A partire dal prossimo luglio, l’Italia sarà il primo Paese in Europa a produrre il vaccino russo Sputnik V. Ad annunciarlo è la Camera di commercio italo-russa, affermando che finalmente dopo mesi di trattative è finalmente stato siglato l’accordo tra il Rdif, ossia il Fondo governativo per gli investimenti diretti, di Mosca e Adienne Pharma&Biotech.

L’azienda con sede in Svizzera punta, grazie alla sua succursale brianzola, a consegnare circa 10 milioni di dosi già entro la fine dell’anno. Si tratterebbe quindi di una fornitura che consentirebbe di accelerare la campagna vaccinale ma questa resta comunque subordinata al via libera da parte dell’Ema al vaccino russo.

Infatti l’autorità europea ha iniziato solo da poche settimane la cosiddetta “rolling review“, essenziale per ottenere l’autorizzazione del prodotto. Sono però ancora molti i dubbi di Bruxelles sulla sicurezza e l’effettiva efficacia del vaccino russo.

In questi giorni Christa Wirthumer-Hoche, presidente del Cda di Ema, ha definito Sputnik V “una roulette russa“, sconsigliando ai Paesi membri di ricorrere all’autorizzazione emergenziale visto che i dati fino ad ora raccolti sul campione sono del tutto insufficienti. Sono state senza dubbio delle parole dure e ciò ha provocato l’immediata reazione di Mosca, che ora aspetta delle scuse pubbliche.

In Italia il primo giudizio favorevole all’utilizzo del vaccino russo arriva dall’Istituto Spallanzani di Roma, che ha analizzato i dati raccolti e pubblicati lo scorso 2 febbraio dal Gamaleya Research Institute (ente di ricerca statale russo che ha sviluppato il vaccino in collaborazione con il ministero della Difesa) sulla rivista “The Lancet“.

Basandosi sul loro parere, poi, l’assessore alla Sanità del Lazio, Alessio D’Amato, lo scorso venerdì ha formalmente chiesto al governo di appoggiare l’idea di produrre il siero russo in Italia dopo diversi incontri con le autorità russe.

D’Amato ha spiegato: “la direttrice del Dipartimento dello sviluppo dei progetti sanitari del Fondo russo di investimenti diretti, Nina Kandelaki, ha dato la disponibilità sia all’opzione delle dosi, che a facilitare il dialogo per sviluppare la produzione del vaccino, ringraziando per la cooperazione scientifica tra l’Istituto Spallanzani di Roma e l’Istituto Gamaleya di Mosca che firmeranno un protocollo d’intesa scientifico per una collaborazione stabile tra i due Istituti”.

Ora è quindi arrivata la formalizzazione di un primo accordo. La Ccir (Camera di commercio italo-russa) ha fatto sapere che già da ottobre 2020 “ha promosso incontri tra imprese italiane ed europee con le controparti istituzionali russe per verificare le opportunità in termini di cooperazione relative alla produzione del vaccino russo Sputnik V in Italia”.

Nel comunicato si legge anche che i meeting “hanno avuto lo scopo di identificare alcuni partner strategici per predisporre la produzione del vaccino Sputnik V sul territorio italiano utilizzando le conoscenze e le eccellenze dell’industria italiana del farmaco per fronteggiare la crescente richiesta di dosi dei preparati vaccinali”.

Proprio in questi ultimi giorni è arrivata l’ufficialità dell’accordo da parte dell’amministratore delegato Kirill Dmitriev del Russian direct investment fund. “La partnership permetterà di avviare la produzione già dal mese di luglio 2021, il processo produttivo innovativo aiuterà a creare nuovi posti di lavoro e permetterà all’Italia di controllare l’intero processo di produzione del preparato. Questo permetterà la produzione di 10 milioni di dosi entro la fine dell’anno. Inoltre le autorità russe stanno lavorando ad oltre 20 progetti di collaborazione in tutta Europa e Sputnik V è già stato registrato in oltre 45 nazioni al mondo“.

La notizia si è subito diffusa in Europa ed è stata accolta con non poca freddezza da Bruxelles. Un portavoce della Commissione ha infatti dichiarato: “attualmente non sono in corso colloqui per integrare lo Sputnik V nella strategia Ue sui vaccini. Gli Stati membri possono sempre concedere l’approvazione del vaccino russo Sputnik nell’ambito dell’autorizzazione per uso emergenziale, ma in quel caso la responsabilità ricadrebbe sullo Stato e non sull’azienda, come sarebbe invece se il vaccino ottenesse l’approvazione all’immissione in commercio da parte dell’Ue”.

Il portavoce ha poi ricordato che quella adottata dall’Ue è una strategia comune della Commissione e degli Stati membri, ma che questi possono comunque decidere insieme di diversificare ulteriormente i propri portafogli vaccinali.

Sputnik V: maggiori informazioni

Sputnik V è un vaccino che si basa sulla tecnologia dei vettori virali. La particolarità di questo vaccino risiede nel fatto che tra la prima e la seconda dose i vettori utilizzati sono differenti e questo consente di aumentare l’efficacia del prodotto. A novembre, tra lo scetticismo di molti, Mosca ha dichiarato un’efficacia pari al 90%; dato che è poi stato ratificiato il 2 febbraio scorso dalla rivista The Lancet.

Approvato in Ungheria, per il momento lo Sputnik V è somministrato in Paesi quali Serbia, Bolivia, Argentina, Palestina e Bielorussia. Circa il suo utilizzo, però, circolano ancora molti dubbi, avanzati dall’Ema, in particolare sulla sua sicurezza e sulla qualità dei siti di produzione, infatti è in programma una visita da parte degli ispettori europei per verificare che vengano rispettati tutti i protocolli.

Inoltre non sono noti i dati di somministrazione in Russia (alcune stime parlano del 2,7% di cittadini vaccinati) e lo stesso presidente russo, Vladimir Putin, non ha ancora ricevuto la prima dose.

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