A partire da gennaio 2022, in Francia è vietato l’utilizzo di involucri di plastica per la vendita di oltre 30 tipi di frutta e verdura.
Si tratta di una norma il cui effetto è subito evidente sul carrello della spesa, sulla pattumiera di casa e sulle tonnellate di imballaggi che non è detto che arrivino mai alla differenziata e al riciclo. Anche la Spagna è pronta a muoversi nella stessa direzione, infatti in queste settimane il Senato ha approvato il progetto di legge sui rifiuti e sui suoli contaminati, che recepisce nell’ordinamento nazionale la Direttiva sul monouso.
La legge arriva in ritardo, ma pone particolare attenzione a 3 aspetti principali, che sono: la riduzione degli imballaggi in plastica, il riutilizzo dei contenitori per alimenti e bevande, e la promozione dell’utilizzo di acqua potabile.
Anche Austria e Germania puntano sul riciclo, infatti vediamo che l’Austria è stato il primo Paese europeo ad attuare degli obiettivi vincolanti. Alcuni Stati focalizzano la propria attenzione sul principale problema legato alla plastica, ossia la sua produzione ormai fuori controllo.
Altri approfittano del recepimento della direttiva sulla plastica monouso (la Single Use Plastic, SUP), altri ancora provano a superarla, e poi vi sono Stati che non riescono nemmeno a seguire la strada tracciata dalla norma europea che, di per sè, presenta già dei limiti.
Questo perché la SUP vieta dei prodotti monouso, ma non ha un’azione efficace sugli imballaggi e su altre tipologie di plastica usa e getta. Quindi, in assenza di un quadro normativo ben definito a livello globale, per il momento ogni Paese fa per sé.
L’Italia, che come al solito non riesce a stare al passo, arranca un po’ su tutto. Dalla SUP alla mancanza di leggi che puntino ad un maggior riutilizzo, come raccomandato dalla stessa Unione europea. Per il nostro Paese, infatti, si tratta dell’ennesima occasione persa, dopo una serie interminabile di rinvii della plastic tax e dell’adozione di norme mirate alla sostituzione di plastiche monouso con articoli fatti con materiali alternativi.
A Parigi, invece, la situazione è diversa. Il 30 gennaio 2020 il Parlamento francese ha approvato la Legge Antispreco, sui rifiuti e l’economia circolare, a cui poi è seguito un decreto ad hoc su riutilizzo, riduzione e riciclaggio.
Ora il governo Macron stima di poter risparmiare più di un miliardo di imballaggi ogni anno, grazie al nuovo divieto entrato in vigore a partire da gennaio 2022, che sarebbero stati utilizzati per la vendita di oltre 30 tipi diversi di frutta e verdura.
La lista infatti è parecchio lunga e comprende: limoni, mandarini, kiwi, pompelmi, ananas, frutto della passione, cachi, clementine, meloni e prugne, oltre a cavoli, cavolfiori, ravanello, zucca, topinambur, zucchine, peperoni, cetrioli, pomodori, cipolle, rape e molti altri.
Sono previste anche delle sanzioni per limitare la vendita di frutta già tagliata e trasformata, e soglie di tolleranza fino al 2026 per i prodotti considerati “più delicati”. Parigi ha infatti un obiettivo abbastanza ambizioso, che è quello di eliminare del tutto gli imballaggi in plastica monouso entro il 2040, attraverso lo stanziamento di circa 40 milioni di euro per investimenti sul riutilizzo per il 2021-2022, come parte del suo fondo per l’economia circolare.
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