Il 2019 è stato un anno record per i certificati, come suggellato dai dati di Acepi (Associazione italiana certificati e prodotti di investimento), e dalle parole del suo presidente, Nicola Francia.

Stando a Francia, infatti, i dati raccolti dall’Associazione tra gli emittenti italiani (Banca Akros, Banca Imi, Bnp Paribas, Mediobanca, Societe Generale, Unicredit e Vontobel), dimostrano collocamenti superiori ai 17 miliardi di euro, con un aumento del 55% rispetto al 2018. Su tale importante volume, praticamente equivalente è la distribuzione tra prodotti a capitale protetto (51%) e condizionatamente protetto (49%).

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Nel triennio, prosegue ancora Acepi, la crescita dei volumi è stata costante per i prodotti a capitale protetto (41% nel 2017, 46% nel 2018 e 51% nel 2019), mentre costante è la flessione per i prodotti a capitale condizionatamente protetto (da 59% a 54% nel 2018, 49% lo scorso anno). Secondo Acepi, questa evoluzione può essere spiegata dalla crescente esigenza di protezione degli investitori.

E il 2020?

Secondo Acpi, i dati del primo trimestre dimostrano che l’anno è partito bene con volumi in linea con quelli del 2019. Diversa allo scorso anno è invece la composizione del mix dei volumi tra le principali tipologie di certificati, con una netta preponderanza degli strumenti a capitale condizionatamente protetto.

Si è dunque concretizzata una minore ricerca i protezione del capitale da parte degli investitori, anche in seguito allo slancio dei mercati azionari di inizio anno. Certo, poi è avvenuto ciò che tutti ben conosciamo, con l’avvento della pandemia da coronavirus che ha turbato e non poco lo scenario degli investitori, e dunque sarà molto interessante capire come cambieranno i dati nel secondo trimestre 2020.

Per il momento, però, una cosa è certa: negli ultimi anni i certificati hanno ottenuto un crescente successo e il presidente di Acepi non sembra avere grandi dubbi sulle loro determinanti.

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In particolare, il motivo principale che ha determinato la notevole crescita dei volumi in questi anni va ricercato nel rendimento basso o negativo del mercato obbligazionario, a fronte di un’ampia offerta di certificati che soddisfa gli obiettivi di rendimento degli investitori non solamente in condizioni di mercato rialzista, quanto anche laterale o moderatamente ribassista.

Un altro elemento di vantaggio dei certificati è quello di poter ottenere delle cedole periodiche, di entità sicuramente superiori rispetto a quelle che si possono ottenere sul mercato obbligazionario. Ancora, non vanno dimenticate le plusvalenze che possono essere ottenute, e che possono anche essere utilizzate in compensazione con le minusvalenze presenti nello zainetto fiscale.

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