A seguito del confronto con i Repubblicani pare che il piano di Biden per la transizione ecologica siano stato enormemente ridimensionato.
Il presidente ha infatti affermato di puntare all’accordo bipartisan e sembra intenzionato a concedere un compromesso, anche se l’idea è che lo faccia principalmente per cercare di rimediare agli strappi dovuti a Trump piuttosto che per un’effettiva necessità di numeri al Senato e al Congresso.
Per questo motivo l’American Jobs Plan, tentando di ricongiungere le varie parti, “annacqua” le ambizioni climatiche di partenza degli Stati Uniti. Inizialmente, infatti, dovevano essere stanziati 2.000 miliardi di dollari per il raggiungimento di tutti gli obiettivi, la maggior parte dei quali legata appunto all’ambiente e alla transizione ecologica.
In seguito, questi fondi sono scesi a 1.500 miliardi, di cui solo 579 miliardi di nuova spesa. Ed ora, in seguito al confronto con i Repubblicani, la cifra da stanziare è stata rivista per l’ennesima volta, diminuendo ulteriormente e non restando altro che una leggera ombra di quella iniziale.
Il piano proposto da Biden per le infrastrutture, per rilanciare la leadership climatica americana, oramai non convince più nemmeno una parte dei democratici, che hanno recentemente promesso battaglia. La questione però non riguarda solamente i diversi schieramenti politici, perché questa si riflette anche sulla credibilità dello Stato, degli impegni che gli Stati Uniti hanno preso sul clima, anche durante il Leaders Summit on Climate dello scorso aprile.
Secondo vari esperti, la proposta iniziale di Biden era perfettamente in linea con quelli che sono gli obiettivi climatici statunitensi, ossia effettuare un taglio delle emissione del 50-52% entro il 2030 rispetto ai livelli del 2005 e raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, ma l’ultima versione, quella “rimaneggiata”, non è più all’altezza di questi obiettivi.
Il World Resource Institute ha provato ad analizzare la situazione nel dettaglio. Secondo l’istituto, la proposta originaria prevedeva che almeno la metà dei 2.000 miliardi di dollari stanziati venissero utilizzati per fronteggiare il cambiamento climatico, e che quindi fossero investiti nel settore delle energie pulite e della giustizia ambientale.
La proposta bipartisan, invece, è molto più vaga e non chiarisce quante saranno le risorse dedicate all’ambiente, ma secondo alcune stime non supererebbero i 400 miliardi. Non si tratta quindi di una riduzione da poco, dato che l’intero piano nazionale si è visto sfumare 600 milioni di dollari in un attimo.
Le voci che hanno subito i tagli più drastici sono quelle dell’efficienza energetica degli edifici, che da 213 miliardi sono scese a 100 miliardi (meno della metà), e quelle che riguardano la mobilità elettrica. In quest’ultimo settore, in particolare, il taglio è stato decisamente drastico, passando da 175 miliardi a soli 15.
COme se non bastasse, anche se i fondi sono ridotti, questi dovranno comunque bastare per coprire più ambiti, infatti sono stati inseriti anche i trasporti pubblici, oltre alle infrastrutture di ricarica. Per quanto riguarda le rinnovabili, invece, l’infrastruttura energetica passa da 100 a 73 miliardi, ma nell’ultima bozza non viene più fatto alcun riferimento all’energia pulita, quindi non è ancora chiaro cosa si possa finanziare e cosa no.
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