Eni e Saipem hanno annunciato un’imminente collaborazione per il lancio di progetti di decarbonizzazione in tutta Italia.
Claudio Descalzi, amministratore delegato del colosso petrolifero, e Stefano Cao, amministratore delegato della società di servizi oil, hanno raggiunto e firmato proprio in questi giorni un accordo (memorandum of understanding) per la collaborazione nell’identificazione e ingegnerizzazione di progetti di decarbonizzazione in Italia.
In particolare, le due aziende sperano di riuscire a trovare un modo per collaborare nell’ambito della cattura, trasporto, riutilizzo e stoccaggio della CO2 prodotta dalle industrie su tutto il territorio nazionale.
L’obiettivo è quindi quello di contribuire alla decarbonizzazione di intere filiere produttive, come ad esempio quelle energy intensive, tramite delle azioni concrete e rapide per supportare la lotta al cambiamento climatico e consentire anche il raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni su tre livelli, nazionale, europeo e mondiale.
Tramite questo accordo, Eni e Saipem valuteranno anche la possibilità di partecipare a progetti finanziati dall’Ue nel contesto della Green Deal Strategy, proponendo anche l’inserimento di iniziative specifiche per quanto riguarda l’utilizzo dei fondi stanziati dall’Unione Europea per sostenere gli Stati membri nella fase post Covid-19 (Recovery and Resilience Fund).
Eni è pronta a fronteggiare la sfida di migliorare l’accesso all’energia pulita ed affidabile, contrastando il cambiamento climatico, con una serie di soluzioni rapide ed economicamente sostenibili.
La stretegia di Eni sembra quindi far convergere gli obiettivi di sviluppo in un mercato dell’energia in forte evoluzione, con quelli di una significativa riduzione dell’impronta carbonica.
Saipem invece presenta alcune soluzioni volte ad abilitare l’ibridizzazione e la decarbonizzazione di complessi produttivi ad alta intensità energetica. L’azienda infatti vanta una notevole esperienza e solide competenze nella realizzazione di impianti legati alla CO2, con la capacità di fungere anche da integratore di processi e tecnologie, dato il know-how e tutta l’esperienza accumulata nella gestione di processi di cattura, utilizzo e trasporto della CO2 su numerosi complessi industriali.
Infatti nel corso degli anni Saipem ha progettato più di 70 impianti per la cattura della CO2 e circa 40 sistemi per la sua successiva conversione in urea.
Descalzi, riguardo questo accordo strategico, ha affermato che “Eni intende rafforzare il ruolo di leadership nel processo di transizione energetica, accelerando l’evoluzione del proprio modello di business che combina la sostenibilità economico finanziaria con quella ambientale. L’adozione di soluzioni tecnologiche come la Carbon Capture, Utilisation and Storage, sarà fondamentale nella transizione dell’intero Paese ed Eni può mettere a disposizione capacità e competenze uniche nell’ambito della gestione dei processi produttivi e di contrasto al cambiamento climatico”.
Cao, l’amministratore delegato di Saipem, ha inoltre precisato che “l’accordo siglato con Eni rafforza il ruolo di Saipem come attore protagonista nel settore della cattura, trasporto, riutilizzo e stoccaggio della CO2. Siamo in grado di proporre soluzioni concrete per supportare il processo di riduzione delle emissioni di anidride carbonica delle filiere energetiche e produttive dei distretti industriali in Italia e contribuire al raggiungimento degli ambiziosi obiettivi nazionali ed europei”.
Cao ha poi aggiunto: “Queste soluzioni richiedono un alto livello di specializzazione, competenza ed esperienza in questo settore che Saipem ha maturato nel corso degli anni ed è pronta a mettere a disposizione per contribuire a una ripresa sostenibile del nostro Paese e supportare la filiera tecnologica e industriale in un’ottica di sistema”.
E’ stato anche precisato che l’intesa sarà oggetto di successivi accordi vincolanti che entrambe le aziende definiranno nel rispetto dei profili regolatori applicabili, inclusi anche quelli in materia di operazioni tra parti correlate.
Il mercato sembra già apprezzare la cosa:
- Eni è premiato con un +1,93% a 8,96 euro;
- Saipem è stato premiato con un +1,49% a 2,17 euro.
Lo scorso venerdì, 4 dicembre, in seguito all’incontro dell’Opec+, il prezzo del petrolio Brent è salito di circa 50 dollari al barile, segnando così il prezzo più alzo raggiunto da inizio marzo 2020, cioè dal periodo in cui questa materia prima ha subito un drastico calo del prezzo.
Ciò ha creato non poco stupore dato che l’accordo Opec+ non è stato per nulla all’altezza delle aspettative. Il mercato infatti aveva stimato un’estensione delle quote attuali per circa altri 3 mesi.
Il Cartello ha invece deciso di proseguire con l’aumento della produzione di 500.000 barili al giorno nel gennaio 2021 ed ha programmato una serie di incontri mensili durante i quali verrà valutato se aumentare ulteriormente la produzione.
L’accordo quindi prevede un aumento di gran lunga inferiore rispetto a quello originariamente previsto, di circa 1,9 milioni di barili al giorno, e inoltre i sondaggi tra gli operatori del mercato hanno rivelato che non sono previsti ulteriori aumenti nei primi tre mesi del nuovo anno.
Nitesh Shah, Director, Research di WisdomTree, ha osservato: “Il risultato è prodotto di un compromesso con gli Emirati Arabi Uniti. Gli Emirati Arabi Uniti, tradizionalmente sostenitori dell’Arabia Saudita e del Consiglio di Cooperazione del Golfo, hanno assunto una posizione di rottura, poiché sempre più impazienti di utilizzare la loro capacità petrolifera in espansione”.
Per la prima volta da marzo, però, l’Arabia Saudita non ha ottenuto i risultati sperati. A marzo 2020 infatti era stata la Russia ad assumere una posizione simile, di rottura nei confronti dell’Arabia Saudita, scatenando la guerra dei prezzi che ha portato ad un inevitabile crollo del prezzo del petrolio, il peggiore della storia.
Shah ha poi aggiunto: “l’indebolimento dei rapporti in quello che è il cuore dell’Opec potrebbe tradursi in una scarsa conformità alle disposizioni adottate. Inoltre questa saga potrebbe ripetersi ogni mese, ora che i volumi di produzione non sono stati fissati per il prossimo trimestre o anno”.
La diminuzione di soli 500.000 barili al giorno a gennaio, seguita da valori più o meno simili sia a febbraio che a marzo, “potrebbe permettere al mercato petrolifero di rimanere in deficit di approvvigionamento nel primo trimestre del nuovo anno, contribuendo così a diminuire l’eccesso di scorte di petrolio. Riteniamo che il mercato si concentri su questo come risultato positivo”.
Mentre le principali agenzie, come ad esempio l’Energy Information Administration, l’Agenzia internazionale per l’Energia e l’Opec stessa, sembrano essere più caute ed hanno visto al ribasso i dati della domanda del 2021, il mercato sembra invece vedere la situazione generale con più ottimismo, basandosi anche sulle ultime notizie relative ai vaccini che rappresentano un vento favorevole.
Sia il West Texas Intermediate che il Brent sono in backwardation dal 2021 al 2024, tenendo comunque conto che il mercato è rialzista sul fronte della domanda.
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