Ancora un crollo oggi per le quotazioni del Bitcoin, di Ethereum e di Ripple. Le tre criptovalute più importanti per capitalizzazione sono oramai al centro di quello che appare come un consolidatato sell-off. Volendo essere precisi è vero e proprio panic selling quello che sta assottigliando, ora dopo ora, il livello di capitalizzazione di BTC, ETH e XRP. La corsa a vendere criptovalute non rispamia nessun asset e sembra essere scataneta da fattori prettamente irrazionali. In altre parole non ci sono motivi precisi alla base del sell-off sul BTC e le altre altcoin ma anzi, qualsiasi notizia che abbia a che fare con le valute virtuali, viene interpretata dagli investitori come negativa.
Il crollo del mercato delle criptovalute, a quasi un anno dal boom del settore, è diventato talmente consolidato (anche se è sempre bene ricordare che, come tradizione insegna, dopo questa fase ribassista ci potrebbe essere una fase rialzista inattesa) da generare i primi effetti anche al di fuori del sistema virtuale. Alcune società che si occupano di mining ossia di creazione di Bitcoin & C. sono infatti saltate dichiarando bancarotta. Come un normale prodotto che è possibile trovare su qualsiasi scaffale, nel caso in cui l’interesse da parte del consumatore/utente sia in discesa, inevitabilmente si producono effetti negativi sulla società produttrice. Poichè creare criptovaluta implica un forte consumo energia, è ovvio che se il mercato è in crisi allora la società che si occupa del mining è costretta ad indebitarsi per sostenere le spese di creazione. Il problema è che il debito può essere sostenuto se le quotazioni delle criptovalute registrano nel medio termine segnali di apprezzamento. Poichè tutto questo non è avvenuto allora ecco che le prime società di mining sono saltate a gambe in aria. E’ stato questo il caso di Giga Watt, una società Usa che è specializzata nel mining di BTC che è stata costretta a dichiarare bancarotta a causa di debiti accumulati per complessivi 7 milioni di dollari.
Con un mercato delle criptovalute il cui livello di capitalizzazione è sceso sotto a quota 140 miliardi di dollari complessivi, non sarà una sorpresa se nel futuro, in assenza di segnali di ripresa, dovessero esserci tanti casi come quello di Giga Watt.
Mentre è in corso la scrittura del post, il prezzo del BTC segna un ribasso del 5,4 per cento a 4300 dollari. In realtà nonostante la flessione, la quotazione Bitcoin è addirittura in leggera ripresa rispetto al crollo delle ore precedenti. Il prezzo del BTC, infatti, era precipitato fino a poco sopra i 4000 dollari. Dal punto di vista dell’analisi tecnica sul Bitcoin, per BTCUSD quota 4000 può essere considerata un supporto di tipo psicologico ma l’incapacità a risalire con convinzione sopra questo livello è da intenere come un problema.
La quotazione XRP, invece, registra un calo del 7,45 per cento a quota 0,409 dollari. Dal punto di vista tecnico, per ora il supporto a 0,4 dollari regge ma è evidente che anche XRP, sia pure con ritardo, sia stata travolta dal sell-off. I segnali dei giorni scorsi sull’imminente crollo di Ripple erano quindi corretti.
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