Forse un giorno Bitcoin potrà arrivare a sostituire il dollaro americano, ma solo a due condizioni. A sostenerlo è la banca svizzera UBS in un nuovo report di 34 pagine.
Il primo requisito è che il prezzo del BTC raggiunga quota 213.000 $. Si tratta di uno scenario paragonabile solo alle previsioni più entusiastiche dei protagonisti del settore, come Tim Draper, investitore miliardario che ha detto che nel 2022 il bitcoin toccherà i 250.000 $ e che le monete fiat sono destinate a essere soppiantate dalle criptovalute. Più in là di lui si è spinto forse solo John McAfee, ceo della società creatrice del famoso antivirus, che ha scommesso di mangiarsi il pene se entro il 2020 il bitcoin non toccherà addirittura il milione di dollari.
L’altra condizione, verosimilmente più plausibile, posta da UBS riguarda la tecnologia sottostante al bitcoin e più precisamente la capacità di elaborare le transazioni. La rete Bitcoin, in effetti, è in grado di smaltire 10 transazioni al secondo e registra volumi lontanissimi da quelli di giganti come Visa che hanno un’operatività di 24.000 transazioni al secondo).
“I nostri risultati suggeriscono che Bitcoin, nella sua forma attuale, è troppo instabile e limitato per diventare un mezzo di pagamento valido per le transazioni globali o una classe di asset mainstream”, sostengono nella loro relazione gli esperti della banca.
UBS sottolinea inoltre che la domanda speculativa rappresenta il 70% della variazione del prezzo di bitcoin. La volatilità della criptovalute è un fattore molto ricercato dai trader a breve termine, che conoscono le “regole del gioco” e la meccanica del mercato. E sono in grado di trarne vantaggio. Per questo tipo di operatori, un’elevata volatilità si traduce in un numero maggiore di opportunità.
Sebbene i dibattiti in merito all’avvicendamento tra dollaro e bitcoin possano apparire prematuri, vale comunque la pena notare come il focus sulle criptovalute da parte di banche e soggetti istituzionali non sembra risentire della fase di ribasso che ha interessato il comparto dopo il picco dei prezzi registrato tra dicembre e gennaio, come fa notare Anatoliy Knyazev di Exante.
“Tralasciando un price target che sa tanto di provocazione, il report di UBS testimonia ad ogni modo lo stato di allerta degli istituti tradizionali verso Bitcoin e il suo potenziale”, dice Knyazev.
Due esempi recenti su tutti. A maggio proprio il governo svizzero ha richiesto uno studio sui potenziali vantaggi e svantaggi di un cosiddetto “franco elettronico” sostenuto dallo Stato. E il 30 luglio uno studio commissionato dal Banco de España ha indicato che una criptovaluta emessa dalla banca centrale potrebbe aiutare a migliorare la politica monetaria del paese.
E già a marzo il membro del consiglio della BCE Benoît Cœuré sosteneva di vedere in Bitcoin una “sfida” ad aggiornare il sistema corrente di Francoforte, con particolare riferimento ai pagamenti internazionali.
a cura di Matteo Oddi
Questo contenuto non deve essere considerato un consiglio di investimento.
Non offriamo alcun tipo di consulenza finanziaria. L’articolo ha uno scopo soltanto informativo e alcuni contenuti sono Comunicati Stampa
scritti direttamente dai nostri Clienti.
I lettori sono tenuti pertanto a effettuare le proprie ricerche per verificare l’aggiornamento dei dati.
Questo sito NON è responsabile, direttamente o indirettamente, per qualsivoglia danno o perdita, reale o presunta,
causata dall'utilizzo di qualunque contenuto o servizio menzionato sul sito https://www.borsainside.com.
Migliori Piattaforme di Trading
Il vostro capitale è a rischio. Considera la perdita di denaro dal 51% (eToro) fino all’89% (altri fornitori) con il trading CFD.