Come abbiamo avuto modo di comprendere più volte nel corso delle ultime settimane, i certificati di investimento sono influenzati dalla presenza di una serie di determinanti più o meno impattanti sul loro valore e sulla convenienza di un simile impiego.

In particolare se il risparmiatore vuole adottare una strategia di tipo “buy & hold”, ovvero ritiene di poter detenere il certificato fino alla naturale scadenza del titolo, ci sono alcuni elementi che bisogna assolutamente considerare.

Di uno di questi, la volatilità del sottostante, abbiamo parlato poco fa. È ora giunto il momento di comprendere il valore – in termini di influenza – di un altro elemento fondamentale come il tempo.

Il trascorrere del tempo per un certificato di investimento

Come dovreste aver già compreso dando uno sguardo attento a quanto abbiamo avuto modo di commentare negli ultimi tempi, i certificati di investimento hanno generalmente una durata predeterminata, con la sola eccezione dei Benchmark “open end”.

Nel dettaglio, il trascorrere del tempo per un certificato finanziario, naturalmente a parità di altre condizioni che possono contraddistinguere lo strumento finanziario, può determinare una riduzione della probabilità associata a variazioni del sottostante e della volatilità.

In termini più concreti, l’avvicinarsi alla scadenza può determinare, a seconda dello strumento e del livello del sottostante, una flessione del valore del certificato oppure un suo incremento. Ma in quali casi?

Anche se è bene evitare di compiere eccessive semplificazioni, di norma il trascorrere del tempo impatta in termini di riduzione del prezzo di un’opzione acquistata, e quindi spesso gli strumenti possono soffrire del tempo che passa, prevalentemente se la direzione del sottostante è opposta rispetto alle aspettative al momento dell’acquisto.

Si tenga anche conto che la presenza di barriere, oppure di cap, cioè di tetti all’apprezzamento all’interno dei vari strumenti consente di essere esposti positivamente al passare del tempo.

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