Il Sudafrica ha deciso di sospendere la somministrazione del vaccino prodotto da AstraZeneca e dall’Università di Oxford. Secondo i dati raccolti dalla Johns Hopkins University, il Paese ha registrato circa 1,4 milioni di casi e oltre 46mila decessi dall’inizio della pandemia ed ha già ricevuto un milione di dosi del vaccino Oxford-AstraZeneca.

La somministrazione del siero sarebbe dovuta iniziare proprio in questi giorni, tuttavia la sperimentazione del campione in Sudafrica ha avuto risultati piuttosto deludenti nel contrastare la variante del virus. Secondo gli esperti, inoltre, i casi di pazienti positivi alla nuova variante Covid rappresentano più del 90% dei casi totali registrati nel Paese.

Alcuni ricercatori si incontreranno questa settimana per discutere e analizzare meglio i dati e quale sarà l’impatto sul piano vaccinale nazionale. Alcuni studi hanno infatti dimostrato che il siero prodotto da AstraZeneca e dall’Università di Oxford non fornisce una protezione significativa contro la variante del Covid-19 che si sta difondendo in Sudafrica.

Cosa sappiamo della variante sudafricana?

E’ ormai risaputo che tutti i virus mutano in maniera costante e a volte anche abbastanza rapida. Queste mutazioni avvengono durante il processo di replicazione del virus e sono dovute a delezioni del genoma o all’aggiunta di altre basi che possono conferire nuove caratteristiche al virus.

Tuttavia non si tratta sempre di un fattore “positivo” per il virus stesso perché queste modificazioni sono del tutto casuali e, così come possono portare a un adattamento del virus, rendendolo ad esempio più contagioso o letale, possono anche essere del tutto irrilevanti o dannose per la sua stessa sopravvivenza.

Al momento nel mondo vi sono già numerose varianti del Covid-19, ma quella che preoccupa maggiormente gli esperti è quella che si sta diffondendo in Sudafrica che è stata denominata 501.V2 o B.1.351. Questo nuovo microrganismo porta con sè una mutazione chiamata N501Y che lo rende molto più contagioso rispetto al primo coronavirus.

Lo scorso 3 febbraio è stato registrato il primo caso di paziente positivo alla variante sudafricana in Italia, presso l’Ospedale di Varese dell’ASST Sette Laghi. Il paziente è un uomo rientrato da un viaggio in Africa. Per il momento non ci sono prove che dimostrano che questa variante sia in grado di causare malattie più gravi nella stragrande maggioranza dei pazienti infetti.

Così come con il Covid-19, anche con questo nuovo ceppo il rischio maggiore è per gli anziani e per i soggetti con condizioni di salute già compromesse. Inoltre si sta diffondendo la preoccupazione che i vaccini finora prodotti non risultino abbastanza efficaci.

Lo studio sudafricano

Il vaccino Oxford-AstraZeneca è stato testato attraverso uno studio condotto su 1750 adulti sani in Sudafrica. Come per gli altri studi, anche in questo caso i partecipanti sono stati divisi in due gruppi, uno dei quali ha ricevuto il vaccino e l’altro invece una dose placebo di soluzione salina. Ovviamente nessuno dei due sapeva quale soluzione stava ricevendo.

I dati raccolti in seguito hanno poi confermato che il vaccino è in grado di offrire solo una protezione minima contro i casi lievi e moderati, ma gli esperti sperano ancora che questo sia in grado di prevenire l’insorgenza di casi più gravi.

Per poter soddisfare i requisiti minimi di vaccinazione dell’Organizzazione mondiale della sanità, un vaccino deve essere in grado di dimezzare il rischio di un soggetto di contrarre il Covid, da lieve a grave, per almeno 6 mesi. Inizialmente il siero Oxford-AstraZeneca ha dimostrato un’efficacia del 75% contro il Covid da lieve a moderato.

Infatti fino a ottobre erano stati registrati solo risultati promettenti, ma dopo appena due mesi il Sudafrica è stato colpito da una nuova ondata dovuta a questo nuovo ceppo a più rapida diffusione, anche se fino ad ora non ci sono prove che questo induca le persone ad ammalarsi di più.

Shabir Madhi, direttore dell’Unità di ricerca sull’analisi dei vaccini e delle malattie infettive presso la Witwatersrand University, ha condotto un’analisi che ha dimostrato come il vaccino prodotto da AstraZeneca, per quanto sicuro negli altri casi, si sia rivelato prevalentemente inefficace nella lotta alla variante Covid sudafricana.

Lo studio non è stato però in grado di stabilire l’efficacia del vaccino nel prevenire infezioni più gravi perché l’età media dei partecipanti era di 31 anni, quindi nello studio non sono stati coinvolti soggetti con probabilità maggiori di sviluppare i sintomi gravi del Covid.

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