Compreresti un asset se sapessi che il suo prezzo potrebbe essere soggetto a manipolazioni che rendono vano e inutile il tuo investimento? La risposta è ovviamente no ma ho posto questa domanda (retorica) per mettere in risalto ciò che avviene ad alcuni giorni alle criptovalute. Dietro il recente crollo delle quotazioni del BTC e, più in generale, dei prezzi di tutte le altcoin, ci sono le continue indiscrezioni su quello che è stato ribattezzato già come lo scandalo manipolazione. A parlare per primo di possibile manipolazione del mercato delle valute virtuali, è stato il Wall Street Journal. Dopo i primi rumors, il WSJ ha avviato un’inchiesta a tutto campo che si arricchisce sempre di più di particolari.
Prima di raccontare lo scoop del WSJ, preferiscono fornirti il quadro di quella che è la situazione real time. Il prezzo del BTC oggi segna un ribasso dell’1,7% poco sotto quota 7000 dollari (la quotazione Bitcoin a 8000 dollari è diventata quindi un ricordo), il valore di Ethereum oggi è in calo dell’1,% poco sopra i 400 dollari mentre XRPUSD segna una flessione del 4,8% attestandosi a 0,4, livello lontanisismo da 0,5%. Tra le criptovalute a più alta capitalizzazione a segnare il ribasso più marcato è IOTA con un calo del 14% a 0,78 dollari. Insomma su tutte le criptovalute, ove più o ove meno, è in corso un bagno di sangue ossia una corsa a vendere.
Dal punto di vista dell’analisi tecnica, il Bitcoin sembra avvicinarsi sempre di più verso il supporto fornito dall’ex zona di resistenza in area 6.845,48 dollari, ereditata dai massimi dell’11 giugno scorso. Tale supporto è riuscito a respingere le quotazioni per circa un mese. L’andamento sembra suggeriore un possibile rimbalzo e il ritorno al movimento rialzista iniziato il 17 luglio scorso. Questo discorso vale teoricamente perchè praticamente, invece, il Bitcoin soffre come mostrano i dati di oggi.
Lo scandalo manipolazione pesa e questo è evidente anche sull’analisi tecnica. Ma cosa ha svelato di tanto grave il Wall Street Journal? In pratica il quotidiano americano ha rivelato che, molto spesso, alle impennate di prezzo delle criptovalute, hanno fatto poi seguito crolli tanto bruschi quanto forti. Grazie all’indagine è stato alzato il velo sulla pratica del Pump and Dump ossia gonfia e scarica. Si tratta di una pratica che non rappresenta certamente una novità nel mondo della finanza ma che invece è una novità nella sua applicazione alle criptovalute.
Ma come sarebbe concretamente avvenuta questa attività di manipolazione? In pratica il quotidiano americano ha affermato che le quotazioni delle criptovalute sarebbero state manipolate attraverso gruppi di trading organizzati attivi su Telegram. Concretamente, per manipolare il prezzo di una singola criptovaluta, è stato sufficiente indicare sul canale Telegram la crypto oggetto della speculazione specificando data e ora in cui effettuare il pompaggio delle quotazioni. Arrivati a questo punto, afferma il WSJ, è stato tutto quasi automatico. Al pompaggio organizzato si è unito a ruota quello spontaneo e poi sono arrivate vendite così forti da far crollare le quotazioni. La manipolazione attraverso il Pump and Dump si è tradotta in affari d’oro per gli organizzatori e perdite per chi ha investito secondo quello che era il sentiment prevalente (organizzato) in quel momento.
Secondo il Wall street Journal da gennaio ad oggi sono stati scoperti ben 175 schemi di manipolazione riguardanti ben 121 criptovalute. Il dato è approssimato per difetto visto che certamente i casi di manipolazioni sono stati molti di più e quella che è stata scoperta è stata solo una goccia nel mare.
Tra i casi di manipolazione più evidenti quello che ha riguardato Cloakcoin. Il primo luglio alle ore 15:00, Big Pump Signal ha inviato tramite Telegram un messaggio ai suoi follower ordinando di comprare in modo massiccio la criptovaluta. Le quotazioni di Cloakcoin sono salite del 50% a 5,77 dollari ma, dopo appena un minuto, il prezzo era crollato di quasi un dollaro.
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