Gli americani che scelgono di investire criptovalute rischiano di dover pagare più tasse. E’ questo l’allarme che è arrivato dagli Stati Uniti dove è in corso il dibattito sulla cosidetta Legge delle Infrastutture. Secondo i critici del controverso disegno di legge, c’è il rischio che gli Usa possano addirittura dire addio alla rivoluzione fintech se la proposta legislativa dovesse entrare in vigore. 

Il disegno di legge in questione, sostenuto da una coalizione bi-partisan, comprende una serie di misure relative alle infrastrutture e punta a raccogliere fino a 28 miliardi di dollari dagli investitori in criptovalute. Il disegno di legge ha avuto il via libera dalle commissioni ma sta incontrando una feroce opposizione da parte di tutto il settore criptovalute con molti operatori che hanno affermato che il governo, dopo aver delapidato i soldi pubblici, sta ora venendo a prendere i soldi dei crypto-investitori. 

Parole durissime che rendono bene l’idea del braccio di ferro che si potrebbe presto creare negli Usa tra enti regolatori e crypto-investitori. Ma cosa prevede questa proposta che ha così infiammato gli animi?

Il pratica il disegno di legge ha come obiettivo quello di creare nuovi regolamenti e di introdurre nuovi requisiti di seglazione delle informazioni, nella speranza che i detentori di criptovalute siano così costretti a pagare più tasse. Un rischio che, come vedremo dopo, non riguarda chi preferisce solo speculare sulle criptovalute attraverso strumenti derivati come ad esempio i CFD usando broker online come eToro (qui il sito ufficiale). 

Il rischio che la nuova norma possa passare è altissimo. Secondo Susan Collins, un senatore del Partito Repubblicano che risulta tra i promotori della proposta di legge, il controverso disegno potrebbe incassare il via libera del Senato Usa già questa settimana. 

La Collins e gli altri ideatori della proposta di legge non hanno mai fatto mistero che il loro obiettivo sia quello di rafforzare l’applicazione delle tasse quando si parla di criptovalute. Insomma il target nel mirino è stato chiarissimo fin dal primo minuto: puntare anche sulle criptovalute per rastrellare risorse necesarie per sostenere il vasto piano infrastrutturale che l’amministrazione americata intende implementare per rilanciare l’economia messa a dura prova dell’emergenza sanitaria. Un piano immenso che comprende, tra gli altri, i seguenti finanziamenti: 

  • 110 miliardi di dollari per strade, ponti e grandi progetti
  • 39 miliardi di dollari per la modernizzazione del trasporto pubblico
  • 65 miliardi di dollari per il potenziamento dell’accesso alla rete internt a banda larga
  • 73 miliardi di dollari per la rafforamento della rete elettrica degli Stati Uniti

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La controproposta della comunità crittografica 

A causa della presenza di un sosteno bi-partisan, la comunità crittografica ha preferito evitare lo scontro frontale con l’organo legislativo e puntare ad un compromesso al ribasso con l’intento di mitigare gli effetti della controversa legge.

I membri della comunità hanno fornito una loro versione aggiornata del disegno di legge che ridefinisce la versione originale di broker nelle transazioni che hanno ad oggetto le criptovalute. Obiettivo è far si che siano classificati come broker solo coloro i quali forniscono in modo attivo trasferimenti di risorse digitali. 

Sui social, molti possessori di criptovalute hanno messo in evidenza che il disegno di legge non si riferisca alle piattaforma di scambio decentralizzato DEX, nonostante non sembri esserci una menzione chiara di come i minatori e gli sviluppatori di blockchain verrebbero considerati dal punto di vista fiscale. 

Secondo l’esperto legale e consigliere generale dei Compound Labs Jake Chervinsky, la prima bozza del disegno di legge puntava ad ampliare la definizione di broker nel codice fiscale, con l’obiettivo di estendere la tassazione a tutti i possessori di criptovalute compresi i minatori. Grazie alle modifiche che sono state poi apportate è stato possibile effettuare dei passi in avanti ma, secondo il legale, il linguaggio della legge continua ad essere inaccettabile. 

Sulla stessa lunghezza anche Gerry Brito, CEO di Coin Center, secondo il quale la nuova proposta è decisamente migliore rispetto alla precedente anche se non è abbastanza per mettere ai riparo i minatori dal rischio di essere tartassati dalle tasse. 

Brito ha anche aggiunto che la partita non è ancora finita e che un gruppo di esperti è già al lavoro per cercare di ottenere ulteriori modifiche a questo controverso disegno di legge.

Una sponda alle proteste espresse dalla comunità di crypto-possessori è anche arrivata dal mondo politico. Ron Wyden, presidente della Commissione Finanze del Senato Usa ha affermato che l’elusione delle criptovalute era si un problema che andava affrontato con la massima urgenza, ma il disegno di legge proposto non è in realtà una soluzione poichè ha la pretesa di applicare le regole fisiche al mondo di internt, dimostrando di non capire nulla dello sviluppo tecnologico. 

Investire in criptovalute con i CFD per evitare il rischio aumento tasse 

Prima di farsi prendere dal panico, diciamo subito che la proposta in discussione negli Usa sull’incremento delle tasse per i possessori di criptovalute, non riguarda chi sceglie di investire sugli asset digitali attraverso gli strumenti derivati come i Contratti per Differenza. Fare trading sulle criptovalute con i CFD resta quindi la soluzione migliore per chi punta solo a speculare sui prezzi dei crypto-asset senza comprare Bitcoin in senso fisico. Tra i vari broker presenti sul mercato consigliamo eToro che offre la demo gratuita da 100 mila euro virtuali per imparare a fare pratica senza rischi. 

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