Il muro di ghiaccio che serve per contenere l’acqua radioattiva di Fukushima, impedendole di contaminare il sito, la falda sottostante e il mare, ha iniziato a sciogliersi.

Il 18 novembre scorso la temperatura nei pressi del reattore numero 4 ha raggiunto i 13,4°C, ma in realtà è da circa metà settembre che questa è al di sopra della soglia di congelamento. A dare la notizia è la rete tv giapponese NHK, aggiungendo che il gestore della centrale nucleare di Daichii, la Tepco, ha in programma di lanciare già nei prossimi giorni i lavori necessari per la manutenzione.

In realtà la barriera ha avuto numerosissimi problemi fin dal momento della sua creazione, nel 2016. La barriera in questione è stata costruita grazie a opere di ingegneria che hanno permesso di congelare il terreno attorno ai reattori devastati dal terremoto e dallo tsunami del 2011.

L’impianto è stato costruito utilizzando 1.500 tubi conficcati nel terreno ad una profondità di 30 metri attraverso i quali viene iniettata una soluzione salina a -30°C. Lo strato di ghiaccio permette quindi di separare le acque contaminate presenti all’interno dei reattori danneggiati, da quelle della falda sottostante.

A causa dell’incidente di Fukushima, l’acqua della falda riesce ad infiltrarsi nei sotterranei dell’impianto, dove entra in contatto con un ambiente contaminato e diventa quindi altamente radioattiva, al pari dell’acqua che viene utilizzata per raffreddare i reattori e che Tokyo ha deciso di sversare in mare a partire dal 2023, dopo un attento processo di decontaminazione.

Questo accumulo di acqua presenta degli evidenti rischi, sia perché aumenta la quantità di liquido radioattivo da trattare e smaltire, che si va quindi a sommare agli 1,37 milioni di tonnellate già stoccate in varie cisterne nei pressi della centrale, sia perché rischia di inquinare l’intera falda sottostante.

Come se non bastasse, l’acqua che riesce a penetrare nell’edificio riesce poi a farsi strada attraverso il sistema di drenaggio di Fukushima e in questo modo si riversa nel Pacifico. Il tutto senza subire prima alcun trattamento decontaminante.

Prima della costruzione della barriera erano 500 le tonnellate di acqua che ogni giorno penetravano all’interno dei reattori. Questo purtroppo è solo l’ultimo di una serie di incidenti e malfunzionamenti che riguarda il muro di ghiaccio di Fukushima.

Appena 5 mesi dopo la sua entrata in funzione, a luglio 2016, la Tepco ha dovuto ammettere che la barriera appena realizzata funzionava in realtà solamente in parte. Questa infatti non riusciva ad evitare la contaminazione delle acque.

Nel 2018 un gruppo di esperti selezionati dal governo giapponese ha confermato che la barriera di ghiaccio non funziona come dovrebbe. Secondo la loro relazione, infatti, il muro di ghiaccio sarebbe in grado di bloccare solo la metà dei fluidi e non risolverebbe quindi il problema.

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