Il 31 dicembre 2020 il gas proveniente dall’Azerbaijan ha iniziato a fluire attraverso il Trans Adriatic Pipeline (il gasdotto Tap) verso l’Europa. In giornata il gas ha raggiunto Grecia e Bulgaria grazie al punto di interconnessione con la rete Desfa a Nea Mesimvria, ed anche l’Italia grazie il punto di interconnessione tra Tap e Snam Rete Gas (SRG) situato a Melendugno, lungo le coste del Salento.
In realtà alcune delle operazioni commerciali erano già state avviate il 15 novembre, ma il 31 dicembre segna la data effettiva dell’operatività dell’importante infrastruttura, nata per diversificare le fonti di approvvigionamento del gas, con diversi effetti positivi anche sui prezzi.
Luca Schieppati, managing director di Tap, ha affermato che questa “è una giornata storica per il nostro progetto, per i Paesi che ci ospitano e per l’intero settore energetico europeo. Tap è ora parte integrante della rete di distribuzione del gas del continente e contribuisce significativamente alla transizione energetica in atto. Offriamo un servizio di trasporto diretto, sicuro e a costi competitivi lungo la nuova rotta del Corridoio Meridionale del Gas, che attraverso i Paesi del Sud Est europeo raggiunge tutto il continente”.
Marija Savova, direttore commerciale di Tap, ha invece affermato: “l’inizio delle forniture fisiche di gas costituisce una pietra miliare per il mercato energetico europeo. Siamo pronti per offrire ai nostri shipper un servizio di fornitura affidabile nei prossimi mesi e anni, e allo stesso tempo guardiamo già avanti al lancio della seconda fase nel market test in estate, che consentirà la futura espansione di TAP, raddoppiando la capacità di trasporto del gasdotto fino a 20 miliardi di metri cubi annui“.
Quali sono i costi del progetto?
Il tratto tra Grecia e Italia è costato 4 miliardi di euro, mentre i lavori effettuati sul territorio salentino sono costati circa 400 milioni, consentendo così di raggiungere una capacità di trasporto di 10 miliardi di metri cubi di gas.
Per l’ottima riuscita del progetto sono state coinvolte diverse imprese importanti, tra cui Saipem, per la posa in mare. I tubi offshore sono stati posizionati in breve tempo, da metà febbraio a maggio dello scorso anno, ed anche il microtunnel da 1564 metri che attraversa le spiagge di Melendugno è stato ultimato durante il 2020.
Snam ha invece costruito la connessione del Prt e degli impianti di Melendugno alla rete nazionale al punto di allaccio di Mesagne, situato in provincia di Brindisi. Si tratta di un collegamento via tubo lungo circa 55 km, ma non vi è stato nessun contraccolpo per il turismo nel territorio salentino (preoccupazione abbastanza diffusa e motivo di numerose proteste, a volte anche molto violente).
Il timore era anche quello di possibili danni ambientali, come avevano fatto notare diversi contestatori di Tap. In realtà le proteste non provenivano solo da ambientalisti e movimenti antagonisti, ma anche da sindaci e e amministratori della zona, incluso il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, che si è battuto per far passare un approdo diverso da Melendugno, nonostante questo avesse ricevuto tutte le autorizzazioni del caso, comprese quelle ambientali.
Infatti ad oggi per l’ambiente non sono state segnalate delle compromissioni. Durante i lavori sono stati tutelati sia l’habitat marino della zona sia i tanti ulivi presenti lungo l’area dei lavori. Anche se in alcuni casi degli ulivi sono stati espiantati, questi non sono stati semplicemente rimossi ma messi al sicuro e ricollocati altrove.
Inoltre non va dimenticato ciò che è accaduto nei Cinque Stelle, che durante la loro campagna elettorale del 2013 si sono dichiarati contrari all’opera, dicendo che l’avrebbero bloccata definitivamente, ma con il Conte 1 hanno poi subito dato il via libera. Il premier infatti affermò che non c’erano elementi di illegittimità, e fermare il gasdotto avrebbe esposto il Paese ad un contenzioso pesante economicamente.
Investimenti sul territorio salentino
Le prime trattative con le istituzioni locali furono avviate dal Governo Gentiloni, con Claudio De Vincenti, ministro per il Sud, ma riguardarono soprattutto le compensazioni. Ora, con il Conte 2, la partita è stata riaperta con il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Mario Turco.
Il sottosegretario ha infatti affermato: “ho proposto un cambio di metodologia: uscire dalla logica dei ristori e puntare ad un tavolo sugli investimenti, dentro il quale far confluire le risorse che potrà mettere a disposizione Tap, ma anche utilizzare lo strumento del Cis e i fondi del Recovery Fund per redigere un programma di sviluppo del Salento, condiviso e integrato”.
“Le possibili direttrici strategiche individuate – ha concluso Turco – sarebbero infrastrutture, transizione energetica, riqualificazione urbana, sviluppo economico e ricerca. Attendo ora un sistema di progetti dai Comuni di Brindisi e Lecce”.
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