Si sta tenendo in questi giorni a Sharm-el-Sheik l’incontro Cop27, la Conferenza delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico, e i toni sono quanto mai allarmisti.
Nella cornice dell’incontro si è parlato di almeno 15 mila persone decedute in Europa nel 2022 per cause che in qualche modo potrebbero essere legate al caldo. Questo dovrebbe fornire la base per iniziare a parlare ancora una volta di emergenza, e si inizia a prospettare l’adozione di “misure forti”.
Secondo le stime citate, nel 2022 avremmo avuto circa 4.500 decessi in Germania, quasi 4.000 in Spagna, oltre 3.200 nel Regno Unito e almeno 1.000 in Portogallo. Queste sarebbero le segnalazioni arrivate dalle autorità sanitarie nazionale durante i tre mesi estivi.
I numeri però sarebbero destinati ad “aumentare, visto che diversi Paesi hanno riferito di decessi in eccesso legati al caldo” spiega il direttore dell’Oms per l’Europa, Hans Kluge.
Kluge: “il cambiamento climatico ci sta uccidendo”
Ed è stato lo stesso Hans Kluge ad arrivare ad affermare alla Cop27 che “il cambiamento climatico ci sta uccidendo”, chiedendo naturalmente “misure forti per prevenire ulteriori decessi”.
Appare quanto meno bizzarro, vista l’importanza che vediamo dare a questo tema, che le recenti decisioni politiche nell’ambito della gestione della crisi ucraina, siano state dettate dalla necessità di perseguire evidentemente altri obiettivi, di natura geopolitica ad essere esatti, che hanno causato l’attuale crisi energetica.
Una crisi energetica che da una parte determina un ritardo dell’intera tabella di marcia della svolta Green, e dall’altra mette a rischio la vita di migliaia di famiglie europee che potrebbero ritrovarsi al freddo per via degli elevati costi della materia prima, o per via della sua carenza su larga scala.
Insomma sembra che ad ucciderci non sia tanto il cambiamento climatico quanto alcune decisioni politiche prese in particolare in questi ultimi anni, che vanno dalla gestione dell’emergenza Coronavirus alla gestione della crisi ucraina.
L’Oms però lancia l’allarme indicando un elevato numero di decessi per il caldo nel corso dei tre mesi estivi del 2022, senza produrre però i dati relativi agli anni precedenti in modo da collocare questo numero nel giusto contesto e comprendere così quali sono le reali dimensioni del fenomeno, o quanto meno non li forniscono i maggiori media che riportano la notizia in Italia.
Intanto Hans Kluge spiega che “benché l’Oms e i suoi partner abbiano lanciato da tempo l’allarme, l’azione è stata pericolosamente incoerente e troppo lenta”, sottolineando che in Europa “proprio la scorsa estate abbiamo assistito a un’escalation di ondate di caldo, siccità e incendi”, eventi che “hanno avuto tutti un impatto sulla salute delle nostre popolazioni”.
Una estate così torrida che secondo il servizio Ue Copernicus sui cambiamenti climatici si è trattato di quella “più calda mai registrata”.
Kluge: “stress da caldo principale causa di morte” connessa al caldo estremo in Europa
Il direttore dell’Oms per l’Europa ha spiegato, per quel che riguarda i decessi dell’estate 2022, che “lo stress da caldo è la principale causa di morte correlata alle condizioni meteorologiche nella regione europea”.
“Le temperature estreme possono anche esacerbare patologie croniche come le malattie cardiovascolari, respiratorie e cerebrovascolari, o condizioni legate al diabete” ha spiegato ancora Hans Kluge, che ha ricordato poi che in Europa “tra il 1961 e il 2021 le temperature sono aumentate notevolmente, al ritmo di circa 0,5°C per decennio. Siamo la regione con il riscaldamento più rapido”.
Ma i rischi per la salute delle persone non sarebbero connessi solo al caldo estremo, infatti “nel 2021 gli eventi meteorologici e climatici ad alto impatto, indondazioni o tempeste in circa l’84% dei casi, hanno provocato centinaia di vittime e colpito direttamente oltre mezzo milione di persone”.
E non bisogna dimenticare l’inquinamento atmosferico “che ogni anno uccide circa 550mila persone nella nostra regione europea, su un totale stimato di 7 milioni nel mondo” spiega ancora Kluge che ricorda come la situazione nel suo insieme sia destinata a peggiorare nei prossimi anni.
“Questi effetti sulla salute che gli abitanti della regione europea stanno vivendo ora, con un aumento di 1,1°C della temperatura media globale, sono solo un assaggio di quello che possiamo aspettarci se la temperatura crescerà di 2°C e oltre rispetto ai livelli preindustriali”.
Quanto ai tempi, pare siano particolarmente stretti, infatti Kluge tiene a sottolineare che “un’azione concertata per il clima era necessaria ieri, ma possiamo ancora agire”.
Bisogna intervenire e farlo in fretta perché “nei decenni successivi la crescente esposizione e vulnerabilità alle ondate di caldo e ad altri eventi meteorologici estremi causerà più malattie e morti, a meno che i Paesi non adottino misure di adattamento e mitigazione veramente drastiche contro il cambiamento climatico” conclude il direttore dell’Oms per l’Europa.
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