Jeff Bezos ha annunciato che entro la fine dell’anno si dimetterà dalla carica di CEO di Amazon e così potrà dedicarsi interamente alle sue “passioni”, incluso il fondo da 10 miliardi di dollari stanziato in tutela dell’ambiente e per la lotta al cambiamento climatico.

Si tratta di una somma molto alta che potrebbe comportare una clamorosa svolta nella lotta ai cambiamenti climatici. Tuttavia le comunità vulnerabili, incluse quelle colpite dai magazzini di Amazon, hanno affermato di essere state escluse.

Fino ad oggi Bezos ha stanziato “solo” 791 milioni di dollari per 16 organizzazioni ambientali, vale a dire poco meno dell’8% della somma totale del nuovo fondo. I suoi finanziamenti, annunciati lo scorso novembre, hanno aumentato i bilanci di alcuni gruppi di difesa tradizionali, come ad esempio l’Environmental Defense Fund.

La maggior parte dei suoi finanziamenti è andata a organizzazioni molto più grandi, con una leadership diversificata. Gruppi più piccoli e di base che rappresentano le comunità di colore, invece, hanno affermato di essere stati esclusi, ed ora chiedono un riconoscimento e dei finanziamenti. Chiedono quindi che Bezos si dimostri più disponibile con le comunità che vivono e subiscono l’inquinamento dei magazzini Amazon.

A febbraio dello scorso anno, Bezos ha donato parte delle sue ricchezze a “scienziati, attivisti e ONG” impegnati nella lotta ai cambiamenti climatici. Da marzo, da quando il coronavirus ha cominciato a diffondersi, il patrimonio di Bezos è aumentata di circa 75 miliardi di dollari.

Infatti mentre molte altre attività sono state costrette a chiudere durante la pandemia, l’attività di Amazon è in realtà aumentata assieme al tasso di acquisti online. Per questo motivo anche le emissioni di gas serra di Amazon hanno continuato a crescere, nonostante l’impegno di Bezos e della sua azienda nel 2019 nel contrastare l’inquinamento climatico.

I cinque gruppi più grandi ad aver beneficiato dei finanziamenti stanziati da Bezos sono l’Environmental Defense Fund, The Nature Conservancy, World Wildlife Fund, World Resources Institute e il Natural Resources Defense Council, che hanno ricevuto 100 milioni di dollari ciascuno a novembre.

Alcuni gruppi, come la Climate Justice Alliance, una coorte di organizzazioni focalizzate sulla lotta al razzismo ambientale, considerano queste “soluzioni” come delle scappatoie per gli inquinatori aziendali. Attraverso queste azioni, infatti, molte aziende possono affermare che stanno affrontando il cambiamento climatico.

Un portavoce della CJA (Climate Justice Alliance) ha affermato: “Rafforza le pratiche che hanno causato la crisi in primo luogo, perpetuando le zone di sacrificio e non facendo nulla per ridurre le emissioni alla fonte“.

Questo contenuto non deve essere considerato un consiglio di investimento. Non offriamo alcun tipo di consulenza finanziaria. L’articolo ha uno scopo soltanto informativo e alcuni contenuti sono Comunicati Stampa scritti direttamente dai nostri Clienti.
I lettori sono tenuti pertanto a effettuare le proprie ricerche per verificare l’aggiornamento dei dati. Questo sito NON è responsabile, direttamente o indirettamente, per qualsivoglia danno o perdita, reale o presunta, causata dall'utilizzo di qualunque contenuto o servizio menzionato sul sito https://www.borsainside.com.