Nella roadmap che accompagna la definizione della sua futura strategia per l’energia pulita in mare, la Commissione Europea ha affermato: “il potenziale delle energie rinnovabili offshore in Europa è grande e copre il Mare dal Nord, il Mar Baltico, il Mar Nero, il Mediterraneo e l’Oceano Atlantico“.
Terminato il periodo della consultazione, il progetto ultimato dovrebbe già essere presentato entro la fine di ottobre, sebbene si sia già cominciato a parlare di alcuni ritardi.
Il documento affronterà diversi argomenti chiave, dall’accesso alle risorse marine alla cooperazione regionale e internazionale, dagli investimenti al trasferimento tecnologico dei progetti.
La Commissione ha anche affermato che “l’energia rinnovabile offshore ha un significativo potenziale di crescita sostenibile e inclusiva in tutta l’Ue, che sta acquisendo ancora più importanza nel contesto delle misure di recupero post-Covid-19“.
Essendo il cardine del nuovo Green Deal europeo, la strategia che si è deciso di adottare punta su innovazione e collaborazione, come più volte ribadito dall’esecutivo Ue.
“Solo un cambiamento radicale nella cooperazione regionale tra gli Stati membri e il coordinamento europeo consentirà di sfruttare le energie rinnovabili offshore dell’Ue fino alla capacità necessaria entro il 2050 in modi efficienti in termini di costi, sostenibili e coesi”.
Si tratta di un obiettivo raggiungibile con non poche difficoltà. I primi ostacoli da superare riguardano infatti la pianificazione della rete, i progetti comuni, gli accordi di mercato, la riduzione dei rischi, la ricerca e l’innovazione, ma anche i nuovi modelli di business.
Gli obiettivi prefissi sono diversi, così come le fonti da sviluppare. Si va infatti dall’energia eolica, per la quale Bruxelles ha stimato una capacità totale sfruttabile di circa 450 GW entro il 2050, all’energia delle correnti e delle maree. Inoltre parte dell’attenzione è rivolta anche al fotovoltaico galleggiante.
Secondo quanto la Commissione ha sostenuto nella roadmap, il piano energetico offshore punterà a sfruttare nel migliore dei modi l’enorme potenziale di diffusione delle rinnovabili in mare in modo sostenibile e sempre basandosi sempre sul principio del “non danneggiare“.
L’Ue proporrà infatti dei percorsi strategici ed individuerà interventi da attuare a livello europeo, (trans)nazionale e regionale al fine di promuovere una diffusione e un’integrazione sostenibili per tutte queste fonti già entro il 2030 e il 2050.
Nell’attesa che il progetto venga ultimato e pubblicato, la Ocean Energy Europe coglie l’occasione per rinnovare alcune richieste già fatte alla Commissione.
Tra queste, una riguarda la necessità che il nuovo piano debba includere un obiettivo da 100 MW di energia oceanica installata in Europa già entro il 2025.
Questo punto in realtà è fondamentale nel progetto, perché consentirebbe di alimentare oltre 100.000 case l’anno e di installare altri 3 GW entro il 2030 e 100 entro il 2050.
Per raggiungere questi obiettivi inoltre è richiesta la collaborazione di governi e industria, ed è necessario sostenere la ricerca di settore con 300 milioni nei prossimi 5 anni, al fine di ridurre i costi tecnologici.
Un altro punto su cui l’associazione sofferma particolarmente l’attenzione riguarda la necessità di creare un fondo europeo che riduca i rischi per gli investitori e che agevoli l’accesso agli investimenti.
Remi Gruet, CEO di Ocean Energy Europe, ha spiegato che “questo obiettivo è del tutto raggiungibile. Esiste un ampio portafoglio di progetti allineati lungo le coste europee: tutto ciò che ci serve ora è la giusta politica e l’ambiente di mercato per realizzarli. La nuova strategia dell’Ue per le rinnovabili offshore rappresenta un’enorme opportunità per realizzare una ripresa europea che sia allo stesso tempo verde e giusta“.
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