La decisione presa da Pfizer di ridurre il carico di consegne in Europa ha decisamente fatto infuriare il commissario Arcuri, ma al tempo stesso ha permesso all’Ema di estendere il proprio sguardo anche su altri vaccini in preparazione.
Marco Cavaleri, responsabile della strategia vaccinale dell’Ema, ha affermato: “stiamo lavorando sul vaccino Johnson&Johnson, che al momento è il più avanzato, ma ci sono anche altri vaccini per i quali abbiamo avviato un dialogo e siamo pronti ad iniziare le procedure”.
Insomma è proprio il momento di cominciare a guardare a 360 gradi, e non di concentrarsi su un’unica soluzione. “Siamo in contatto anche con gli sviluppatori del vaccino russo e di quello cinese. Siamo aperti a discutere anche con loro per vedere se ci sono margini e se c’è un interesse per una autorizzazione europea. Siamo assolutamente aperti“.
Per quanto riguarda il vaccino sviluppato da Johnson&Johnson, Cavaleri ha riferito che “se i risultati dello studio clinico sono positivi e disponibili in tempi rapidi, ci sono i margini per arrivare a un’opinione già a fine febbraio-inizio marzo“.
Cavalera ha poi riferito che l’Ema nutre un certo interesse anche per il vaccino sviluppato da ReiThera, con cui ha già avuto un dialogo iniziale e di cui si aspettano i nuovi dati della sperimentazione.
Sul vaccino sviluppato da AstraZeneca, in collaborazione con l’Università di Oxford, invece il responsabile Ema ha risposto: “Penso sia molto difficile arrivare prima del 29 gennaio, che è una data possibile ma non certa. Stiamo lavorando per arrivre all’obiettivo quel giorno. Ci sono molti dati che stiamo valutando in questo momento e che ci stanno arrivando dall’azienda. L’importante è che noi chiariamo tutta una serie di aspetti legati soprattutto agli studi clinici. Siamo convinti di poter restare in questi tempi”.
Pfizer: la seconda dose?
Sul caso della seconda dose previta dal vaccino Pfizer, e che molti Paesi hanno invece deciso di rimandare per poter coprire il maggior numero possibile di cittadini, Cavaleri afferma che, come specificato nel bugiardino, la seconda dose deve essere somministrata a tre settimane di distanza dalla prima.
Naturalmente se trascorrono pochi giorni dopo questa data non ci sono problemi, infatti un po’ tutti i Paesi europei sono disposti a fornire un minimo di flessibilità in questo senso, ma se l’arco di tempo tra una dose e l’altra comincia ad essere più ampio, allora si corre sul serio il rischio che il soggetto non venga protetto, perché per poter raggiungere il massimo dell’efficacia la procedura da seguire è appunto quella indicata nel bugiardino.
Europa “inaccettabile la decisione di Pfizer”
Ben sei Paesi dell’Ue hanno definito del tutto “inaccettabile” la decisione di Pfizer di ridurre le consegne del proprio vaccino contro il coronavirus nelle prossime settimane. Per Danimarca, Finlandia, Svezia, Lituania, Lettonia ed Estonia, infatti, questo rallentamento nelle spedizioni “riduce la credibilità del processo di vaccinazione“.
I sei Paesi hanno poi chiesto all’Ue di fare maggiori pressioni sulle due aziende dopo che queste hanno annunciato che il motivo di questo rallentamento è dovuto a questioni tecniche legate al processo di produzione.
Anche se l’Unione Europea non fa solo affidamento sul vaccino prodotto da Pfizer-BioNTech per la propria campagna vaccinale, in seguito all’approvazione del vaccino di Moderna e al prossimo via libera anche a quello di AstraZeneca, l’annuncio dato dalla casa farmaceutica americana ha lasciato molti governi spiazzati ed ha scosso gran parte dei loro programmi.
Anche il ministro della Salute tedesco è intervenuto definendo l’azione di Pfizer sorprendente e spiacevole, sottolineando poi l’obbligo di forniture che è stato firmato fino a metà febbraio. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha poi dichiarato di essere in contatto con i vertici del colosso farmaceutico e che questi hanno garantito che le consegne del primo trimestre saranno effettuate.
Un terzo dei Paesi membri ha invece dichiarato di avere “dosi insufficienti” del vaccino. La Lituania, in particolare, ha ricevuto solo la metà delle dosi concordate da con Pfizer entro febbraio. Il Belgio, ancora peggio, ne riceverà la metà entro la fine di questo mese.
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