La casa farmaceutica Johnson & Johnson ha sospeso momentaneamente i test clinici del suo candidato vaccino contro il Covid-19 a seguito dell’insorgenza di alcune complicazioni in un soggetto volontario cui era stata somministrata una dose.
L’azienda statunitense ha affermato: “sulla base delle nostre linee guida, la malattia del partecipante ai test clinici è oggetto di valutazione da parte del Consiglio indipendente per il monitoraggio della sicurezza dei dati (Dsmb) e dal nostro personale interno. Eventi avversi, come malattie o incidenti, anche seri, rientrano in ogni studio clinico, soprattutto se di larga scala”.
La casa farmaceutica non ha voluto specificare nulla in merito alla natura della reazione verificatasi nel volontario, ma verranno avviate delle indagini per accertarsi se questa sia o meno legata alla precedente somministrazione del vaccino.
Non è la prima azienda ad annunciare uno stop
Johnson & Johnson non è però la prima casa farmaceutica ad annunciare il momentaneo stop dei test clinici sul proprio candidato vaccino. Lo scorso 8 settembre infatti anche AstraZeneca, l’azienda che produce il vaccino sviluppato all’Università di Oxford, ha dovuto sospendere i propri test sempre a seguito dell’insorgenza di una forte reazione avversa in uno dei volontari.
In quel caso, il paziente aveva sviluppato la mielite trasversa, una forte infiammazione dei nervi spinali. Tuttavia dopo circa una settimana gli studi sul vaccino sono ripresi normalmente poiché appurato che non vi fosse alcuna correlazione tra il vaccino somministrato e la malattia sviluppata.
Quindi esattamente come nel caso del Regno Unito, anche negli Usa un comitato dovrà studiare le complicazioni riscontrate nel paziente e vedere se queste sono effettivamente collegate alla somministrazione del vaccino di Johnson & Johnson.
Lo stop potrà durare poche settimane o addirittura mesi, è difficile dirlo. Inoltre non è escluso che si debba ripartire da zero con un progetto completamente diverso. Ecco perché al mondo vi sono centinaia di potenziali vaccini contro il Coronavirus ma solo 11 sono nella fase più avanzata di sperimentazione (fase 3).
I funzionari della casa farmaceutica hanno iniziato a settembre uno studio più ampio, che prevede la vaccinazione di 60.000 persone negli Stati Uniti e in molti altri Paesi, e i cui risultati sono attesi per la fine del 2020 o l’inizio del 2021.
La stessa Unione Europea ha stretto un accordo con la casa produttrice (che punta a produrre almeno un miliardo di dosi nel 2021) per una fornitura di 200 milioni di dosi.
Johnson & Johnson utilizza un comune virus del raffreddore modificato, il quale dovrebbe “istruire” le cellule dell’organismo a produrre una proteina simile a quella osservata sulla superficie del Coronavirus. Inoltre il virus del raffreddore utilizzato è stato opportunamente modificato al fine di impedirgli di compiere la duplicazione e causare quindi malattie.
Grazie all’ingresso del virus quindi, una volta infettate le cellule, queste stesse produrranno la proteina simile a quella del Covid, quindi in un certo senso il nostro corpo imparerà a “riconoscerla“. In questo modo, qualora dovesse verificarsi un’infezione da Coronavirus il sistema immunitario sarebbe già in parte preparato e potrebbe reagire in maniera più immediata.
Anche Eli Lilly annuncia uno stop
A poche ore dall’annuncio di Johnson & Johnson, anche Eli Lilly, un’azienda sponsorizzata dall’amministrazione Trump, ha annunciato uno stop dei test clinici sul suo candidato vaccino “per possibili preoccupazioni legate alla sicurezza“.
Il suo campione è stato sviluppando utilizzando degli anticorpi monoclonali, quindi si tratta di un trattamento simile a quello a cui è stato sottoposto il presidente Donald Trump.
Questo “farmaco” non è stato ancora autorizzato dalla Fda (Food and Drugs Administration), ma lo stesso presidente, subito dopo essere stato dimesso, ha annunciato che farà il possibile perché l’approvazione arrivi quanto prima.
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