Nonostante sia il Paese latinoamericano che conta il maggior numero di vaccinazioni dall’inizio della campagna vaccinale e sia il quinto al mondo, dopo Israele, Emirati Arabi, Regno Unito e Stati Uniti, attualmente il Cile è teatro di un enorme paradosso.

Nel Paese si contano infatti circa 7,3 milioni di persone ad aver ricevuto la prima dose di vaccino, su un totale di 15 milioni di soggetti vaccinabili, e ben 4,6 milioni ad aver ricevuto anche la seconda dose. Basandosi su questi numeri, quindi, si arriva a un totale di circa 12 milioni di dosi somministrate, ma nonostante ciò i numeri dei contagi e dei ricoveri in terapia intensiva non sono mai stati così alti.

Per questo motivo il governo si è visto costretto a chiudere le frontiere dal 5 aprile fino al primo maggio, lasciando però il permesso di spostarsi fuori dal Paese solo per motivi urgenti di carattere umanitario o trattamenti medici. Ma vediamo gli eventi in ordine.

In Cile la campagna vaccinale ha avuto inizio il 3 febbraio grazie agli accordi siglati dal governo di Sebastian Pinera a partire dai primi mesi della pandemia proprio per assicurarsi una fornitura sufficientemente elevata (principalmente del vaccino prodotto da Pfizer e il cinese Sinovac).

La campagna vaccinale in realtà è stata organizzata in maniera estremamente semplice ed efficace, poiché ogni due giorni circa sono state vaccinate tutte le persone nate in un determinato anno, quindi non c’è stato alcun bisogno di prenotarsi precedentemente.

Nonostante la campagna di vaccinazione sia iniziata a febbraio, e qui si nota il paradosso, proprio a partire da quel periodo il numero dei contagi ha subito un brusco aumento, dando il via alla seconda ondata. Inoltre, secondo un’indagine condotta dalle Università del Cile, dalla Cattolica e da Concepcion, il numero dei soggetti positivi registrato nel mese di marzo è stato del 28% più alto rispetto al dato peggiore registrato invece durante la prima ondata del 2020.

A partire da quella data, poi, ogni giorno si continua a registrare un record negativo rispetto ai mesi precedenti. Il milione di casi è già stato superato l’11 aprile. Inoltre fino a quel momento sono stati contati 24.400 decessi e in un solo giorno vi sono stati circa 7830 casi, che corrisponde al dato più alto dall’inizio della pandemia.

Tutto ciò ha contribuito all’aumento delle restrizioni all’interno del Paese, con l’83% della popolazione in quarantena, coprifuoco a partire dalle 21, la possibilità di uscire per svolgere attività fisica solo tra le 6 e le 9 del mattino e di uscire solo previo permesso rilasciato dalla polizia per due sole volte a settimana, incluse le uscite per effettuare la spesa.

Si tratta di una situazione che la stessa popolazione trova difficile spiegarsi e accettare, dato che solo a marzo il Cile risultava essere tra i primi Paesi al mondo per numero di vaccinazioni. Un’ipotesi proposta è che sia stata proprio l’esultanza da parte della popolazione stessa a causare questa nuova ondata, perché a causa dell’allentamento delle restrizioni le strade si sono subito affollate. Inoltre, in estate non è stato mai raggiunto lo 0 effettivo dei contagi, mentre si è rimasti attorno ad un valore di circa 1500-1800 positivi al giorno.

Claudia Cortés, vicepresidente della Società di Infettivologia Cilena, ha affermato: “la situazione che stiamo vivendo adesso in Cile è simile a quella vissuta dal Regno Unito al ritorno dalle vacanze estive. Senza contare che nei mesi estivi sono state autorizzate, con permessi speciali, 4-5 milioni di persone a muoversi per le vacanze in vie aeree del Paese, dove oggi si hanno i maggiori tassi di ricovero e malati“.

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