Dopo diversi mesi di indiscrezioni e di rumor contrastanti, la piattaforma di investimento BitConnect – a lungo sospettata di aver avviato uno schema Ponzi – ha annunciato ufficialmente che la sua piattaforma andrà disattivata.
In un post intitolato “Cambiamenti in arrivo per il sistema BitConnect”, pubblicato sul suo sito ufficiale, la società ha affermato di essere in procinto di cessare la piattaforma di lending e exchange BitConnect [sic]. La dichiarazione pubblicata sul blog prosegue suggerendo che BitConnect ora opererà esclusivamente “per il servizio di wallet e per notizie e informazioni a scopo educativo”.
“Stiamo chiudendo le transazioni di prestito con il regolamento di tutti i finanziamenti in essere”, si legge nella nota. “Stiamo trasferendo tutti i crediti al portafoglio BitConnect a 363,62 USD.” Un valore che, in fin dei conti risulta essere calcolato sulla base delle medie degli ultimi 15 giorni del prezzo di chiusura registrato su coinmarketcap.com – si legge ancora nella nota, che precisa poi come gli utenti siano lasciati liberi di prelevare la propria moneta BitConnect. Entro cinque giorni, la piattaforma di exchange BCC verrà disattivata.
“In breve, stiamo chiudendo il servizio di prestito e il servizio di exchange, mentre il sito BitConnect.co funzionerà per il servizio di portafogli, notizie e scopi educativi” – ha poi ribadito il blog.
Se siete interessati a scorgere la dichiarazione completa, potete fare riferimento a questo screenshot catturato da un utente Twitter, che è stato impegnato, negli ultimi mesi, a indagare cosa stesse accadendo all’interno della piattaforma di investimento.
Questo è invece uno screenshot dell’annuncio di chiusura di BitConnect:
Secondo la dichiarazione, la società “continuerà a offrire altri servizi di criptovaluta in futuro”. BitConnect afferma poi che la propria moneta BCC sarà ancora “quotata in mercati esterni”. Tuttavia, nonostante tali tenui rassicurazioni, il valore di BCC è precipitato sotto i 50 dollari, ben lontano dal valore di appena 10 giorni fa, quando era superiore a 400 dollari.
Oltre al suo problema legale e all’incapacità di proteggersi dai continui attacchi DDoS, la società incolpava la chiusura dei suoi servizi di prestito e di exchange alla “stampa cattiva”. Rea, probabilmente, di aver criticato la presunta opacità della sua piattaforma e i problemi legali conseguenti, come i ripetuti ordini di divieto di prosecuzione delle attività provenienti dal Regno Unito (a novembre), e dagli Stati (a dicembre e a gennaio).
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