Le energie verdi in Italia hanno raggiunto un nuovo record storico. Infatti a maggio 2020, grazie anche al calo dei consumi registrato, hanno fornito più della metà dell’energia elettrica impiegata nel Paese.

Il 2020 verrà di certo ricordato per diversi motivi, ma negli archivi energetici nazionali sarà particolarmente rilevante per 2 motivi principali: l’impressionante calo dei consumi dovuto al lockdown e l’enorme contributo fornito dalle energie rinnovabili.

Le chiusure dovute alle misure anti-Covid hanno completamente stravolto il sistema italiano, consentendo in questi mesi di raggiungere diversi “valori record”. Il più importante tra questi è quello conquistato dalle fonti rinnovabili. Nel mese di maggio, infatti, il contributo delle energie verdi ha superato addirittura il 50%.

Influenza del lockdown sui consumi

L’ENEA, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo sostenibile, nell’Analisi trimestrale del sistema energetico ha censito l’effetto del lockdown in Italia, dal 1 aprile al 30 giugno. Il report curato dall’Agenzia valuta le tendenze relative ai tre fattori principali della politica energetica: decarbonizzazione, sicurezza e costo dell’energia.

Stando a quanto riportato nel documento, i consumi complessivi di energia sono crollati del 22% rispetto al secondo trimestre dello scorso anno. Come già sospettato, il periodo più drammatico corrisponde al mese di chiusura più rigorosa, vale a dire aprile, con un calo del 30%.

Inoltre sono stati ribassati i prezzi energetici e i consumi di corrente elettrica sono diminuiti del 13%. Tuttavia sono stati registrati anche dei dati positivi in questo periodo. Primo fra tutti il record delle fonti rinnovabili sulla domanda elettrica italiana, infatti il loro contributo ha superato il 50%.

Inoltre le emissioni di anidride carbonica hanno subito un drastico calo, arrivando a una diminuzione del 26% rispetto agli stessi mesi del 2019. Francesco Gracceva, ricercatore ENEA che ha curato l’analisi, ha spiegato i cali dei consumi sono “senza precedenti” e che “anche nell’ipotesi ottimistica di un ritorno alla normalità nella seconda parte dell’anno, a fine 2020 la flessione sarà probabilmente superiore al record negativo del 2009“.

Inoltre aggiunge: “Le emissioni di CO2 sono diminuite più dei consumi di energia, in quanto si è ridotto principalmente il ricorso alle fonti fossili con maggiore intensità carbonica, come carbone e petrolio”.

Il lockdown infatti ha portato pesanti conseguenze anche nell’ambito delle tecnologie e delle richieste di combustibili. La domanda di petrolio ha subito un calo del 30% (causa del traffico estremamente ridotto), mentre quella del metano è diminuita del 18%.

Le importazioni di energia elettrica sono crollate del 70%, mentre solo le fonti rinnovabili hanno visto un aumento del 7%, segnando il nuovo massimo storico nella domanda elettrica.

L’indice ISPRED dell’Analisi trimestrale dell’ENEA, coordinata da Gracceva, ha rilevato quotazioni eccezionalmente basse raggiunte per gas ed elettricità all’ingrosso. Per quest’ultima si segna un calo medio di circa il 20% per tutte le classi di consumo non domestiche.

Per quanto riguarda il gas, invece, i consumatori industriali hanno beneficiato di una riduzione del 17% del prezzo rispetto al 2019, e per l’estate sono previsti ulteriori ribassi. Per le famiglie, invece, è stata applicata una riduzione del 25% rispetto all’inverno.

Purtroppo però in questi mesi, fino a settembre, è prevista “un’inversione di tendenza“, con conseguente aumento dei prezzi.

A peggiorare, inoltre, è stata la sicurezza energetica, con una diminuzione del 10%. Secondo Gracceva le cause sono da ricercare “nei settori della raffinazione e della gestione in sicurezza del sistema elettrico, nel quale, anche senza eventi critici evidenti, sono emerse problematiche legate alla crescente penetrazione delle fonti rinnovabili intermittenti“.

Sul fronte della decarbonizzazione i dati sono invece migliorati del 30%, ma Gracceva non esclude che, con un ipotetico ritorno alle attività economiche sui livelli pre-crisi, “la traiettoria delle emissioni torni a discostarsi dagli obiettivi del 2030, se si confermasse il trend degli ultimi anni di modesto disaccoppiamento tra andamento dell’economia e consumi di energia”.

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