In seguito alla pubblicazione del nuovo rapporto IPCC, l’allarme sul budget di carbonio spiega in maniera esaustiva perché l’azione climatica è così urgente.

Stando a quanto affermato dagli esperti del Panel interrogativo sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite, la quantità di CO2 che ci è permesso emettere per rimanere in linea e non sforare l’Accordo di Parigi è meno del previsto.

Secondo quanto calcolato da Carbon Tracker Initiative, le stime ribassate avvicinano la data di scadenza al 2030. Ad oggi sono già state emesse 41,5 Gt di CO2 l’anno in tutto il mondo. Se si volesse mantenere una probabilità medio alta (del 66%) di riuscire a contenere il riscaldamento globale entro gli 1,5° C, avremmo a disposizione 360 Gt di biossido di carbonio.

Quindi, eseguendo dei semplici calcoli possiamo notare che se non rallentiamo le emissioni inquinanti, ci restano circa nove anni. Se invece si punta ad una probabilità più alta (dell’83%), la quantità di CO2 da emettere rimanente scende a 300 Gt, e la scadenza verrebbe ulteriormente anticipata al 2028.

L’aggiornamento del rapporto IPCC ha stabilito il riscaldamento globale del decennio 2011-2020, rispetto al periodo pre-industriale, a 1,09° C, temperatura misurata alla superficie terrestre. Come sostenuto da diversi esperti, anche si dovesse iniziare fin da subito a ridurre le emissioni di CO2 nell’atmosfera, con molte probabilità sforeremmo la soglia minima stabilita a Parigi, almeno temporaneamente.

In questo caso, sempre facendo riferimento alla quantità di CO2 disponibile per rimanere su una probabilità del 66%, per contenere l’aumento delle temperature entro gli 1,7° C ci restano circa 660 Gt di anidride carbonica. In altre parole, quasi il doppio.

Tuttavia l’orizzonte non è poi così lontano. Infatti se continuiamo ad emettere gas inquinanti a queste velocità, sforeremo la soglia già nel 2037, tra soli 16 anni. Tutte queste stime vanno però lette con molta cautela, perché tengono conto solamente della CO2. bisognerebbe infatti considerare molti altri elementi, come ad esempio il metano.

Questo gas infatti, oltre ad avere un potere climalterante 80 volte maggiore rispetto alla CO2, è anche il responsabile di circa metà del riscaldamento globale accumulato fino ad oggi. L’IPCC avverte infatti che a seconda se la riduzione delle emissioni di metano e altri gas inquinanti sarà elevata o meno, i valori del budget di carbonio possono arrivare a subire delle variazioni di circa 220 Gt in più o in meno.

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