L’anno scorso è stato un anno poco volatile nella storia del mercato azionario internazionale. Una regola che non è valsa per quanto concerne il mercato delle criptovalute, che ha invece subito l’ennesima conferma di una super volatilità. Ma per quale motivo questa classe di asset è più volatile di qualsiasi altra asset class liquidabile sul mercato?
In primo luogo, per poter dare una risposta puntuale a questo quesito, non bisogna mai dimenticare che nonostante le valutazioni, le criptovalute non vendono un prodotto, non generano entrate e non impiegano migliaia di persone. Generalmente non restituiscono dividendi e solo una piccola parte del valore totale della valuta va ad evolversi concretamente nel tempo. Per questo motivo è difficile valutarne la sostanza: come possiamo sapere se una criptovaluta è in condizioni di ipercomprato o di ipervenduto? Quando la criptovaluta è apprezzata a un buon valore, e quando è invece troppo cara? Senza alcun fondamento su cui basare queste informazioni, possiamo solo fare riferimento al sentimento del mercato, spesso dettato dai media.
Un secondo elemento è rappresentato dalla mancanza di una supervisione normativa. La criptovaluta è un fenomeno mondiale e, mentre i governi stanno cercando di capire come disciplinare il settore, la regolamentazione è in realtà ancora agli inizi. Questa normativa così limitata ed eterogenea consente una manipolazione del mercato che, a sua volta, introduce maggiore volatilità e scoraggia gli investimenti istituzionali.
In aggiunta a ciò, si tenga anche conto che generalmente agli investitori in criptovalute viene consigliato di non tenere mai le proprie monete in un exchange, a causa del rischio di subire attacchi hacker (la storia recente, purtroppo, insegna). Di conseguenza, la maggior parte dell’offerta negoziabile non si trova in un portafoglio ordini di scambio ma in portafogli fuori “borsa”. Al contrario, quasi tutte le azioni negoziabili di una società quotata in borsa sono negoziate in un unico mercato regolamentato. Ne consegue che un grande ordine di mercato può assorbire un intero book.
Come se non bastasse quanto sopra, ricordiamo come le criptovalute sono un asset generalmente utilizzato per investimenti speculativi, di brevissimo termine. E come molti degli investitori siano millennials, che non hanno grande esperienza di investimento a lungo termine rispetto a quanto avverrebbe con le loro controparti generazionali più mature. Tendono inoltre ad avere meno reddito disponibile, e hanno una propensione al rischio abbastanza particolare, con attrattività spesso esagerata nei confronti degli strumenti di rischio. Ne deriva che quando il mercato scende, perdono soldi che in realtà non avrebbero potuto permettersi di perdere, con la conseguenza di cedere al primo segnale di guai.
Ma quando diminuirà la volatilità nel mercato delle criptovalute? Probabilmente, per poter disporre di una volatilità più contenuta bisognerà attendere il varo di una maggiore regolamentazione, una maggiore diversità degli investitori e una prospettiva più matura sul mercato delle criptovalute. Un’altra mano d’aiuto sarà generata dal momento in cui i commercianti potranno in massa accettare la criptovaluta come mezzo di scambio, e quando la tecnologia alla base delle transazioni migliorerà concretamente.
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