L’ultimo rapporto di Greenpeace Usa, pubblicato proprio oggi, rivela come diverse multinazionali di beni di consumo stiano “favorendo l’espansione della produzione di plastica, con impatti negativi sul clima e sulle persone di tutto il mondo”.

In particolare, il gruppo ha affermato che è “la plastica usa e getta di Coca-Cola, Pepsico e Nestlè” ad aggravare la crisi climatica. Il rapporto è stato intitolato “The climate emergency unpacked: how consumer good companies are fueling big oil’s plastic expansion” e grazie ad esso sono stati sottolineati nuovamente i “legami commerciali tra le aziende che basano il loro business sull’impego di grandi quantità di plastica monouso e le compagnie di combustibili fossili”.

I polimeri utilizzati, infatti, derivano in gran parte dal petrolio e dal gas fossile, che come ormai tutti sanno sono considerati i principali responsabili del riscaldamento globale. Nel rapporto stilato da Greenpeace si legge che esistono infatti dei legami stretti tra queste multinazionali e diverse società di combustibili fossili e del settore petrolchimico.

Il rapporto poi continua riportando un elenco delle multinazionali incriminate: “Coca-Cola, PepsiCo, Nestlé, Mondelez, Danone, Unilever, Colgate Palmolive, Procter & Gamble e Mars acquistano i loro imballaggi da produttori che, a loro volta, si approvvigionano da aziende come ExxonMobil, Shell, Chevron Phillips, Ineos e Dow“.

“Celando queste relazioni dietro una cortina fumogena, multinazionali come quelle citate cercano di eludere le loro responsabilità per le violazioni dei diritti umani e ambientali“.

Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna Inquinamento di Greenpeace Italia, ha affermato che sono proprio gli stessi marchi che alimentano l’inquinamento globale da plastiche usa e getta a contribuire all’acuirsi della crisi climatica in corso.

Anche se le multinazionali come Coca-Cola, PepsiCo e Nestlè si sforzano di sembrare il più possibile attente alla tutela dell’ambiente e alla questione climatica in generale, in realtà “continuano a lavorare a fianco dell’industria dei combustibili fossili per espandere la produzione di plastica: una crescita che potrebbe far salire le emissioni di gas serra a livelli catastrofici, in un Pianeta già surriscaldato”, ha aggiunto infine Ungherese.

Il report di Greenpeace ha poi denunciato come queste società abbiano collaborato con l’industria dei combustibili fossili per presentare il riciclo come una soluzione all’attuale inquinamento da plastica, nonostante sia chiaro su scala globale che ciò non è affatto sufficiente.

Anche a causa di queste “soluzioni alternative” al problema, ad oggi le leggi per impedire o almeno ridurre l’utilizzo di questi materiali sono poche, mentre vengono sostenuti tutti quei progetti di riciclo chimico o avanzato che però per il momento restano ancora sulla carta.

Le industrie del monouso e delle fonti fossili fanno infatti parte di alcuni “gruppi di facciata” che sostengono fermamente queste false soluzioni e tra queste troviamo:

  • Alliance to End Plastic Waste;
  • Recycling Partnership;
  • American Chemistry Council.

Qual è quindi il punto? Il problema concreto cui si rischia di andare incontro è che, a causa della mancanza di azioni concrete in questo senso, la produzione di plastica potrebbe addirittura triplicare entro il 2050. “Secondo le stime del Center for International Environmental Law, questo comporterebbe una crescita delle emissioni legate al ciclo di vita della plastica di oltre il 50% entro il 2030″.

Si tratta di una stima gravissima, perché riguarda precisamente il decennio in cui tutto il mondo è chiamato ad intervenire, dimezzando le proprie emissioni per cercare di contenere l’aumento della temperatura globale entro il limite massimo degli 1,5° C.

Ungherese ha poi sottolineato che molte multinazionali hanno cercato di tenere nascosti i propri legami con le aziende dei combustibili fossili e con l’industria petrolchimica: “la nostra investigazione svela che invece hanno obiettivi comuni e continuano ad inquinare il pianeta. Se le aziende avessero davvero intenzione di proteggere l’ambiente e la salute delle persone, dovrebbero immediatamente porre fine all’alleanza con l’industria dei combustibili fossili e abbandonare il monouso nei loro prodotti”.

Infatti è proprio questa la richiesta di Greenpeace alle multinazionali incriminate: abbandonare i materiali usa e getta per favorire invece il riciclo. “Nelle scorse settimane l’organizzazione ambientalista ha lanciato una petizione per chiedere alle aziende leader del mercato italiano di ridurre drasticamente il ricorso a bottiglie in plastica monouso, di cui l’Italia è tra i maggiori consumatori al mondo, per ridurre l’inquinamento marino e la dipendenza dal petrolio e dal gas fossile”.

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