Fundstrat Global Advisors, una società di ricerca con sede a New York, ha pubblicato un rapporto sulle prospettive di quest’anno circa il mercato della criptovalute.
Il fondatore di Fundstrat, Thomas Lee, è noto a Wall Street per la sua posizione fortemente rialzista sul bitcoin e per le sue previsioni riguardo il prezzo della prima criptovaluta, come quella, smentita nettamente dai fatti, secondo cui BTC avrebbe dovuto toccare i 15.000 entro la fine del 2018. In quest’ultimo report, Lee punta il dito verso una serie di trend di segno positivo che influenzeranno il bitcoin nei mesi a venire.
“Entro la fine del 2019, ci aspettiamo che i prezzi siano in fase di ripresa visibile“, si legge nella parte introduttiva del documento. Il team procede quindi elencando i 9 fattori che dovrebbero sostenere l’aumento graduale dei prezzi. Questi fattori sono divisi in cinque categorie: macro, tecnici, afflussi fiat-crypto, blockchain ed equity.
Nella lista spiccano in particolare “l’indebolimento del dollaro”, la “sovraperformance dei mercati emergenti rispetto all’azionario”, le “soluzioni di custodia per istituzionali” e BTC sopra la media a 200 periodi entro la fine dell’anno.
Nel report si afferma che a guidare la crescita delle crypto saranno infatti il perfezionamento dei casi d’uso e l’adozione da parte di nuovi utenti (anche se, precisano gli esperti di Fundstrat, non si potrà ancora parlare di “adozione di massa”). “Nel complesso”, scrive Anatoliy Knyazev, co-fondatore del broker Exante, “emerge un quadro promettente per il comparto, disturbato solo dalle difficoltà registrate dai crypto funds nel raccogliere capitale e dall’incognita legata alle indagini sulla possibile manipolazione del mercato”.
Lo studio illustra inoltre in dettaglio come l’eccessiva esuberanza (la bolla che trascinò il bitcoin a quota 20.000 $), la successiva perdita di interesse nei confronti delle ICO e una regolamentazione incerta hanno influenzato negativamente la crescita del mercato nel 2018; tali questioni dovrebbero essere risolte nel 2019, secondo gli analisti, con gli organismi di regolamentazione che sviluppano leggi più chiare sugli asset digitali e i progetti blockchain impegnati nello sviluppo di piattaforme scalabili che fanno perno su casi d’uso appropriati.
A cura di Matteo Oddi
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