L’incasso stimato dalla Ragioneria generale dello Stato dalla restituzione introdotta nel decreto Sostegni ter dei cosiddetti extraprofitti delle rinnovabili, ammonta a circa 1,5 miliardi di euro.
E’ stato poi spiegato che la norma “intende stabilizzare il trattamento” degli impianti di rinnovabili che fino ad ora hanno ricevuto degli incentivi, ad eccezione di quelli considerati piccoli (ossia fino a 20 kW), “vincolando gli operatori a restituire gli extraprofitti guardando alla vendita dell’energia rispetto ad un prezzo equo ante-crisi”.
Il governo punta quindi a pescare nelle tasche di aziende come Enel, Edison e A2A, che gestiscono degli impianti idroelettrici, dighe in grado di fornire circa il 19% di tutta l’energia che consumiamo. Si tratta infatti di strutture affidate in concessione ormai totalmente ammortizzate. In pratica producono energia “gratis“, quindi con le attuali quotazioni dei megawatt rappresentano una vera e propria miniera d’oro.
Il governo però continua a trascurare gli extraprofitti che le aziende italiane stanno facendo grazie al prezzo del gas, che viene importato dalla Russia e poi rivenduto ad un prezzo molto più elevato. Oppure a quelli legati al gas estratto da giacimenti italiani, su cui le aziende pagano delle concessioni molto basse.
Il gas russo arriva nel nostro Paese attraverso Tarvisio, da cui transitano circa 30 miliardi di metri cubi ogni anno. Il colosso statale russo Gazprom continua a mantenere segreto il prezzo al quale il gas viene venduto. Nonostante ciò nella conferenza tenutasi la scorsa settimana con i vertici delle aziende italiane, il presidente russo, Vladimir Putin, si è “lasciato scappare” che le imprese energetiche italiane attualmente stanno ricavando degli enormi profitti grazie alla differenza tra il prezzo a cui Mosca vende il gas e quello invece al quale viene rivenduto in Italia.
Il presidente di Nomisma energia, Davide Tabarelli, ha poi fatto notare che non tutto il combustibile che viene importato dalla Russia è ancorato ad accordi di vendita di lungo termine, ma quasi i due terzi vengono acquistati a valori corrispondenti alla metà delle quotazioni attuali.
In altre parole, se un metro cubo viene pagato 30 centesimi e rivenduto a 50, vi è un ricavo di 20 centesimi, che moltiplicato per 20 miliardi di metri cubi porta a 4 miliardi di euro in guadagni aggiuntivi. Senza contare che i profitti sono già abbastanza elevati per i venditori russi.
La stessa Russia infatti si trova al di sopra di innumerevoli riserve di gas che quindi costa pochissimo. Basti pensare che viene consegnato al mercato con un costo di estrazione e di trasporto che va dai 5 ai 6 euro per Megawatt, ma viene rivenduto ad un prezzo dieci, venti volte superiore.
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