La corsa del governo per sbloccare le autorizzazioni (ferme da tempo) di nuovi impianti per le energie rinnovabili, accelerata anche dall’attuale guerra in Ucraina e dalla necessità di dire il più presto possibile addio al gas russo, sta cominciando a dare i suoi primi frutti.
Questo è quello che emerge dalle cifre riportate dal ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, che in Commissione Ambiente alla Camera ha affermato: “i dati di Terna sulla nuova potenza rinnovabile che entrerà in esercizio nei prossimi mesi, saranno dati a breve”.
“Ma posso già anticipare che per i prossimi 5 mesi del 2022, ci sono state richieste di allacciamento alla rete per 5,1 GW di fonti rinnovabili. Sono due volte e mezza tutti gli allacciamenti fatti nel 2020 e 2021″.
L’obiettivo di installare 7-8 GW ogni anni sembra quindi fattibile. Infatti secondo quanto emerso dall’ultimo rapporto dell’Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano, la nuova potenza di rinnovabili installata lo scorso anno si è bloccata a 1,3 GW, vale a dire oltre il 70% in più rispetto a quella installata nel 2020, ma comunque in linea con le nuove installazioni registrate nel 2019, ossia nel periodo pre-pandemia.
Tra la fine dello scorso anno e l’inizio di quello corrente, il Consiglio dei Ministri ha sbloccato tantissime autorizzazioni, ferme da diverso tempo, esercitando i poteri sostitutivi previsti in caso di inerzia da parte degli enti locali, oppure quando le Soprintendenze si oppongono al progetto ma l’area interessata non è soggetta ad alcun vincolo.
Grazie al decreto Aiuti, sono diventato idonee “ope legis” per la costruzione di centrali elettriche a fonti rinnovabili tutte quelle aree che non sono attualmente tutelate dal ministero della Cultura. Inoltre il decreto ha fissato una distanza minima da rispettare (pari ad almeno 7 km per gli impianti eolici e ad 1 km per il fotovoltaico) dalla zona tutelata.
Cingolani ha poi affermato che il nuovo decreto ha permesso di semplificare le normative sull’individuazione delle aree idonee per la costruzione di impianti per le energie rinnovabili, e inoltre ha concesso il “potere di sostituzione dello Stato“, da sfruttare in casi di procedure bloccate.
Inoltre il nuovo decreto coinvolge anche il Ministero della Cultura, che da tempo è accusato dalle società energetiche di ostacolare la costruzione di nuove centrali per via dei vincoli paesaggistici, e che ora dovrà fissare i criteri di idoneità per le aree.
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