Secondo quanto affermato dal Global Footprint Network, il 22 agosto l’uomo avrà richiesto alla Terra una quantità di risorse pari a quella che la natura produce in un intero anno.

Il lockdown dovuto all’emergenza da Coronavirus ha contribuito a “rimandare” questa data e a ridurre del 10% l’Impronta Ecologica, ma purtroppo l’umanità continua a usufruire delle risorse ecologiche come se vivesse in un pianeta grande 1,6 volte la Terra.

Dato che la salute pubblica e la ripresa economica sono due dei punti fondamentali all’ordine del giorno, i responsabili delle decisioni sono chiamati a intervenire tempestivamente su questa emergenza che non ha precedenti, al fine di garantire a tutti un futuro in cui sia possibile prosperare con le sole risorse offerte dal nostro unico pianeta (one-planet prosperity).

Laurel Hanscom, CEO del Global Footprint Network, ha sottolineato che la contrazione dell’impronta ecologica di quest’anno non deve essere vista come un vero progresso, perché “la sostenibilità richiede che sia l’equilibrio ecologico che il benessere delle persone siano garantiti a lungo termine“.

Inoltre ha aggiunto che quest’anno, più degli anni precedenti, “il Giorno del Sovrasfruttamento della Terra evidenzia il bisogno di strategie che aumentino la resilienza di tutti“.

Per avere un impatto significativo sul cambiamento in questione, possono essere adottate diverse soluzioni, sia a livello individuale che di comunità.

Potremmo fare attenzione ad esempio a come produciamo il cibo che mangiamo, a come ci muoviamo, a come produciamo l’energia che utilizziamo, a quanti figli decidiamo di avere e a quanti territori proteggiamo e riserviamo alla fauna selvatica.

Occorrerebbe ridurre l’impronta di carbonio del 50% per spostare l’arrivo della fatidica data di ben 93 giorni, ossia di circa 3 mesi.

Poiché sono proprio i sistemi alimentari ad utilizzare il 50% della biocapacità del nostro pianeta, riporre particolare attenzione in ciò che si mangia è importante.

Da una ricerca portata avanti dal Global Footprint Network e il Barilla Center for Food and Nutrition, emerge che particolare attenzione deve essere riservata anche alle politiche, che mirano a migliorare la salute pubblica riducendo l’intensità di carbonio negli alimenti e l’impatto della produzione alimentare sulla biodiversità.

Grazie alla sola riduzione degli sprechi alimentari, la data verrebbe invece spostata di ben 13 giorni.

Dato che ormai ognuno di noi deve abituarsi all’idea di vivere in un mondo continuamente soggetto ai cambiamenti climatici e alla limitazione delle risorse, grazie al sito overshootday.org è possibile vedere quali sono gli stili di vita che le persone possono adottare e verificare poi, attraverso il calcolatore dell’impronta ecologica, i propri progressi.

Inoltre nella mappa interattiva di crowdsourcing #MoveTheDate sono enfatizzate le iniziative attuate da governi, aziende, comunità e individui per promuovere la sostenibilità.

Riconoscendo l’importanza della Conferenza sul Clima COP26 prevista in Scozia, SEPA (Agenzia scozzese per la protezione dell’ambiente, l’Università di Glasgow e il Global Footprint Network deciso di laciare il “Giorno del Sovrasfruttamento della Terra” il 20 agosto a Glasgow. L’evento, in diretta streaming, prevedere l’intervento di leader del settore sia pubblico che privato della Scozia e di tutto il mondo.

In definitiva, pare che l’intenzione di spingere l’umanità a prosperare utilizzando le risorse del nostro pianeta solamente, stia diventando una strategia chiave delle aziende.

In un e-book pubblicato da Schneider Electric e Global Footprint Network si legge che l’approccio della “prosperità basata su un pianeta unico” (e non più su quello di un pianeta grande 1,6 volte la Terra come accade attualmente) costituisce la chiave per il successo a lungo termine. Affermazione sostenuta da dati come l’indice di sviluppo umano delle Nazioni Unite e l’impronta ecologica.

La resilienza di aziende, città e paesi dipende anche dal modo in cui vengono gestite le risorse ecologiche.

La biocapacità australiana, a causa dei continui incendi degli ultimi periodi, ha registrato una diminuzione pari a circa il 50%. In questo modo l’Australia si trova a dover fronteggiare per la prima volta nella sua storia, un deficit di biocapacità.

Al contrario, la Scozia sta continuando a lottare per la decarbonizzazione, e grazie a significative risorse di biocapacità, sta per chiudere il suo deficit.

Il “debito ecologico” ha cominciato a crescere a partire dagli anni ’70 e non si è più fermato, portando l’uomo ad accumulare un debito pari a circa 18 anni di produzione di risorse della Terra.

Se dovessimo fermarci in questo preciso momento, il pianeta impiegherebbe quindi 18 anni per ripristinare quanto consumato fino ad ora dall’uomo, ammettendo che i dani causati dall’uomo siano completamente reversibili.

La possibilità di adottare diverse soluzioni ci fa sperare che sia possibile vivere con le risorse offerte dal nostro unico pianeta.

Infatti se si riuscisse a “Move The Date“, ossia a spostare la data dell’Overshoot Day di circa 5 giorni ogni anno, l’umanità potrebbe vivere con la capacità del nostro pianeta già entro il 2050.

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