La quotazione del Bitcoin è caduta oggi sotto i 10000 dollari. Con un movimento ribassista molto profondo, il prezzo del BTC si è portato a 9500 dollari. Secondo le indicazioni fornite da CoinMarketCap, il deprezzamento della criptovaluta rispetto al dato di ieri è del 15%. Come di evince andando a guardare al grafico relativo alla quotazione BTC, il prezzo della più importante crypto si è praticamente dimezzato rispetto ad appena un mese fa. Chi ha scelto a metà dicembre di comprare Bitcoin nella speranza di un ulteriore apprezzamento in linea con il trend di quel periodo, si è ritrovato in portafoglio un asset che vale praticamente la metà. In una situazione di questo tipo, a trarre vantaggio dal crollo del Bitcoin è stato solo chi è andato short attraverso il trading di CFD.

Il crollo del Bitcoin oggi non è un caso isolato. Tutte le criptovalute, infatti, registrano pesanti ribassi con la quotazione Ripple che è precipitata poco sopra 1 dollaro. Il fatto che il crollo delle criptovalute appaia inarrestabile ha portato molti investitori a chiedersi se non si è per caso arrivati alla resa dei conti. In altre parole il recente ribasso di Bitcoin & C. è il segnale che sta per esplodere la tanto temuta bolla della criptovalute? Mentre i tanti scettici congolano, a partire da Warren Buffett che sulle crypto aveva affermato che il grande crollo era solo questione di tempo, può essere utile tracciare un quadro preciso dei motivi alla base del crollo di oggi. Il forte ribasso che coinvolge la quotazione BTC ma anche la quotazione XRP e quella di Ethereum ha un’origine ben precisa. Il sentiment negativo, infatti, si è propagato con velocità crescente nei giorni scorsi dopo che un portavoce del governo della della Corea del Sud ha affermato che “la proposta di chiusura delle piattaforme di scambio che il ministro della Giustizia Park Snag-ki ha recentemente menzionato è una delle misure suggerite contro la speculazione. La decisione del governo sarà presa in futuro dopo sufficienti consultazioni e coordinamento di opinioni”. Questa dichiarazione è stata intesa dai traders come un campanello di allarme. E così, in questo contesto, è maturata una sorta di scissione tra chi ha deciso di andare short ossia scommettere su un nuovo crollo delle criptovalute e chi invece ha preferito dare fiducia comprando ad un prezzo basso nella speranza di un rialzo. 

Il problema è che la seconda strategia si è rivelata completamente fallimentare in quanto alle tensioni sulla Corea del Sud si sono aggiunte quella sulla Cina. Dietro il crollo del Bitcoin oggi ci sono infatti i rumors di stampa di Reuters secondo cui il vice Governatore della banca centrale cinese, Pan Gongsheng, avrebbe affeermato che le autorità dovrebbero vietare il trading centralizzato delle criptovalute. Il divieto di fare trading andrebbe a colpire piattaforme come Coinbase o Kraken, vale a dire i due canali dove è più facile comprare e vendere Bitcoin. E’ ovvio che se un simile provvedimento dovesse passare non solo per il Bitcoin ma per tutte le altre criptovalute sarebbe un colpo molto duro da digerire. In altre parole pensare che dopo uno divieto di fare trading centralizzato possa esserci un ritorno del prezzo del Bitcoin sui livelli di un mese fa, appare davvero arduo da sostenere. Anzi se la Cina davvero dovesse decidere per il divieto sul Bitcoin, la quotazione BTC subirebbe un ulteriore deprezzamento. 

Il caso della Cina e quello della Corea del Sud testimoniano che il rally delle criptovalute è praticamente appeso ad un filo e basta davvero poco per far crollare le quotazioni. Che sia questo il rischio bolla di cui a lungo si è parlato?

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