L’ONU ha affermato che la perdita di biodiversità e il cambiamento climatico sono delle “minacce esistenziali” ed esistono delle strategie coordinate a livello globale per contrastarle già da qualche decennio.

Tuttavia vi è un’altra minaccia, altrettanto pervasiva e incombente, che sebbene resti lontana dai riflettori, dovrebbe in realtà essere affrontata con estrema urgenza ed essere posta al centro della tutela dell’ambiente. Stiamo parlando della lotta contro l’inquinamento da plastica.

A sostenerlo è la ong EIA (Environment Investigation Agency) in un rapporto appena pubblicato dal titolo “Connecting the Dots. Plastic pollution and the planetary emergency”. Il motivo però non riguarda solamente le dimensioni raggiunte dal fenomeno.

Ciò che preoccupa maggiormente è che l’inquinamento da plastica è correlato alle altre emergenze planetarie. Nel rapporto infatti si legge: “le crisi ambientali non esistono in modo isolato. Sono intrinsecamente interconnesse e si rafforzano a vicenda“.

“L’inquinamento tossico risultante dalla sovrapproduzione dilagante delle plastiche vergini e dei loro cicli di vita è irreversibile, mina direttamente la nostra salute, provoca la perdita di biodiversità, esacerba il cambiamento climatico e rischia di generare cambiamenti ambientali su larga scala”, si legge ancora nel rapporto.

I dati ottenuti dalle analisi parlano chiaro. La nuova plastica che ogni anno viene sversata in mare rischia di triplicare in meno di 20 anni, arrivando così intorno ai 700 milioni di tonnellate. Di questo passo quindi entro la metà del secolo il peso della plastica in mare supererà quello di tutti i pesci.

E da questo deriverebbe l’ingresso dell’inquinamento da plastica nella catena alimentare, la sua degradazione in microplastiche in grado di raggiungere sia i fondali marini che le vette delle montagne, e naturalmente anche l’impatto del processo produttivo sul clima, dato che è basato sulla combustione di fonti fossili.

Secondo IEA questi dati indicano che viene messa sempre più a rischio la capacità dell’uomo di mantenere la Terra “un pianeta abitabile“. Nonostante la gravità della situazione a livello globale, il tema plastica non è stato per nulla trattato durante la COP26 dello scorso anno.

Secondo IEA è necessario invertire la rotta e iniziare a ideare un piano che porti verso una messa al bando globale della plastica. Qualcosa in questo senso si sta già muovendo e una nuova spinta potrebbe arrivare dall’assemblea di UN Environment già a febbraio.

L’ong ha però fatto sapere che per essere efficace, ogni singolo intervento in vista dello stop deve necessariamente riguardare tutti gli aspetti del ciclo di vita della plastica, quindi dalla produzione al design del prodotto, fino allo smaltimento dei rifiuti.

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