Dati i requisiti di emissioni richiesti dalla normativa europea, il futuro dell’idrogeno in Italia non può non essere verde. Tuttavia per poter sviluppare la produzione di questo gas partendo dalle rinnovabili come previsto dalle linee guida nazionali e dalla strategia Ue, sono necessari degli incentivi dedicati e devono essere eliminati tutti gli ostacoli che stanno rallentando le installazioni di eolico e fotovoltaico.
Questo è il messaggio che emerge dal nuovo Hydrogen Innovation Report 2021, il primo rapporto, pubblicato proprio oggi, 29 settembre, che Energy & Strategy Group del PoliMi dedica interamente all’idrogeno, e che ore esamineremo più in dettaglio.
Nel documento si legge che nel nostro Paese c’è una situazione in “chiaroscuro“, con un grande impegno di spesa previsto dal Pnrr ma con troppa poca chiarezza nelle regole da seguire e negli obiettivi da raggiungere. Come già noto, l’Ue ha già adottato una strategia a riguardo che punta a portare l’idrogeno al 14% di consumi finali e ad installare 40 GW di elettrolizzatori entro il 2030, più 40 GW aggiuntivi nelle aree geografiche confinanti del medio-oriente, e a raggiungere 500 GW di capacità entro il 2050.
L’Italia, invece, non ha ancora ideato nessuna strategia per l’idrogeno. Attualmente, infatti, sono presenti solamente delle linee guida rilasciate nel 2019 che puntano all’installazione di 5 GW di elettrolizzatori entro il 2030, prevedendo anche dei finanziamenti complessivi per circa 10 miliardi di euro.
Questo gas ha poi un ruolo molto importante nel Pnrr italiano, che prevede investimenti nell’idrogeno per oltre 3,7 miliardi di euro, e in particolare per lo sviluppo della siderurgia verde. Ciò che emerge dal report, quindi, è che se l’Italia vuole davvero avere la sua filiera dell’idrogeno, come stabiliscono le linee guida del 2019, è necessario innanzitutto incentivare la produzione di energia elettrica da rinnovabili connessa ad essa, soprattutto sciogliendo tutti i nodi dovuti alle autorizzazioni.
Dalle conclusioni delle analisi economiche che il report presenta, leggiamo che attualmente, senza alcun incentivo o senza una qualche forma di prescrizione all’utilizzo di una quota di idrogeno verde, gli utilizzatori finali, che al momento utilizzano invece idrogeno grigio o metano, non hanno alcuna convenienza economica nel passare all’idrogeno prodotto da fonti pulite.
Nel report, infatti, si spiega che il costo finale di produzione dell’idrogeno è legato soprattutto ai costi dei consumi elettrici legati all’idrolizzatore e all’eventuale compressore. “Le eventuali misure di incentivazione, a differenza di quanto fatto in passato per le Fer, dove si è puntato ad abbattere le CAPEX, dovrebbero puntare ad abbattere il costo dell’energia elettrica utilizzata dall’elettrolizzatore, al fine di rendere comparabile il costo dell’idrogeno verde con quello grigio“, consigliano quindi gli esperti.
In particolare, dai casi analizzati è emerso che, se produrre idrogeno con elettricità pulita acquistata con PPA è l’opzione più costosa (a causa dell’impatto degli oneri di rete), ora anche per un impianto fotovoltaico o eolico incentivato con il decreto Fer 1 non sarebbe conveniente, a livello economico, l’abbinamento con un elettrolizzatore.
Diversa sarebbe invece la situazione se esistesse una forma di incentivazione mirata all’energia prodotta da un impianto Fer e autoconsumata in loco dall’elettrolizzatore. Quindi, in base alle analisi condotte nel report, gli autori concludono: “si conferma ancora la necessità da parte dell’Italia di finalizzare la proprio strategia nazionale per l’idrogeno, definendo chiaramente gli obiettivi che si vogliono raggiungere e i percorsi per traguardarli“.
“Inoltre, al fine di ottimizzare lo sviluppo primordiale del mercato, potrebbe essere necessario creare nuovi sistemi di incentivazione o modificare gli attuali, ma anche avviare possibili progetti pilota volti a valutare le differenti configurazioni lato produzione, trasporto e utilizzo finale”.
“Gli obiettivi per il settore dell’idrogeno dovrebbero essere integrati a loro volta all’interno della roadmap di decarbonizzazione prevista dal Fit for 55, al fine di pianificare, ad esempio, uno sviluppo aggregato delle Fer e la relativa roadmap necessaria a raggiungere questi obiettivi”.
Gli analisti dell’Energy & Strategy Group ritengono anche che sia indispensabile implementare un “percorso volto ad attuare azioni di policy (come ad esempio l’ottimizzazione degli iter autorizzativi, ad ora fin troppo lenti) per permettere una crescita delle rinnovabili sul territorio italiano, in maniera coerente non solo con gli obiettivi presenti nel Fit for 55, ma anche con la volontà di creare un mercato relativo all’idrogeno verde”.
Questo contenuto non deve essere considerato un consiglio di investimento.
Non offriamo alcun tipo di consulenza finanziaria. L’articolo ha uno scopo soltanto informativo e alcuni contenuti sono Comunicati Stampa
scritti direttamente dai nostri Clienti.
I lettori sono tenuti pertanto a effettuare le proprie ricerche per verificare l’aggiornamento dei dati.
Questo sito NON è responsabile, direttamente o indirettamente, per qualsivoglia danno o perdita, reale o presunta,
causata dall'utilizzo di qualunque contenuto o servizio menzionato sul sito https://www.borsainside.com.