Se si continua con i ritmi attuali, le discariche che attualmente accolgono quasi il 21% dei milioni di tonnellate di rifiuti domestici all’anno, saranno del tutto piene nel giro di appena 3 anni.
Ad oggi, la situazione italiana è parecchio lontana dall’obiettivo fissato dall’Europa del 10% massimo di conferimento di rifiuti urbani in discarica, prefissato per il 2035 attraverso il piano europeo sull’economia circolare.
Secondo quanto emerso dai dati raccolti, infatti, l’Italia dovrebbe trovare una soluzione per i rifiuti e le restano solamente 3 anni per impedire un collasso che non farebbe altro che aggravare pesantemente la situazione italiana dello smaltimento di rifiuti urbani e speciali.
Qual è la situazione delle discariche italiane?
La stima che indica che sono 3 gli anni a disposizione per evitare questo collasso, appiana del tutto le divergenze tra Nord e Sud del Paese. Divergenze che, tra l’altro, si riscontrano da diversi anni e su vari livelli, incluso appunto il settore dello smaltimento dei rifiuti.
Nelle regioni più meridionali del Paese, infatti, dove scarseggiano gli ipianti di recupero realizzati all’insegna della tecnologia, la stima indica un lasso di tempo decisamente più breve per evitare il collasso dei sistemi di smaltimento. Secondo i dati raccolti e la situazione di molte regioni del Sud, si stima che il collasso dovrebbe avvenire già tra un anno e mezzo massimo.
Si tratta di una data fin troppo vicina, che fa pensare a quanto sia necessario un intervento immediato per cercare di rimediare a questa situazione disastrosa. Nelle regioni più settentrionali, invece, dove aumenta notevolmente il numero di impianti teconologici, più moderni, la stima indica che il collasso dei sistemi di smaltimento potrebbe avvenire tra 4 anni e mezzo.
Vi sono poi dei casi estremi, come quelli di Sardegna e Sicilia. In Sicilia, infatti, la capienza residua per raccogliere i rifiuti dei cittadini della regione è di poco al di sopra del 40%. In Sardegna, invece, le discariche sembrano essere già giunte al limite, presentando uno spazio per altri rifiuti per appena sei mesi, non di più.
Esiste una soluzione per le discariche italiane?
Il valore dell’Italia supera, nel complesso, di ben 30 volte quello di molti Paesi dell’Unione europea considerati più “green“, come ad esempio il Belgio, la Gerania, la Danimarca e la Svezia. In questi Paesi, infatti, le discariche sono utilizzate esclusivamente per la raccolta dello 0,7% dei rifiuti totali, mentre tutto il resto viene recuperato.
Ed ecco, quindi, che l’economia circolare potrebbe essere la soluzione per l’attuale situazione italiana, risolvendo così il problema rifiuti. Infatti se prima ci si poteva prendere il lusso di pensare ad un piano a lungo termine, ora invece si tratta di una vera e propria emergenza.
Naturalmente non si tratta di un’impresa facile, anzi. Per poter pensare ad un’economia circolare più green, infatti, l’arretratezza o la totale assenza degli impianti per raggiungere gli standard europei dovrebbe essere in qualche modo colmata su tutto il territorio nazionale – facendo così sparire il divario tra Nord e Sud – per quanto riguarda le discariche.
Nonostante questo sia un piano abbastanza difficile da attuare, l’economia circolare resta un’assoluta priorità per l’Italia. Grazie alla corretta dei gestione dei rifiuti, infatti, si potrebbero trarre molti benefici all’atto pratico:
- l’ambiente verrebbe tutelato;
- le città sarebbero molto più pulite;
- la qualità della vita di molte persone migliorerebbe;
- la transizione energetica potrebbe essere valorizzata, così come le risorse locali.
Quanti fondi dovrebbero essere stanziati per questo progetto?
Come sempre, i cambiamenti non vengono mai da soli. Per appianare le divergenze tra i numeri italiani e quelli europei, c’è bisogno di stanziare parecchi fondi per la costruzione di nuovi impianti e per la ricerca e lo sviluppo, per ideare tecnologie innovative per lo smaltimento dei rifiuti.
Secondo Marco Patuano, Presidente della utility lombarda A2A, affinché l’Italia raggiunga gli obiettivi prefissati dall’Unione, saranno necessari fondi per circa 4,5 miliardi di euro, da dedicare interamente alle infrastrutture per il trattamento dei rifiuti.
Inoltre bisogna considerare che, in un quadro ottimistico, grazie agli investimenti per la realizzazione degli impianti nelle varie regioni e ad un importante incremento della raccolta differenziata, si potrebbe anche ottenere una successiva diminuzione della Tari, l’imposta sui rifiuti.
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