Da tempo ormai i tappi delle bottiglie di plastica restano attaccati anche dopo essere stati svitati, e questo è dovuto a una nuova normativa europea che dovrebbe servire a ridurre il livello di inquinamento derivante dall’impiego di plastica monouso per confezionamento e imballaggio dei prodotti.
La “soluzione” arriva con una direttiva UE che prevede l’obbligo, per tutti i prodotti venduti in bottiglie di plastica, che queste siano dotate di tappo che resta attaccato al contenitore.
Cosa prevede la direttiva europea sui tappi uniti alla bottiglia
Sebbene di bottiglie con il tappo che resta attaccato ve ne siano già molte in circolazione, l’obbligo scatta solo a partire dal 3 luglio 2024. I produttori naturalmente hanno già iniziato da tempo ad adeguarsi e i risultati si vedono nella quotidianità di tutti i consumatori.
Quanto al nuovo obbligo, la richiesta arriva dalla Commissione UE, che ritiene di poter così ridurre l’inquinamento e agevolare il riciclo della plastica. La nuova regola è stata poi approvata dal Parlamento e dal Consiglio europeo il 5 giugno 2019.
Il funzionamento della norma viene spiegato nel testo stesso, che all’articolo 6 recita: “i prodotti con tappi e coperchi di plastica possono essere commercializzati solo se questi restano attaccati ai contenitori per la durata prevista del prodotto”.
Ma questa nuova direttiva UE è realmente efficace? Non sono in pochi a considerarla completamente inutile, per non citare coloro che, giustamente, trovano scomodo bere da una bottiglia con il tappo che resta attaccato. Si sta pensando infatti, per risolvere almeno questo inconveniente, di ideare appositi tappi pieghevoli in modo che sia possibile spostarli lungo il collo della bottiglia.
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I pro e contro dei tappi attaccati alla bottiglia di plastica
L’idea di contrastare lo spreco di plastica attraverso il sistema del tappo che resta attaccato alla bottiglia arriva dagli Stati Uniti. Una campagna che ha avuto inizio oltre 3 anni fa oltre Oceano dietro iniziativa dell’Association of Plastic Recyclers, che sosteneva fosse necessario mentenere i tappi Pp e Pe uniti ai rispettivi contenutori.
Questo avrebbe dovuto produrre meno dispersione, ma emergeva un cambio di strategia rispetto a quanto si era detto fino a quel momento. Infatti le indicazioni ai consumatori erano sempre state quelle di dividere il tappo dalla bottiglia per differenziare meglio.
Questo però era un sistema che a quanto pare era stato incoraggiato per via dell’incapacità delle tecnologie nel gestire le bottiglie Pet con i tappi in polietilene.
Fatto sta che le direttive oggi sono cambiate, e dicono chiaramente di tenere i tappi attaccati per facilitare il lavoro degli impianti di recupero dei materiali (Mrf) che devono dividere le varie tipologie di rifiuti.
Questi dovrebbero essere i vantaggi, mentre per quanto riguarda gli svantaggi, prima di tutto le nuove bottiglie coi tappi sempre attaccati rendono scomoda l’operazione di bere direttamente dal contenitore.
Ma non è solo questo: con la svolta verso i tappi uniti alle bottiglie si dice addio alla raccolta dei tappi in plastica che, fino ad oggi, aveva un valore commerciale tutt’altro che trascurabile, ma anche in termini di sostenibilità, impatto ambientale e riduzione dell’inquinamento.
Ricordiamo che oggi una tonnellata di tappi di plastica ha un valore che va dai 150 ai 200 euro. Ci sono poi molte aziende che macinando i tappi realizzano vari oggetti, tra cui involucri per calcolatrici oppure cassette per la frutta.
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