Ripple, la startup che supervisiona lo sviluppo della terza criptovaluta più importante al mondo in termini di capitalizzazione, XRP, vuole aggiornare la tecnologia sottostante su cui opera e prepara un nuovo importante passo di diffusione.

Di fatti, appena ieri la società con sede a San Francisco ha pubblicato due nuovi white paper in cui descrive l’algoritmo XRP in modo più formale e delinea un modo per poter migliorare la diversità delle connessioni di ogni nodo, che gli utenti del software eseguono per poter inoltrare e verificare le transazioni sulla rete.

Nel loro insieme, le mosse mostrano che Ripple, i cui investitori includono – peraltro – banche “tradizionali” come Santander, è pronta e disposta a investire nell’infrastruttura principale a sostegno della sua criptovaluta. In questo modo la startup cerca di rispondere alle facili critiche degli investitori: mentre infatti l’XRP è diventato uno degli asset crittografici più richiesti al mondo, in qualche modo il suo sviluppo è rimasto indietro rispetto ad altre offerte più consolidate, come Bitcoin ed Ethereum.

Il CTO di Ripple Stefan Thomas ha abbondantemente commentato ai media come il nuovo investimento sarà un passo decisivo verso lo sviluppo di un rapporto più stretto tra il braccio di ricerca della società e il mondo accademico, in maniera tale che sia più facile per i ricercatori seguire e contribuire alla tecnologia di Ripple. Durante un’intervista, Thomas ha anche dichiarato che “è la prima volta che pubblichiamo articoli accademici con peer review, che aprono le porte a future ricerche”.

Più in generale, i documenti pubblicati da Ripple possono essere interpretati come il primo tentativo per l’azienda di aggiornare e di migliorare la documentazione intorno alla piattaforma open source. In quanto tali, i paper sono anche una sostanziale dichiarazione di garantire una continua evoluzione di Ripple, migliorando ancora la sicurezza della propria rete di pagamenti, e sostituendo i servizi centralizzati di messaggistica e liquidità delle banche con alternative decentralizzate come il proprio network.

“Quello che stiamo cercando di fare è aggiungere alcune difese contro diversi improbabili scenari di attacco, considerato che non è possibile manipolare completamente l’intera rete” – ha aggiunto Thomas, che ha poi chiarito che l’aggettivo “improbabile” si riferisce al fatto che gli attacchi non sono in realtà fattibili, a meno che l’hacker non fosse un attore governativo, con abbastanza denaro e risorse tecnologiche per influenzare la rete.

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