Una donna di 89 anni residente in una Rsa genovese è morta in seguito ad un’emorragia cerebrale dopo aver ricevuto il vaccino anti-Covid. Data la sospetta vicinanza dei due eventi sono subito state avviate delle indagini in merito e Alisa, l’Agenzia ligure per la Sanità, ha affermato che “al momento non si rilevano nessi causali diretti tra emorragia e vaccino”.

L’anziana aveva ricevuto la prima dose del vaccino anti Covid-19 il 5 gennaio ma “poco dopo la paziente era stata colta da un’emorragia cerebrale e da rush cutaneo. La donna è stata trasportata in emergenza al Pronto Soccorso dell’ospedale Villa Scassi”, dove poco dopo è morta.

Altri due casi in Europa

Da quando la campagna di vaccinazione ha avuto inizio, in Europa sono già stati segnalati altri due casi di morte post-vaccino, ma dopo indagini autoptiche è emerso che nemmeno in questi casi vi fosse una correlazione tra i due eventi.

Uno di questi casi riguarda un’anziana donna deceduta per infarto in Slovenia subito dopo aver ricevuto il vaccino prodotto da Pfizer-BioNTech. Guardando la storia clinica della donna è emerso che questa aveva già avuto un infarto in precedenza e sebbene le analisi indichino che non vi sia alcun legame con il vaccino, è stata comunque istituita una commissione sul caso.

Il secondo caso riguarda invece una giovane infermiera portoghese di 41 anni che il 30 dicembre aveva ricevuto il vaccino (senza mostrare alcuna reazione avversa) e dopo appena 48 ore è stata ritrovata senza vita. Anche in questo caso secondo le analisi i due eventi non sembrerebbero essere correlati ma il governo portoghese non ha fornito maggiori informazioni sulle reali cause del decesso, quindi alcuni dubbi restano.

Farmacosorveglianza

Per quanto riguarda il primo caso italiano, verrà indubbiamente avviata un’indagine perché si entra nella quarta fase, ossia quella della “farmacosorveglianza” che esamina tutte le possibili reazioni avverse al vaccino, anche quelle più rare, che possono essere sfuggite durante la fase di sperimentazione.

Il virologo Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell’ospedale Galeazzi di Milano, ha dichiarato: “Non è solo l’aspetto cronologico che deve far pensare a un’azione attiva del vaccino. Ci sarà sicuramente una valutazione attenta su una possibile correlazione, che sembra però improbabile. Le dimensioni degli studi che sono stati fatti per questo vaccino e per quelli che si apprestano a essere approvati sono comparabili a quelle di altri farmaci e vaccini messi in commercio”.

Eventi avversi più rari potranno essere ancora individuati nell’uso massivo, come succede per tutti i farmaci e vaccini, ma un conto sono gli eventi avversi rari, un altro eventi estremi, come un decesso indipendente dal fatto che sia stato assunto un farmaco o si abbia ricevuto un vaccino”.

Quindi cosa succederà?

Da questo momento in avanti molte persone verranno vaccinate e le prime categorie a ricevere le dosi saranno proprio anziani e operatori sanitari. Statisticamente, man mano che il numero delle vaccinazioni aumenterà, ci saranno sempre più probabilità che tra i decessi giornalieri vi siano anche persone che hanno ricevuto il vaccino.

Nonostante ciò però, pur considerando che ad essere vaccinati saranno proprio gli anziani residenti nelle Rsa, già malati e fragili, non bisogna comunque sottovalutare la strana vicinanza degli eventi. Perché se anche in alcuni casi può non esserci una correlazione tra vaccino e dipartita, se i numeri di queste “coincidenze” dovessero continuare ad aumentare ben presto potrebbero insorgere dubbi e perplessità nella popolazione.

Roberto Burioni, in un tweet afferma: “se vacciniamo i cittadini oltre i 90 anni dobbiamo mettere in conto che qualcuno ci lasci dopo la vaccinazione per l’ordine naturale delle cose”.

Perché si riscontrano effetti avversi?

Come già affermato, gli effetti avversi più diffusi del vaccino prodotto da Pfizer, in collaborazione con BioNTech, sono febbre, brividi, mal di testa, stanchezza, dolore nella zona di iniezione, dolori muscolarie articolari e a volte sono stati registrati anche dei rush cutanei.

Tutti questi sono sintomi dati da un sistema immunitario attivo e in azione. Si tratta quindi di effetti immunologici perché il vaccino sviluppato per combattere il Covid-19 attivo di molto la risposta immunitaria. In genere chi manifesta episodi di questo tipo ha meno di 55 anni, e la seconda iniezione provoca episodi più “gravi” della prima.

Ciò vuol dire che nei soggetti più anziani non vengono riscontrati questi tipi di reazioni poiché il loro sistema immunitario è meno forte e reattivo rispetto a quello di un giovane. Quindi il 16% dei cittadini che riceveranno la seconda dose svilupperanno febbre superiore ai 38°, che può essere inteso come un segnale da parte di un sistema immunitario ben pronto a combattere.

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