Secondo le ultime stime di Berenberg, il prezzo del carbonio subirà un rialzo del 40% dal 2022 al 2024. Si stima infatti che nei prossimi anni dovremo fronteggiare uno squilibrio tra la domanda e l’offerta di questa materia, che quindi porterà ad un aumento del suo costo.
Oramai l’aumento del prezzo è qualcosa che viene dato per certo, ma fino a che livello questo potrà crescere? Alcuni esperti hanno ipotizzato che il costo del carbonio potrà raggiungere i 110 euro per tonnellata, a fronte degli 85 euro attuali, con un incremento del 29%.
Si tratta di un livello che potrebbe essere mantenuto per almeno 5 trimestri prima che un intervento da parte delle forze politiche lo ristabilisca attorno ai 75 euro per tonnellata nel 2023, per poi infine risalire a 87 euro per tonnellata nel 2024. Da lì in poi, fino al 2030, diversi esperti stimano che vi sarà un continuo aumento del prezzo (93 euro nel 2025, 96 nel 2026, 98 nel 2027, 99 nel 2028 e 100 nel biennio 2029-2030).
Considerando quindi il decennio 2020-2030, i prezzi del carbonio dovrebbero crescere, in media, del 36%, chiudendo il periodo ad un prezzo prossimo ai 100 euro per tonnellata (il dato precedente era invece di 68 euro). Per il momento resta però invariata la media per l’anno corrente, che resta a 65 euro per tonnellata.
Nel suo modello di previsione, la banca d’affari ha deciso di tenere conto anche delle recenti proposte contenute nel piano Fit for 55 proposto dalla Commissione europea, data la loro elevata possibilità di promulgazione.
Anche il deficit di offerta del carbonio è destinato ad aumentare, arrivando al 111% già entro il 2024, mentre le stime precedenti indicavano un aumento del 99% entro il 2024, e al 144% entro il 2030 (a fronte del 93% previsto da stime precedenti).
Le stime tengono anche conto delle aste MSR, quindi va sottolineato che l’aumento qui indicato tiene anche conto dei fondi che verranno stanziati attraverso queste aste nel periodo 2025-2028 e che dovranno contribuire ad una lieve ripresa.
Il MSR è è infatti un meccanismo di trattamento del mercato all’interno del sistema ETS (Emissions Trading System) dell’Unione Europea, ed è volto a contrastare l’eccesso di offerta rispetto alla domanda da parte del mercato e a migliorare la resilienza del sistema di scambio di quote di emissione, nel caso in cui il divario tra domanda e offerta sia appunto troppo ampio.
Un aspetto molto importante osservato da Berenberg è che la crisi di liquidità del carbonio si fa sentire già da quest’anno, infatti non esiste ancora un numero sufficiente di permessi che permetta di coprire il disavanzo. Da gennaio 2021 ad ora sono 1.579 milioni quelli che circolano nel sistema TNAC (numero totale di quote in circolazione), ma questo sono già stati, o presto lo saranno, assorbiti da servizi di utilità pubblica e da particolari ambiti industriali.
Secondo l’ultima proposta avanzata dalla Commissione europea, il fattore di riduzione lineare del limite di emissioni andrà dal 2,2 al 4,3% in un anno. QUesto è un passaggio chiave, necessario per poter raggiungere il taglio del 60% delle emissioni complessive entro il 2030 (basandosi sui valori registrati nel 2005).
QUindi, con questi presupposti, se il fattore di riduzione lineare dovesse crescere nel 2024, vi sarà un calo dell’offerta dei permessi per 117 milioni in meno, i quali corrispondono al 15% della domanda del 2024, andando così a coprire anche i buchi degli anni 2021-2022-2023.
Il settore marittimo dovrebbe aderire al sistema ETS a partire dal 2023. Riguardo il capitolo del settore marittimo, Berenberg stima un aumento del’obbligo del 20%-45%-70%-100% rispettivamente per gli anni dal 2023 al 2026. In questo modo si passerà dai 21 milioni di domanda del 2023 a circa 91 milioni nel 2026.
Molte aziende però si sono attivate e la banca d’affari ha fatto sapere che già a partire dal prossimo anno la crescita numerica di nuovi aderenti sarà elevata, cosa che, secondo Berenberg, “per noi sarebbe molto saggia”. Per quanto riguarda invece il settore dell’aviazione, l’adesione al sistema ETS avverrà nel 2024.
La novità principale che riguarda questo settore, però, è la proposta di ridurre a zero alcune delle quote gratuite entro il 2027, che quindi dovrebbero diminuire di 20 milioni dal 2024 al 2027, pari a meno del 2& del disavanzo commerciale cumulato.
Berenberg conferma che il tasso di prelievo MSR per il 2024 verrà mantenuto al 24%, anche se si tratta di un valore raddoppiato rispetto a quello stimato negli anni precedenti. Il TNAC invece dovrebbe rimanere inferiore agli 833 milioni dal 2024 in poi. Inoltre, aggiunge Berenberg, “ci aspettiamo che il TNAC sia al di sotto della soglia di 400 milioni nel 2025-2028, cosa che innescherebbe iniezioni di offerta di 100 milioni l’anno nelle aste MSR”.
L’introduzione del CBAM (il Meccanismo di aggiustamento del carbonio alla frontiera) non è però stato considerato nelle stime di Berenberg. Il CBAM, infatti, pone le importazioni su un piano di parità di condizioni di carbonio, imponendo agli importatori l’acquisto di permessi di carbonio per compensare le emissioni sui beni importati.
Questo contenuto non deve essere considerato un consiglio di investimento.
Non offriamo alcun tipo di consulenza finanziaria. L’articolo ha uno scopo soltanto informativo e alcuni contenuti sono Comunicati Stampa
scritti direttamente dai nostri Clienti.
I lettori sono tenuti pertanto a effettuare le proprie ricerche per verificare l’aggiornamento dei dati.
Questo sito NON è responsabile, direttamente o indirettamente, per qualsivoglia danno o perdita, reale o presunta,
causata dall'utilizzo di qualunque contenuto o servizio menzionato sul sito https://www.borsainside.com.