Negli ultimi giorni abbiamo più volte avuto modo di soffermarci sul modo in cui i certificati di investimento, e i loro rispettivi valori, possono “comportarsi” all’interno della vita dello strumento finanziario.

Abbiamo in particolar modo visto come molto dipenda, in prima battuta, dal diverso approccio dell’investitore.

Se infatti il risparmiatore ha un approccio tipicamente buy and hold, ovvero intende detenere in portafoglio il proprio strumento di investimento fino alla scadenza naturale del titolo, allora probabilmente la variabile più importante non potrà che essere il valore dell’asset sottostante alla scadenza.

Per i certificati finanziari che hanno delle barriere o dei rimborsi anticipati, occorrerà peraltro valutare attentamente il percorso del prezzo del sottostante dal momento dell’emissione a quello della scadenza naturale o anticipata, con particolare focalizzazione per le scadenze intermedie.

Se invece l’investitore ha un orizzonte temporale che è inferiore alla durata del certificato, diviene importante cercare di comprendere la reattività del certificato dinanzi alle variazioni di alcune variabili rilevanti.

In tal senso, negli ultimi giorni abbiamo introdotto in che modo può reagire il valore di un certificato sulla base della volatilità del sottostante, del trascorrere del tempo e della dinamica dei tassi di interesse e la variazione delle valute di denominazione dei prezzi degli asset sottostanti, prendendo spunto dall’informativa condivisa da Acepi sul proprio sito web.

Soffermiamoci invece oggi sui dividendi attesi durante la vita del certificato, ricordando come il flusso cedolare possa costituire una fonte di reddito particolarmente rilevante per gli investitori che investono in azioni. Ma che cosa avviene se invece l’investitore non effettua un trading diretto sulle azioni, bensì intermediato dai certificati?

In linea di massima, effettuando un approccio di trading di questo tipo, l’investitore si priverà dei flussi rappresentati dai dividendi che, peraltro, determinano anche una riduzione del prezzo del sottostante al momento dello stacco degli stessi.

Tale meccanismo trova giustificazione nel fatto che la rinuncia ai dividendi costituisce il finanziamento necessario per poter implementare le strategie sottostanti questi strumenti finanziari. Dunque, nella struttura di tali strumenti finanziari, è espressamente previsto tale approccio, per poter sostenere tale processo.

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