Il recente flop delle aste del DM FER 1 ha lasciato un profondo segno nell’ambizione verde nazionale. In questi anni il settore delle rinnovabili è cresciuto parecchio ma il ritmo a cui è avvenuto questo sviluppo non è affatto in linea con gli obiettivi energetici del 2030.
Il problema più grande continua ad essere l’iter autorizzativo dei nuovi impianti, che ancora oggi sono costretti a passare attraverso una fitta rete di provvedimenti regionali e burocrazia.
Il presidente del Coordinamento Free, Livio de Santoli, ha spiegato che “dopo circa 2 anni nelle sei procedure per le fonti rinnovabili sono stati assegnati circa 3.127 MW rispetto a 5.660 previsti“. Infatti mentre il Piano nazionale per l’energia e il clima richiede che vegano installati 42 GW entro il 2030, in Italia ne sono stati installati solamente 3 nel giro di due anni.
Inoltre, come se non fosse già grave la situazione attuale, le cose peggioreranno poiché con la prossima revisione governativa il target potrà essere alzato a 70 GW. De Santoli infatti aggiunge: “ciò significa che stiamo marciando verso l’obiettivo europeo con una lentezza inaccettabile. Di questo passo raggiungeremo gli obiettivi di 42 GW nel 2048 e quelli di 70 GW nel 2065″.
Il problema principale delle rinnovaili in Italia è noto ormai da tempo e il Governo ha finalmente avviato delle contromisure per cercare di semplificare e soprattutto di accelerare lo sviluppo verde del Paese. Tuttavia per il settore il lavoro da fare è ancora tanto.
Sulla questione interviene anche lo stesso Coordinamento Free, il quale ricorda quattro misure “radicali e coraggiose” con cuiaffrontare le criticità odierne.
Quali sono le proposte del Coordinamento Free?
Le proposte avanzate nel Coordinamento Free sono 4:
- raddoppiare il contingente: quello attuale, infatti, non è in grado di permettere al nostro Paese di raggiungere gli obiettivi fissati dall’Ue al 2030 e al 2050;
- individuare fin da subito quali sono le aree nelle quali è possibile installare impianti rinnovabili senza vincoli: a tal proposito non sono sufficienti le linee guida della Presidenza del Consiglio, per questo occorre contingentare i tempi di risposta delle Regioni italiani e, se necessario, avocare centralmente le decisioni;
- definire al più presto quali sono le quote minime di riduzione delle emissioni da assegnare a ciascuna Regione (fenomeno definito burden sharing);
- migliorare le proposte legislative che puntano alla semplificazione degli iter burocratici ma che all’atto pratico risultano totalmente inefficaci, come ad esempio limitare il ruolo delle Sovrintendenze a quelle che sono le aree di propria competenza e a quelle che saranno effettivamente definite non idonee.
L’Associazione ha poi spiegato che “nel caso del fotovoltaico occorrerà necessariamente prevedere impianti a terra, da ricondurre innanzitutto nelle aree a vocazione industriale e alle aree agricole degradate, abbandonate o comunque alle aree dichiarate non idonee alla produzione agricola, […] nonché a soluzioni agrovolotaiche su aree agricole produttive”.
In questo senso il Coordinamento Free ha individuato circa 37.500 ettari di terreno che potrebbero essere impiegati per la costruzione di impianti fotovoltaici. Per quanto riguarda l’eolico, invece, propone di individuare delle procedure “super semplificate”, che possano essere applicate a tutti i siti senza vincoli o a tutti quelli oggetti di repowering.
“Infine, per traguardare questi obiettivi, occorre rivedere le attuali politiche di sostegno al fotovoltaico, a partire dal DM Fer 1. Per l’eolico è urgente l’individuazione di un meccanismo di adeguamento della tariffa di sostegno che tenga conto del significativo aumento del costo degli aerogeneratori (+15%) dell’ultimo periodo dovuto all’incremento dei costi delle materie prime“.
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