Dopo l’annuncio del cancelliere tedesco Olaf Scholz (Spd) dello stanziamento straordinario di 100 miliardi di euro per ammodernare le forze armate e un costante aumento delle spese militari oltre il 2% del Pil annuo, sono state sollevate diverse critiche soprattutto dalla base del partito dei Verdi, i quali temono che si inneschi una corsa al riarmo a scapito dell’emergenza climatica.
Infatti lo scontro tra Russia e Ucraina ha ricordato alla Germania quanto sia pericolosa la dipendenza energetica da un altro Paese. Il Paese è stato attraversato da un’ondata di proteste da parte degli ambientalisti, con manifestanti che hanno bloccato le strade per gli aeroporti e le autostrade incollandosi le mani all’asfalto.
In seguito il ministro delle Finanze, Christian Lindner (Fdp), ha annunciato lo stanziamento di 200 miliardi di euro da investire entro il 2026 nella conversione energetica. Il ministro ha affermato che questi fondi dovranno essere utilizzati per:
- stazioni di ricarica per i motori elettrici;
- impianti di creazione di idrogeno;
- calmierare l’aumento dei prezzi energetici in salita.
Per quanto riguarda quest’ultimo punto, infatti, a partire dal primo luglio 2022 dovrebbero sparire le accise sulle energie rinnovabili.
Il vicecancelliere e ministro per l’economia e il clima, Robert Habeck (Verdi), ha indicato che dovrà anche essere finanziata la trasformazione di tutto il sistema industriale: ad esempio, negli stabilimenti dove si produce acciaio utilizzando il carbone importato dalla Russia, si dovrà invece ricorrere all’idrogeno. Si tratta quindi di trasformazioni di un certo peso, che contribuiscono ad aumentare la sicurezza del Paese.
Le critiche al governo tedesco e il caso italiano
Una delle principali critiche mosse al governo di Berlino riguarda le sanzioni contro il sistema bancario russo, le quali non hanno toccato la Sberbank e la Gazprombank, ossia i due istituti attraverso i quali la Germania, così come anche l’Italia, pagano le forniture di combustibili fossili alla Russia.
Per il momento la Germania ottiene il 55% del suo gas dalla Russia, soprattutto attraverso i gasdotti Nord Stream 1 e Yamal-Europe, che attraversa la Polonia. Senza contare poi che 109 metri cubi al giorni passano ancora attraverso il suolo ucraino.
A questi dati si aggiungono anche il 42% del suo petrolio ed il 45% del suo carbone. Dei dati simili li troviamo anche nel nostro Paese, dove vediamo che il 45% del gas importato proviene dalla Russia, così come il 12% del suo petrolio.
Come sottolineato da Andrea Turco su economiacircolare.com, l’Italia ha da sempre una strategia energetica fortemente incentrata sulle fonti fossili, tanto che ora il governo Draghi ha deciso di stanziare ben 15 miliardi di euro per fronteggiare l’aumento delle bollette.
A causa della forte dipendenza dalle importazioni russe, infatti, dall’inizio del conflitto in Ucraina ad oggi, il prezzo del gas è aumentato del 66%, mentre il carbone di almeno il 33%.
Il piano della Germania
Il ministro degli Esteri tedesco, Annalena Baerbock (Verdi), ha spiegato che il collega e compagno di partito Robert Habeck, sta cercando delle fonti alternative alle forniture russe, ma per il momento è impossibile staccarsi definitivamente dalla Russia data l’alta percentuale di importazione di gas legata al Paese.
Inoltre il governo tedesco sta cercando di muoversi in fretta per poter prendere delle misure progressive anche contro i due istituti bancari russi che risultano ancora legati al circuito Swift. Già lo scorso 27 febbraio, Habeck aveva assicurato che, almeno per questo inverno, anche senza il gas russo le riserve tedesche sarebbero state al sicuro e che la Germania si stava assicurando una adeguata scorta di carbone.
Inoltre è stato annunciato anche l’avvio della costruzione di due terminal per gas liquido nel Mare del Nord a Brunsbuttel e a Wilhelmshaven. Il vicecancelliere ha poi annunciato che il governo si sta preparando per annunciare un nuovo piano per la riduzione del fabbisogno di gas.
In Italia, Assoambiente ha indicato che per provare a ridurre i consumi si dovrebbe tornare ad un’austerity con:
- temperature di riscaldamento più basse;
- limiti di velocità;
- illuminazione notturna ridotta;
- ora legale prolungata.
In Germania, poi, si sta pensando di modificare il diritto di locazione, imponendo che nei locali in affitto debba essere garantita in inverno solamente una temperatura compresa tra i 20 e i 22 gradi, facendo presente ai consumatori che ciò permetterebbe loro di risparmiare circa 200 euro all’anno.
Occorre ricordare poi che il contratto di coalizione del governo prevedeva l’utilizzo di gas come “ponte” verso la transizione energetica per massimo 10 o 15 anni. Ora però a Berlino occorre rivedere tutto molto in fretta.
Secondo Robert Habeck non è del tutto da escludere, in caso di estrema necessità, la possibilità di prolungare la vita delle centrali a carbone fino al 2030, ma ciò non risolverebbe il problema della dipendenza dalla Russia. Inotre un simile ricorso al carbone entrerebbe in pieno conflitto con i traguardi concordati nella conferenza delle Nazioni Unite COP 26 di Glasgow.
Sempre secondo Habeck, non sarebbe utile nemmeno un ripensamento nell’utilizzo dell’energia nucleare per superare gli inverni del 2022 e del 2023, perché le procedure di smantellamento dei tre reattori ancora in rete fino alla fine dell’anno, sono ormai in uno stadio troppo avanzato per poterne prolungare la vita senza rischi per la sicurezza.
Il vicecancelliere ha poi sottolineato che invece solare ed eolico non appartengono a nessuno. Per quanto riguarda l’Italia, invece, il premier Mario Draghi ha deciso di mantenere in esercizio tutte e sei le centrali a carbone che erano destinate alla chiusura o alla riconversione e che sono ancora, in toto o in parte, attive.
Una sola tra queste è già stata chiusa, ed è quella con sede a La Spezia. Inoltre il premier italiano punta al raddoppio delle forniture attraverso il gasdotto Tap che, attraversando sia Grecia che Albania, porta in Italia il gas naturale che viene estratto in Azerbaijan.
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