Ormai è risaputo che occorre riporre particolare attenzione al modo in cui gli alimenti vengono conservati, se utilizzare quindi pellicola trasparente, carta stagnola o contenitori in plastica.
Al momento della conservazione bisogna tener conto infatti di diversi fattori, tra cui temperatura, stato fisico e composizione dell’alimento, poichè se non tenuti in considerazione possono aumentare il rischio di contaminazione.
Un esempio è dato dall’alluminio, poiché può accumularsi in diversi organi e tessuti.
Già da dicembre dello scorso anno, il Ministero della Salute aveva invitato la popolazione a non avvolgere i panini nell’alluminio. La carta stagnola posta a diretto contatto con l’alimento risulta infatti tossica poiché parte dell’alluminio può essere assorbito dall’alimento stesso.
A causa di questo passaggio, una volta ingerito il cibo vengono assunte anche rilevanti concentrazioni del metallo che possono portare a un “superamento della dose massima stabilita con potenziale rischio per la salute per fasce vulnerabili”, quali donne in gravidanza e bambini.
A ribadire questo concetto è stato anche il Cnsa, Comitato nazionale per la sicurezza alimentare, attraverso un documento pubblicato sul portale del Ministero della Salute.
Alla luce dei risultati dei nuovi studi svolti dall’Istituto Superiore di Sanità, il comitato ha deciso di ritornare sulla problematica già esposta nel 2017 nel parere “Esposizione del consumatore all’alluminio derivate dal contatto alimentare”.
Già a partire dal 2008, un’analisi portata avanti dall’Efsa, Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare, aveva chiarito che una dose settimanale “tollerabile” per un bambino di 20 kg è di 20 mg, mentre per un adulto di 70 kg è di 70 mg.
Degli studi successivi condotti dagli Stati membri hanno rivelato che nei bambini e nei ragazzi è frequente registrare un superamento di questa dose, poiché sono più esposti all’alluminio contenuto negli alimenti.
Negli adulti invece i dati mostravano una percentuale minore di persone che superavano la dose consigliata, e questo è dovuto sia a differenti abitudini alimentari, sia al minore rapporto consumo di cibo/peso corporeo.
Carlo Signorelli, docente di Igiene all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, e Tijana Lalic, Servizio Igiene e Alimenti Asl Parma, hanno riferito al Giornale che “il rilascio di alluminio da utensili o imballaggi è condizionato dalle loro modalità d’uso e da altri fattori, quali tempo, temperatura, stato fisico e composizione dell’alimento“.
Entrambi sostengono che il rilascio del metallo aumenta quando entra in contatto con alimenti acidi o salati per tempi e temperature elevati.
Infine aggiungono: “In caso di continua e ripetuta assunzione, l’alluminio può accumularsi in diversi organi e tessuti, come fegato, reni, ossa e tessuto adiposo, e interferire così con diversi processi biologici con conseguenti effetti tossici e infiammatori“.
Non è da escludere che anche la pellicola trasparente e i contenitori in plastica possano causare problemi alla salute.
Signorelli e Lalic infatti spiegano come il pvc “sebbene molto performante, non sia adatto a ogni utilizzo a causa della presenza di plastificanti, come gli ftalati“, poiché durante il processo di fabbricazione questi materiali potrebbero rilasciare sostanze come il cloruro di vinile o piombo.
I rischi maggiori provengono però dalla cattiva conservazione, che porta all’inevitabile diffusione di colonie batteriche o addirittura di virus.
Alimenti particolarmenti sensibili sotto questo punto di vista sono tutti quelli che derivano dalla “pesca, le preparazioni alimentari combinate, le uova, la carne suina e i loro derivati“.
Tutte queste sono infatti ottime fonti di diffusione di batteri e virus, come Clostridium botulinum, Campylobacter, ecc…
Un altro fattore che potrebbe comportare qualche rischio riguarda la cottura, perché se da una parte i cibi crudi possono essere ritenuti potenzialmente pericolosi, non bisogna tralasciare l’estremo opposto costituito dagli alimenti troppo cotti (fritti o grigliati).
Alluminio: come utilizzarlo e valide alternative
Il Viceministro della Salute, Pierpaolo Sileri, ha affermato che occorre informare la popolazione sul corretto utilizzo di questo metallo. Secondo Sileri non bisogna “tenere incartato per ore nei fogli di alluminio il panino del vostro bambino”.
Il viceministro ha anche lanciato un appello alle aziende che producono la carta di alluminio, affermando che è necessario l’aiuto di tutti, poiché se non utilizzato correttamente, l’alluminio può nuocere alla salute.
Inoltre ha spiegato che il ministero ha scritto alla Commissione Europea per presentare la plobematica nelle riunioni sulla sicurezza alimentare.
E’ stato osservato che a favorire la migrazione del metallo, dal foglio all’alimento, sono soprattutto i cibi o i condimenti acidi, come ad esempio il succo di limone. Il Comitato quindi spera nell’elaborazione di un piano volto a monitorare la presenza e il rilascio di alluminio dai materiali a contatto, e di informare la popolazione dei possibili rischi.
Per evitare possibili ripercussioni sulla salute, gli esperti invitano ad utilizzare materiali alternativi o leghe che riducano la “cessione”, puntando alla definizione di un piano nazionale per risolvere la questione. Inoltre questi suggeriscono di monitorare le possibili complicazioni, come il rischio di patologie neurologiche o ossee, “anche attraverso uno studio osservazionale caso-controllo“.
E’ stato riscontrato che l’insorgenza di queste complicazioni è legata a periodi di utilizzo prolungati del materiale, quindi è consigliabile evitarne l’abuso. Non usarlo affatto sarebbe comunque l’ideale per evitare tutte le problematiche legate all’ossorbimento del metallo in seguito a ingestione.
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