Il cerchio sembra davvero essersi chiuso. Alla fine della scorsa settimana, infatti, la Banca Centrale Cinese ha fatto letteralmente tremare il mondo delle criptovalute affermando, a chiare lettere, che i crypto-asset non sono legali. Una presa di posizione durissima che non deve però stupire. Da mesi, infatti, le autorità cinesi hanno avviato una vera a propria crociata contro il Bitcoin e le altre altoin.

La prima avvisaglia della resa dei conti si era avuta con l’adozione di una serie di norme volte a scoraggiare il mining di Bitcoin sul territorio della Repubblica.

Già in quella circostanza, il prezzo del Bitcoin era andato a picco con gli investitori consapevoli che quello sarebbe stato solo il primo passo del “no” cinese alle criptovalute. Stessa reazione si è avuta nei giorni scorsi dopo l’annuncio della nuova stetta che, secondo alcuni esperti, potrebbe essere quella decisiva. 

In pratica la People’s Bank of China, la banca nazionale cinese, ha vietato a tutte le istituzioni finanziarie, società di pagamento e imprese internet, di effettuare trading di criptovalute. In quest’ottica, l’autorità ha anche annunciato un costante monitoraggio in tutto il settore anche in relazione ad azioni legate alle blockchain. In parole povere, quindi, non solo è stato introdotto un divieto sull’attività di trading ma al tempo stesso è stato anche annunciato l’avvio di una campagna di controlli e quindi di repressione. 

La risposta dei mercati al divieto cinese

La notizia dello stop cinese alle criptovalute ha avuto ampio impatto nel mondo finanziario e le conseguenze non si sono fatte attendere. Nel giorno dell’annuncio della PobC, il Bitcoin, la regina delle criptovalute, ha perso il 2,76 per cento, scendendo così a quota 42,580 dollari. Ancora peggio si è piazzata la seconda criptovaluta per importanza, Ethereum, che con un calo del 6,49 per cento, è arriva a 2.888 dollari mettendo la parola fine a una serie di rialzi che avevano caratterizzato le ultime sessioni.

Come spesso capita, l’andamento negativo di Bitcoin ha influenzato quello delle altre altcoin. Ad essere bersagliate dalle vendite sono state soprattutto XRP (-7 per cento nel giorno dell’annuncio cinese) e Cardano (-3,7 per cento). 

Dopo la forte correzione, gli investitori hanno quindi provato a razionalizzare meglio quanto avvenuto e, prova di questo cambio di approccio, è il fatto che il valore del Bitcoin oggi si sia portato poco sotto i 44 mila dollari come si può vedere dal grafico in alto. Il rialzo ha premiato quei traders che avevano deciso di comprare Bitcoin a prezzo più bassi. 

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Cina vieta criptovalute: cosa implica il divieto della PboC

Già all’inizio del 2021 la Cina aveva espresso la sua posizione di contrarietà nei confronti delle criptovalute. Come abbiamo anticipato in precedenza, la banca centrale cinese non aveva neppure nascosto le sue intenzioni annunciando un inasprimento del regolamento sul mining che aveva scatenato un imponente sell-off sulle valute digitali. Secondo la banca centrale le criptovalute non sono valute legali e non possono circolare sul mercato.

Ad annunciare la nuova stretta è stato il vicedirettore del Financial Consumer Rights Protection Bureau, Yin Youpin che ha ricordato che i cripto-asset non hanno un valore reale, aggiungendo che i cittadini interessati devono adottare un approccio cauto.

Dalle parole ai fatti con la People’s Bank of China che si è detta pronta bloccare i siti nonché le app legate all’investimento in valute digitali. 

Nel comunicato diffuso dalla banca centrale cinese si può leggere che le valute virtuali come Bitcoin, Ether e Tether hanno la loro caratteristica principale nell’essere emesse da autorità non monetarie attraverso l’utlizzo di tecnologie di crittografia e account distribuiti. Per questo motivo tali valute non possono essere utilizzate sul mercato. 

Le opinioni degli esperti

Le monete digitali hanno abituato gli investitori a oscillazioni continue sul mercato che vengono sfruttate per fare trading (qui il sito ufficiale eToro). La mossa della Banca Centrale Cinese conferma che questo andamento altalenante si ripropone anche a livello politico.

Dopo le apertura di alcuni Paesi a un riconoscimento ufficiale di Bitcoin (El Salvador ha recentemente attribuito corso legale a BTC) adesso è lo Stato più popoloso del mondo a scendere in campo con un atteggiamento diametralmente opposto a quello dei paesi che hanno aperto al settore: nessun valore lagale alle criptovalute che anzi sono del tutto illegali a causa delle loro caratteristiche. 

Questo abisso nell’approccio al settore, conferma che il futuro delle valute digitali sia molto difficile da prevedere, date notizie così diverse. Come messo in evidenza da Joseph Edwards di Enigma Securities: “I mercati delle cripto stanno vivendo una situazione fragile e questo tipo di ribassi è emblematico“. Secondo l’analista ci sarebbe anche un “certo grado di panico nell’aria” che influenza i valori. 

Meno pessimista Craig Erlam, analista senior per Regno Unito ed Emea di Oanda, secondo il quale, nonostante l’impatto negativo della notizia, il Bitcoin superato il test in quest’occasione, ma in futuro potrebbe non essere così fortunato. Attualmente, ha aggiunto Erlam, Bitcoin ha trovato una certa resistenza a 44 dollari e ciò potrebbe anche aprire la porta ad una evoluzioen ribassista. Un eventuale cale calo del prezzo del Bitcoin, comunque, non sarebbe un problema. Proprio il broker che abbiamo citato in precedenza, infatti, eToro, permette di fare trading anche al ribasso e quindi sfruttare i cali di prezzo. Per imparare a fare short trading può essere di aiuto la pratica con un conto demo proprio come quello offerto da eToro (100 mila euro virtuali subito disponibili). 

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Completamente diverso il parere di Freddie Williams di GlobalBlock secondo il quale è già successo tante volte in passato che la Cina vietasse attività sulle criptovalute. Esperienza però insegna che i blocchi cinesi (e la repressione) non hanno impedito nè l’adozione di Bitcoin e nè la corsa rialzista del settore delle criptovalute. 

Effetto Cina sui prezzi delle criptovalute: il parere di eToro

Ma quale è l’effetto che la decisione della banca centrale cinese può avere sui prezzi delle criptovalute? Secondo Simon Peters, cryptoasset analyst di eToro, è evidente che le criptovalute non possono essere immuni alle permutazioni.

Già ad inizio settimana la crisi di Evergrande aveva innervosito anche il mercato degli asset digitali. Venerdì è poi arrivata la notizia del veto di Pechino alle transazioni di criptovalute. Nonostante un annuncio simile fosse scontato, i mercati hanno reagito con un forte sell-off su tutto il settore a causa della preccupazione per quelli che potrebbero essere gli effetti della mossa di Pechino sull’adozione globale delle criptovalute. Giustamente Peters ha fatto notare che, a causa dello stop cinese, ora un settimo della popolazione mondiale è ufficialmente esclusa dal mercato delle criptovalute.

Per quello che riguarda gli effetti sui prezzi, già a maggio si era visto il Bitcoin era sceso sotto i 30mila dollari a causa proprio dello stop cinese al mining. Successivamente, però, prezzi hanno recuperato.

Premesso questo, il ribasso registrato questa settimana in scia all’ultima stretta cinese sulle criptovalute, può essere valutato come un’opportunità di costruire i portafogli a prezzi più bassi per gli investitori a lungo termine (qui il sito ufficiale eToro per scaricare la demo gratis).  Peters inoltre ha raccomandato ad ogni crypto-investitore di non lasciarsi troppo condizionare da questi movimenti a breve termine cercando, al contrario, di evitare di essere preda della paura. 

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