Un recente studio condotto in collaborazione tra 18 media europei, dal titolo “The Forever Pollution Project”, usando i dati e le ricerche di scienziati e giornalisti, ha permesso di delineare un quadro preoccupante per quel che riguarda i cosiddetti agenti inquinanti perenni PFAS.
I cosiddetti PFAS sono sostanze chimiche che derivano dalla produzione industriale, ne esistono a migliaia e sono presenti in un’ampia varietà di prodotti, ma soprattutto impiegano periodi di tempo lunghissimi per degradarsi e per questo motivo vengono chiamati inquinanti eterni.
L’inchiesta giornalistica ha permesso di fare il punto della situazione per quel che riguarda la diffusione nell’ambiente delle sostanze Pfas, ed è emerso che vi sono almeno 17 mila siti in tutta Europa contaminati, con livelli ritenuti pericolosi per la salute delle persone esposte. Si tratta di campioni che sono stati prelevati sia dall’acqua che dal suolo, ma anche da organismi viventi fin dal 2003.
PFAS nella carta igienica in tutto il mondo
Un altro studio, condotto di recente dall’Università della Florida, ha tentato di individuare quella che sembra poter essere una delle principali fonti di inquinamento da PFAS al mondo, stabilendo che “la carta igienica dovrebbe essere considerata come una fonte importante di Pfas che entra nei sistemi di trattamento delle acque reflue”.
I Pfas sono sostanze derivanti da una serie di processi di lavorazione industriale, sono dette anche acidi perfluoroacrilici e appartengono ad una famiglia di composti chimici molto utilizzati in svariati processi di produzione. Si tratta di acidi forti che resistono a tutti i principali processi naturali di degradazione.
Il rapporto spiega che i Pfas sono “una classe di circa 14.000 sostanze chimiche tipicamente utilizzate per rendere migliaia di prodotti di consumo resistenti all’acqua, alle macchie e al calore”. Stiamo parlando di sostanze che rappresentano una minaccia per la salute umana, in quanto possono portare cancro, complicazioni fetali, malattie del fegato, malattie renali, malattie autoimmuni e altri problemi di salute.
Sono stati analizzati 21 tra i principali marchi di carta igienica in America, Europa e Africa, ed è emerso che le sostanze tossiche Pfas presenti nella carta igienica una volta che vanno a finire “negli impianti di trattamento delle acque reflue probabilmente creano una fonte significativa di inquinamento idrico”.
Quali rischi per la salute delle persone che usano la carta igienica?
The Guardian, citando il rapporto dell’Università della Florida, ha messo in evidenza che questo studio non affronta la questione dei potenziali rischi per la salute di chi utilizza la carta igienica.
Non sono state prese in considerazione “le implicazioni per la salute delle persone che si puliscono con carta igienica contaminata” ossera il The Guardian, ma d’altra parte non vi sono al momento evidenze scientifiche che dimostrino che le sostanze Pfas contenute nella carta igienica possano essere assorbite epidermicamente.
Secondo David Andrews, scienziato senior dell’Environmental Working Group, organizzazione no-profit per la salute pubblica che monitora l’inquinamento da Pfas, “vale sicuramente la pena indagare” su questo aspetto.
Jake Thompson, l’autore principale dello studio dell’Università della Florida, ha anche sottolineato che sia la carta igienica prodotta con carta non riciclata che quella prodotta con carta riciclata presentavano le stesse quantità di Pfas, il che fa pensare che “potrebbe essere che non si possa evitare il Pfas nella carta igienica.
Lo stesso ricercatore ha comunque precisato: “non c’è fretta di cambiare la carta igienica e non sto dicendo che le persone dovrebbero smettere di usarla o ridurne la quantità”, ma il punto è che “stiamo identificando un’altra fonte di Pfas e ciò mette in evidenza che le sostanze chimiche sono comunque onnipresenti”.
Il The Guardian ha inoltre fatto notare che i livelli di Pfas rilevati “sono sufficientemente bassi da suggerire che le sostanze chimiche vengano utilizzate nel processo di produzione per evitare che la pasta di carta si attacchi ai macchinari“, cosa che lo stesso studio dell’Università della Florida aveva infatti messo in evidenza.
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