Il 2020 è stato un anno molto importante per la produzione di energia rinnovabile per la Germania. Paul Hockenos ha scritto su Foreign Policy che le fonti di energia pulita, come parchi eolici, pannelli solari, biogas e impianti idroelettrici, “hanno aumentato la loro quota di consumo energetico fino al 46%, quasi pari a quella di petrolio, carbone, gas ed energia nucleare messi assieme”.

Hockenos ha poi ricordato che dopo il periodo di arresto verificatosi negli anni intorno al 2010, “le emissioni di gas serra nella quarta economia mondiale sono diminuite di nuovo lo scorso anno di circa 80 milioni di tonnellate di CO2. Ciò pone la Germania in calo del 42% rispetto al livello di emissioni del 1990, superando così il suo obiettivo decennale di 2 punti percentuali. Una traiettoria che rappresenta una buona notizia per la Germania e per l’Ue, che vuole trasformare il continente a zero emissioni entro il 2050“.

Quali sono i rischi?

Nonostante tutti i vantaggi che ciò comporterebbe, il progressivo passaggio della Germania a un sistema elettrico sempre più dipendente da fonti rinnovabili, a loro volta dipendenti dal clima del territorio, sta incontrando diversi ostacoli. Si tratta però di problemi che in realtà dovranno affrontare tutti i Paesi che in futuro decideranno di sostituire i combustibili convenzionali con solare ed eolico.

Hockenos si è infatti domandato cosa succederebbe qualora il sole non dovesse splendere per un certo periodo, oppure se il vento non soffiasse per ore o addirittura giorni. I quesiti riportati su Foreign Policy evidenziano però i problemi legati a due situazioni diametralmente opposte ma ugualmente serie e da non sottovalutare. Infatti il discorso vale sia in caso di carenza di sole o vento, sia in caso di eccesso di irraggiamento o di vento.

Infatti in quel caso “i flussi di energia dai parchi eolici in mare travolgono la rete elettrica, provocandone persino il collasso. Questi tsunami dell’elettricità possono minacciare la stabilità dei sistemi energetici dei Paesi vicini. Inoltre quando c’è un eccesso di potenza nella rete, i prezzi possono diventare negativi, costringendo gli operatori di rete a pagare i clienti per comprare elettricità”.

Ristrutturazione del sistema energetico

Il passaggio da un sistema energetico che produce energia continuamente, tutti i giorni e a tutte le ore, a un sistema “intermittente” basato su fonti rinnovabili non comporta solo uno scambio delle fonti utilizzate, a anche una vera e propria ristrutturazione del sistema energetico stesso.

L’esperto di energia presso la società di servizi pubblici EnBW, Georg Stamatelopoulos ha riassunto il problema nelle seguenti righe: “le energie rinnovabili ora coprono circa la metà della domanda e c’è ancora sufficiente potenza disponibile nel sistema; inoltre c’è ancora la possibilità di ottenere energia elettrica dai nostri vicini. Quello che è certo, tuttavia, è che un’ulteriore espansione delle rinnovabili aumenterà la volatilità del sistema. Questo è il motivo per cui avremo sempre bisogno di un servizio disponibile, ossia un servizio a nostra disposizione quando avremo la necessità corrispondente”.

Il problema dei blackout

I blackout energetici sono quelli che spaventano maggiormente gli industriali e il setore dell’energia convenzionale. Su Foreign Policy si legge: “Finora, nella Germania altamente industrializzata, i blackout non sono ancora avvenuti. Non ci sono stati blackout a livello nazionale da anni e l’anno scorso il tedesco medio ha subito solo 12 minuti di interruzione“. Si tratta del dato più basso in Europa e quasi del tutto trascurabile se si conta che negli USA nel 2019 la media era di 4,7 ore.

Questo traguardo è stato raggiunto dai tedeschi perché negli ultimi 20 anni “il Paese ha aggiunto capacità di energia pulita alla fornitura, investimenti incoraggianti da supporti di prezzo che rendono la sua energia tra le più costose d’Europa. Allo stesso tempo il Paese ha mantenuto gran parte della sua produzione di combustibili fossili e una manciata di centri nucleari. Il surplus di energia viene esportato, con un bel profitto per le utility delle centrali a carbone”.

Germania punta alla chiusura delle centrali nucleari e a carbone

L’intero sistema è però destinato a cambiare. La Germania ha infatti annunciato la chiusura delle centrali a carbone, l’ultima delle quali verrà chiusa nel 2038, e delle centrali nucleari, che verranno disconnesse dalla rete già a partire dal 2022. Il 1 gennaio di quest’anno già 11 centrali a carbone (9 nel Nord Reno-Westfalia e 2 nei pressi di Amburgo) sono state chiuse e presto ne seguiranno molte altre.

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