Il nuovo documento elaborao dai sindacati di categoria Filctem Cgil, Femca e Flaei Cisl, Uiltec Uil, e presentato dai segretari generali Marco Falcinelli, Nora Garofalo, Salvatore Mancuso e Paolo Pirani durante la conferenza stampa tenutasi in queste settimane, contiene diverse proposte sulla transizione energetica.

Tra le proposte fatte vi sono:

  • decarbonizzazione;
  • adozione il prima possibile del Pitesai, Piano per la Transizione Energetica Sostenibile delle Aree Idonee;
  • riconversione del metano;
  • unificazione della gestione della rete elettrica;
  • passaggio alle rinnovabili;
  • rilancio delle utility;
  • riconversione delle industrie pesanti.

Le opinioni dei sindacati

Pirani, il leader della Uiltec, ha affermato che “la transizione energetica deve stare al centro del dibattito nazionale. Se desideriamo che l’Italia cresca nel tempo del dopo Covid il tema dell’energia non può costituire un elemento di contrapposizione ideologica, ma un’azione condivisa col sistema delle imprese basata su proposte comuni ed utili ad aprire un confronto col governo“.

Il leader ha poi proseguito sostenendo che sono necessari degli investimenti che durino nel tempo, ma anche e soprattutto “una cabina di regia con governo e Regioni per riuscire a gestirli meglio“.

Nora Garofalo ha invece ricordato come il tema della transizione energetica in realtà fosse già stato affrontato anche prima della pandemia da Covid. Come ribadito dalla segretaria generale, però, ora questo percorso “si è reso ineluttabile, ancor più necessario per il difficile passaggio da realizzare dalle energie fossili a quelle rinnovabili attraverso l’uso del gas“.

Secondo Garofalo occorre un processo politico con alla base dei giusti criteri di salvaguardia che possano garantire la sostenibilità sociale e ambientale oltre che lo sviluppo tecnologico delle imprese, le quali devono essere in grado di stare al passo con gestioni virtuose dal punto di vista industriale.

Marco Falcinelli, segretario generale della Filctem, si è invece detto a favore delle risorse messe in campo dal Recovery Fund nel campo della sostenibilità ambientale, e anche delle indicazioni fissate nel Just Transition Fund, che sono fondamentali per l’abbattimento delle emissioni nocive entro il 2030.

Falcinelli ha poi aggiunto: “quello che non mi convince è che molti principi della giusta transizione sono stati male interpretati da chi dovrebbe attuarli. La transizione ipotizzata non è sostenibile dal punto di vista industriale, perché mancano progetti di efficientamento e non si è pronti dal punto di vita tecnologico, come dimostrano le difficoltà del passaggio dalle fonti fossili a quelle rinnovabili”.

Secondo Falcinelli, inoltre, il nostro Paese non ha fatto delle scelte giuste riguardo la questione del gas. Infatti il segretario generale della Filctem sostiene che essendo dipendenti dal punto di vista dell’approvvigionamento energetico, le potenzialità del gas sono state speso bloccate da provvedimenti legislativi. Ecco perché, procedendo in questo modo, sarà difficile garantire la decarbonizzazione entro il 2025.

Falcinelli ha poi fatto l’esempio della Sardegna, la quale, se venissero chiude tutte le centrali a carbone, si ritroverebbe spenta a livello energetico. La transizione poi dovrà anche essere accettata a livello sociale, come afferma il segretario, perché non si potrà accettare di perdere eccellenze professionali, né di generare scontri generazionali.

Il governo deve sapere che la transizione energetica non può essere solo questione di ammortizzatori sociali, ma ci vuole un vero e proprio piano di sviluppo industriale. In questo senso l’esecutivo latita e non gli farà sconti”.

Salvatore Mancuso della Flaei Cisl ha invece ribadito la necessità di intraprendere azioni concrete per realizzare la transizione e di intraprendere un percorso con alla base reti elettriche efficienti. Gli investimenti fatti in questo settore sono ad oggi insufficienti e per questo occorre incrementarli.

Mancuso ha poi aggiunto che occorre una rete unica per l’energia elettrica, che sia in grado di includere lo Stato e tutti i principali gestori al fine di garantire un sistema di qualità. “Si tratta allo stesso tempo di un contributo che si deve al Paese e di una richiesta esigibile dalla politica”.

Cosa contiene il documento rivolto al governo

Le quattro Federazioni analizzano, nelle sedici pagine del documento stilato, il tema della “corretta transizione“, presentando anche una serie di proposte per accelerare questo processo di cambiamento, che rimane un punto strategico nel quadro nazionale.

Nel documento si evidenzia come la transizione sia ormai diventata una questione della massima urgenza data anche l’accelerazione impressa dalla crisi causata dal Covid, e come questo percorso debba essere seguito anche attraverso l’utilizzo dei fondi stanziati dall’Ue (209 miliardi di cui 80 a fondo perduto).

I continui rinvii del Pitasai non fanno che mettere a repentaglio il settore estrattivo in Italia, facendo così aumentare la dipendenza energetica del Paese, e il lento processo di conversione dal carbone al metano, con l’aumento della capacità di bio raffinazione.

I sindacati, inoltre, chiedono la costruzione di una rete elettrica unica e il superamento dell’articolo 177 del Codice degli Appalti, e infatti nel documento si legge: “L’obbligo per le imprese di distribuzione elettrica e gas di esternalizzare l’80% delle attività avute in cessione depaupera la quantità e la qualità degli investimenti e dei servizi, mettendo a repentaglio migliaia di posti di lavoro qualificati”. Anche perché occorre ricordare che le gare per l’assegnazione del servizio di distribuzione del gas in Italia non sono mai partite.

Per Filctem, Femca, Flaei e Uiltec, il gas naturale rappresenta l’unica fonte fossile che può essere utilizzata durante il processo di conversione alle fonti rinnovabili. “Il nostro Paese può giocare un ruolo green nel Mediterraneo per l’utilizzo di biocarburanti, biometano e idrogeno, candidandosi ad hub energetico europeo“.

Nella documento rivolto al governo, inoltre, si chiede di guardare alle fonti rinnovabili nel loro complesso, ossia non solo all’eolico e al fotovoltaico, ma anche a idroelettrico, geotermico e rinnovabile termico.

Tra le azioni con maggiore priorità per effettuare la transizione vi sono:

  • la riconversione delle industrie tradizionali pesanti;
  • la riprogettazione dei processi industriali, attraverso anche la riduzione degli squilibri infrastrutturali del Paese;
  • il rilancio delle multiutility attraverso un aumento degli investimenti pubblici.

Infine i sindacati scrivono che “una corretta transizione deve assumere anche una forte connotazione sociale, perché questa ha una ricaduta economica sulle comunità locali. La transizione deve essere capace di tenere insieme ambiente e lavoro e deve garantire il mantenimento dei livelli occupazionali“.

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