Nervi tesi, anzi tesissimi, in caso Ripple. I membri della comunità di XRP hanno sferrato un attacco potentissimo nei confronti dei CEO di Ripple, accusati di vendere token senza alcun freno. Ovviamente i CEO sono rimasti insensibili all’affondo della comunità.

Questa situazione molto tesa ha avuto degli effetti sull’andamento del prezzo di XRP. Nulla di traumatico, intendiamoci. Tuttavia se oggi il cambio XRPUSD è il solo a registrare un ribasso tra le coppie seguite da CoinMarketCap, la responsabilità potrebbe essere attribuita proprio alle lotte intestine. Per la cronaca, la quotazione XRP registra un calo dello 0,25 per cento a 0,25 dollari che si raffronta con un BTCUSD in progressione dell’1,32 per cento, un prezzo di Ethereum in rialzo dello 0,9 per cento e ancora un valore del Bitcoin Cash a +0,58 per cento. A completare il quadro sull’andamento delle più importanti criptovalute oggi ci sono poi anche i dati del Litecoin e di Monero. Insomma Ripple è la maglia nera tra le criptovalute e, certamente, la faida interna non aiuta. Ma veniamo ai fatti.

La comunità di XRP nelle scorse ore ha fatto molto rumore per aver lanciato una provocatoria petizione in cui si chiede ai CEO di incrementare il dumping di XRP. Secondo l’autore della petizione, che in poco tempo ha raccolto tantissime adesioni, Ripple dovrebbe scendere in campo per aumentare il numero di vendite e OTC strategiche nonchè gli investimenti nell’infrastruttura.

Sempre usando un linguaggio sarcastico, l’estensore della petizione invita a sprigionare la utility e dare quello che è il migliore asset digitale mai realizzato (parole, queste, del CEO di Ripple Brad Garlinghouse) in mano a persone che lo sanno usare. L’ideatore delle petizione rilancia poi ulteriormente e con un tono ancora più sarcastico, affermando che è davvero difficile per gli investitori di asset digitali inferiori riuscire a comprendere questo concetto. Il messaggio che presenta la petizione raggiunge il massimo del sarcasmo nel momento in cui si afferma che poiché Bitcoin non fa assolutamente nulla e quindi i “suoi possessori non fanno altro che giocherellare con l’offerta monetaria“, allora è necessario vendere ancora più token XRP in modo tale da incrementare il valore di Ripple.

Il linguaggio particolarmente acido e sarcastico della petizione, può essere compreso solo se si tiene in considerazione quello che è il quadro che ha caratterizzato Ripple nelle ultime settimane. Non è tanto l’andamento della quotazione XRPUSD ad impensierire i membri della comunità ma le decisioni del management. Che sia un periodo di forte smarrimento per la comunità di XRP lo si comprende anche dai tantissimi messaggi circolati sui social. Sotto accusa c’è la decisione dei CEO di proseguire con il dumping diluendo l’offerta monetaria. Frequente e inevitabile il paragono con quanto avviene invece in casa Bitcoin. Un utente, ad esempio, ha ricordato che mentre XRP paga il dumping, il Bitcoin beneficia della “separazione totale delle politiche monetarie dallo Stato, opt-in, prevedibile, e ora quasi impossibile da modificare“.

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