Rino Rappuoli, padre del vaccino contro il meningococco B e molti altri, chief scientist di Gsk Vaccines a Siena e coordinatore del Monoclonal Antibody Discovery (MAD) Lab di Fondazione Toscana Life Sciences, ha affermato che è in arrivo un “super anticorpo” in grado di combattere il coronavirus e che ben presto potrà essere distribuito in Italia.
Anticorpi monoclonali: cosa sono e come funzionano
Gli anticorpi, detti anche immunoglobuline, vengono prodotti dai linfociti B, cellule del sistema immuitario umorale. Queste proteine sono in grado di riconoscere e legare in maniera altamente specifica delle particolari sostanze, definite antigeni, che vengono riconosciute come “non-self“, estranee all’organismo.
La funzione degli anticorpi è dunque quella di riconoscere e neutralizzare patogeni come batteri, virus e tossine. Gli anticorpi monoclonali quindi agiscono seguendo questo meccanismo, ma a differenza di quelli policlonali, questi presentano un’affinità altamente specifica per un determinato tipo di antigene.
In questo modo, una volta legati ad esso, possono attivare una marcata risposta immunitaria nei confronti di quella precisa cellula target. Gli anticorpi monoclonali inoltre possono essere di due tipi:
- nudi, non coniugati ad altre molecole;
- coniugati ad altre molecole, come ad esempio dei farmaci.
Questi ultimi poi, data l’unione con un dato farmaco, possono indirizzare con estrema precisione quel dato principio attivo verso la cellula di interesse, che sarà quella riconosciuta dall’anticorpo stesso. Per questo motivo durante questo genere di procedure è necessario scegliere gli anticorpi con estrema precisione, altrimenti si rischia di bersagliare il gruppo di cellule sbagliate.
Accordo con il commissario Arcuri
Rappuoli, durante il suo intervento al seminario promosso dall’Unione Europea sul tema della pandemia, ha rivelato: “stiamo stringendo un accordo con il commissario Domenico Arcuri per la distribuzione, una volta pronto, dell’anticorpo monoclonale che stiamo sperimentando. Non sarà quindi l’azienda a distribuirlo, ma il sistema del ministero della Salute che deciderà come farlo”.
Rappuoli, impegnato nello sviluppo del “super anticorpo” per sconfiggere il Covid-19 si è quindi detto estremamente fiducioso. Inoltre, ha ricordato che negli Stati Uniti ci sono già diverse aziende che stanno lavorando su progetti simili e che si trovano avanti nella sperimentazione degli anticorpi monoclonali.
Ora, dopo le prove cliniche, si potrebbe ottenere l’uso dell’anticorpo monoclonale sviluppato già a inizio marzo, ma solo per uso emergenziale. Rappuoli ha poi aggiunto che per il momento tutto sta procedendo come da programma, senza intoppi, e si è detto orgoglioso del fatto che si tratti di un lavoro compiuto a livello internazionale.
Il microbiologo inoltre ha affermato di avere l’anticorpo più potente in sperimentazione clinica e che probabilmente nei prossimi mesi saremo gli unici in Europa ad entrare in fase di sperimentazione.
Un progetto interamente italiano
Il progetto portato avanti da Rappuoli, inoltre, viene fatto interamente nel nostro Paese. “Penso che riusciremo ad avere un prodotto che può sia prevenire che curare l’infezione. E, inoltre, che arriverà prima di qualsiasi altro farmaco contro l’infezione, perché per sviluppare farmaci ci vuole molto. Altre molecole arriveranno probabilmente tra un anno o due. Siamo abbastanza contenti, dunque, di essere tra quelli che sono all’avanguardia nello sviluppare il primo farmaco“.
Il leader della ricerca di Siena aveva anche assicurato che entro la fine dell’anno ci sarebbe stata la sperimentazione, e che con questo particolare anticorpo si sarebbe raggiunta un’immunità della durata di sei mesi.
“L’anticorpo monoclonale che abbiamo realizzato è estremamente potente. Saranno necessarie dosi basse: invece di funzionare in grammi, pensiamo che funzioni con 100 milligrammi a dose. Quindi i costi saranno molto più accessibili. Non avranno i prezzi bassi dei vaccini, ma si avvicinano”, ha precisato Rappuoli.
Il costo non sarà elevato
Gli anticorpi monoclonali sono già utilizzati in diversi campi, come la lotta ai tumori, nei casi di infiammazioni e di autoimmunità. Ce ne sono dunque di diversi tipi e possono raggiungere costi davvero elevati, perché ad esempio non sono molto potenti, quindi nel momento in cui vengono iniettati dse ne devono usare diversi grammi. Il costo particolarmente elevato motiva il fatto che questi non siano ancora stati utilizzati nelle malattie infettive, fatta eccezione per il virus respiratorio sinciziale nei bimbi nati prematuramente.
Un altro motivo, come spiega l’esperto, è che “fino a qualche tempo fa, produrre anticorpi monoclonali per le malattie infettive era difficile: si facevano anticorpi poco potenti e in grandi quantità. Oggi, invece, si producono anticorpi estremamente più potenti, mille volte rispetto a quelli prodotti 10 o 15 anni fa, con un costo, quindi, mille volte inferiore. Inoltre possono essere iniettati invece che essere somministrati per via endovenosa”.
Con questo progetto quindi l’Italia ha spinto la sua tecnologia all’estremo, assumendosi anche le respensabilità per i rischi dato che verranno utilizzate dosi minime per l’appunto. Nonostante ciò, si può dire che il team al lavoro sta facendo qualcosa che nessuno aveva mai fatto e, come affermato da Rappuoli, in cui “speriamo di avere successo“.
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