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Obiettivo emissioni zero: aziende italiane in prima linea - Borsainside.com

L’impegno per raggiungere l’obiettivo di zero emissioni al fine di contrastare i cambiamenti climatici, che implica una riduzione del 50% delle emissioni entro il 2030 e l’azzeramento o la compensazione entro il 2050, rappresenta un obbligo normativo per tutti gli attori coinvolti. Questo impegno coinvolge necessariamente i governi, ma anche le imprese.

Quali sono le aziende italiane più attente al clima

Statista, azienda specializzata in ricerche di mercato, classifiche e analisi di dati aziendali, ha pubblicato in collaborazione con il Corriere della Sera, la ricerca “Aziende più attente al clima” in Italia. Questa lista include le imprese italiane che hanno ridotto in modo significativo il rapporto tra le loro emissioni di anidride carbonica (CO2) e il loro fatturato. Questo indica un impegno concreto nell’abbattere l’impronta ecologica delle aziende.

I risultati di questa classifica mettono in evidenza Acque Bresciane come la prima azienda classificata. Questo successo è dovuto alla decisione della società di alimentare le proprie operazioni esclusivamente con energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili, il che ha portato all’annullamento delle sue emissioni indirette di CO2.

Altre aziende hanno adottato strategie diverse per ridurre il loro impatto ambientale. Ad esempio, Moncler si è concentrata sulla ricerca e l’innovazione dei materiali, mentre il Gruppo Sella ha organizzato giornate informative e coinvolgimento dei dipendenti sulle questioni legate alla responsabilità sociale d’impresa (CSR).

In questa lista compaiono sia grandi nomi nel panorama aziendale italiano, con presenza internazionale, come Geox e De Longhi, che sono già stati classificati l’anno precedente, sia nuove aziende inserite per la prima volta, come Illimity Bank e Technogym. Va notato che due aziende, CiviBank e Way2Global, si sono distinte per la loro riduzione delle emissioni di CO2 nel 2021 e per il totale delle emissioni nello stesso anno.

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Come si muovono le aziende in prima linea contro i cambiamenti climatici

Un esempio dell’impegno verso il clima è rappresentato da Italpreziosi, uno dei principali operatori nel settore dell’affinazione e del commercio di oro e metalli preziosi in Italia e nei mercati internazionali. L’azienda ha basato l’intero suo Rapporto di Sostenibilità sui 17 SDG e ha ottenuto diverse certificazioni di sostenibilità sia a livello settoriale che globale.

Altre aziende si sono impegnate a raggiungere obiettivi ambientali prima del 2050. Ad esempio, Poste Italiane sta lavorando per ridurre le emissioni di CO2 del 30% entro il 2025 e mira a raggiungere la neutralità climatica entro il 2030, molto prima della scadenza del 2050.

Pirelli ha anticipato gli obiettivi di Scopo 1 e 2 quattro anni prima del termine e si è posta nuovi obiettivi ambiziosi per raggiungere la carbon neutrality entro il 2030. Il Gruppo Chiesi, un’azienda benefit e certificata come B Corp, ha dichiarato l’intenzione di raggiungere la carbon neutrality entro il 2035.

Anche Fiera Milano ha adottato obiettivi di neutralità climatica e ha ottenuto un posto nella classifica per il terzo anno consecutivo. Vincenzo Cecere, Head of Investor Relations & Sustainability del polo milanese, afferma che i criteri ESG (Ambientali, Sociali e di Governance) sono parte integrante del loro modello di business e sono inclusi nel Piano di Sostenibilità 2021-2025, che è integrato nel piano strategico CONN.E.C.T 2025.

Tra le iniziative future, c’è l’incremento della quota di energia proveniente da fonti rinnovabili, con l’obiettivo di raggiungere circa il 50% entro il 2025 rispetto al 38% attuale. Inoltre, stanno potenziando l’impianto fotovoltaico sui tetti del quartiere di Rho.

Quali sono i livelli di consumo di CO2 delle imprese

La ricerca condotta da Statista si è basata sull’analisi della carbon footprint suddivisi in Scope 1 e Scope 2, relativi agli anni 2019-2021. Le emissioni di Scope 1 includono quelle dirette di CO2, come quelle generate dall’uso di combustibili per il riscaldamento e per la flotta di veicoli aziendali, nonché dalle emissioni di gas serra provenienti da fonti di proprietà o controllate dall’azienda stessa.

Le emissioni di Scope 2 sono invece emissioni indirette di CO2 che derivano, ad esempio, dalla generazione di elettricità acquistata, dal riscaldamento, dal raffreddamento e dal vapore consumato dall’azienda. La riduzione di questo rapporto, chiamata Compound Annual Reduction Rate (CARR), misura l’entità della diminuzione delle emissioni di CO2 aziendali.

Le aziende incluse in questa classifica operano in 15 settori diversi, con le banche che rappresentano il 17,6% delle imprese presenti nella lista, seguite da energia, approvvigionamento e materie prime al 15,3%, e prodotti e componenti industriali al 13%.

Altri settori inclusi nella lista comprendono moda, servizi finanziari, automotive e alimentari e bevande. La Lombardia si conferma come la regione più impegnata nella lotta al cambiamento climatico, ospitando il 39,7% delle “Aziende più attente al clima”. Seguono l’Emilia-Romagna al secondo posto con il 18,3% e il Lazio al terzo con il 9,2%.

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Come si calcolano le emissioni di CO2 delle imprese

La metodologia utilizzata per questa classifica si è basata sul tasso di riduzione annuale composta (CARR) dell’intensità delle emissioni di CO2 tra il 2019 e il 2021. Le 130 aziende incluse in questa classifica sono state selezionate da un gruppo di 550 aziende attive in Italia, in base al loro fatturato o alla loro quotazione in borsa.

Nel caso di aziende straniere con sede principale al di fuori dell’Italia, sono state prese in considerazione solo se avevano dati finanziari riferiti alla loro filiale italiana. L’elenco delle aziende è stato compilato utilizzando database aziendali, liste di settore e ricerca di scrivania.

Per entrare in classifica, è stata anche considerata la pubblicazione di rapporti di sostenibilità o documenti equivalenti, come dichiarazioni non finanziarie, rapporti integrati o bilanci sociali, con dati relativi all’anno fiscale 2021. Inoltre, è stata cercata la relazione finanziaria annuale (o il bilancio consolidato) dell’azienda pubblicata per lo stesso anno fiscale.

La ricerca ha quindi analizzato i consumi di CO2 divisi in Scope 1 e Scope 2, rapportati al fatturato dell’azienda, per valutare l’impegno delle aziende nella riduzione delle emissioni di CO2. Le emissioni di Scope 1 rappresentano quelle dirette di CO2, mentre le emissioni di Scope 2 sono indirette e derivano da fonti esterne come la generazione di elettricità, il riscaldamento e il raffreddamento.

È interessante notare che molti dei Leader della sostenibilità del 2023 hanno integrato l’obiettivo di zero emissioni nei loro piani industriali, riorientando le proprie strategie aziendali verso questo obiettivo cruciale. Lisa Dei, analista di Statista e responsabile della ricerca, sottolinea che molte delle aziende più virtuose hanno plasmato i loro bilanci integrati o di sostenibilità attorno ai 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG) delle Nazioni Unite.

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