare. Una delle ragioni della crescita della quotazione BTC è stata la forte domanda di convesione da parte di ucraini e russi.
In tempi di guerra, Bitcoin diventa quindi un asset per salvare i risparmi in valuta ma diventa anche un bene rifugio (sicuramente non al pari dell’oro comunque). Molto significativo il fatto che in Russia, Bitcoin è stato addirittura richieso a 64mila dollari l’unità. Non è necessaria la sfera di cristallo per comprendere che ciò sia stato un effetto delle sanzioni contro Mosca. In particolare è stata l’esclusione di alcune banche russe dal sistema dei pagamenti SWIFT ad aver spinto molti russi a puntare sul BTC.
A livello valutario, lo Yuan e il Bitcoin sono state le due sole monete al mondo a crescere e a rafforzarsi con la guerra in Ucraina.
Secondo alcuni analisti, comunque, dietro alla tenuta del BTC nel corso di questa tremenda crisi geopolitica ci sono anche altri fattori a partire dalla rottura del nefasto rapporto tra BCE e l’azionariato. Se fino a poche settimane fa, infatti, Bitcoin segnava un ribasso parallelo a quello del mercato azionario, oggi le borse crollano e il prezzo del BTC sale. Questo è un segnale importante per diversificare la propria strategia operativa. Tra l’altro oltre che su BTC e petrolio, con il broker eToro è possibile investire sempre dalla stessa piattaforma anche su tantissimi CFD indici.
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