Aberdeen Standard Investments definisce “soluzioni climatiche” quel gruppo di società e progetti in grado di fornire appunto delle soluzioni concrete al cambiamento climatico, legate alla produzione e al trasporto dell’energia a basso impatto di carbonio e che possono quindi contribuire a ridurre le emissioni globali di CO2.
Esistono diversi metodi per stimare il contributo di un asset class alle attività legate alla transizione energetica. Craig Mackenzie, Head of Strategic Asset Allocation, Global Strategy di Aberdeen Standard Investments, ha affermato: “Utilizziamo i dati Esg di MSCI per quantificare la quota dell’indice azionario MSCI World allocata alle soluzioni climatiche ed elaboriamo le nostre stime altrove utilizzando criteri rigorosi”.
Dal punto di vista delle soluzioni climatiche, l’asset class più interessante è quella delle infrastrutture. Infatti per consentire la transizione energetica, energie rinnovabili, immagazzinamento dell’energia e reti intelligenti, oltre ad infrastrutture di trasporto a basso impatto di carbonio, sono fondamentali.
Infatti Craig Mackenzie ha aggiunto: “Una quota piuttosto imporante del capitale di private equity e debito privato allocato al settore delle infrastrutture è investita in questi segmenti”.
Portafoglio “climate-aligned”
Cosa significa investire in un portafoglio climate-aligned? Significa includere le stesse asset class del portafoglio diversificato, ma insieme alle versioni standard sono comprese anche alcune varianti incentrate specificatamente sul clima.
Secondo l’analisi di Aberdeen Standard Investments, “nell’azionario è possibile prendere un indice standard e spostarlo verso opportunità a basso impatto di carbonio, con un tracking error ridotto“. Per quanto riguarda il credito, poi, “gli investitori possono inserire assieme al credito standard un’allocazione di green bonds“.
Quindi il portafoglio climate-aligned comprende un’allocazione in più alle infrastrutture orientate alle energie rinnovabili.
Ma i rendimenti di un portafoglio sostenibile sono paragonabili a quelli di uno standard? Craig Mackenzie ha spiegato che “nel caso di una transizione energetica più rapida, la sovraesposizione a società di pubblici servizi orientate all’energia pulita sarà estremamente remunerativa. Sarà vero invece il contrario se i governi si tireranno indietro dagli accordi presi a Parigi”.
Inoltre basandosi sull’attuale e sul futuro scenario climatico, sarebbe saggio propendere per un posizionamento sui settori attivi nelle soluzioni ai problemi climatici. Secondo l’ASI infatti “è ragionevole ipotizzare rendimenti più elevati delle asset class climate-aligned“.
La politica è centrale
I governi svolgono quindi un ruolo molto importante nella crescita delle opportunità di investimento legate al clima. Mackenzie ha infattti specificato: “Nell’ultimo decennio i governi europei sono riusciti ad attirare decine di miliardi di euro di capitali privati per finanziare il passaggio del carbone alle fonti rinnovabili, tramite una serie di sussidi, sistemi di scambio di quote di emissione e normative nel campo della tecnologia”.
La strada che porta alla transizione energetica è ancora lunga, poiché i governi di tutto il mondo dovranno prima fornire un maggiore supporto, a livello politico, per poter tenere fede agli accordi presi a Parigi a tutela dell’ambiente.
Secondo l’ASI anche il ruolo degli azionisti è fondamentale, perché questi saranno essenziali per la creazione di opportunità a basso impatto di carbonio.
Mackenzie ha appunto spiegato che “se gli investitori ritengono che le energie rinnovabili non siano possibile oggetto di investimento in uno specifico mercato, a causa dell’eccessiva incertezza politica o di una progettazione inadeguata del mercato dell’energia, possono collettivamente interfacciarsi con i governi allo scopo di definire un contesto politico più favorevole”.
Proprio in questo senso, sono già molti gli investitori che hanno dichiarato di voler assumere un ruolo di maggior rilievo nel sostenere i Sustainable Development Goal dell’ONU.
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